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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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mercoledì 23 maggio 2012

Poesia e riflesso

MUSA SERALE

Alla finestra fiorita ritorna del campanile l'ombra
e l'oro. La fronte ardente si spegne in silenzio e pace.
Una fonte sgorga nell'oscurità del castagno -
e tu senti: tutto è bene! nel doloroso sfinimento.

Il mercato è vuoto di frutti estivi e ghirlande.
Concorde appare dei portali la nera pompa.
In un giardino risuonano di un soave concerto i toni,
dove amici si ritrovano dopo il pasto.

La favola del bianco mago l'anima volentieri ascolta.
Intorno sussurra il grano che al pomeriggio falciatori tagliarono.
Paziente tace nelle capanne la dura vita;
delle mucche il mite sonno rischiara la lanterna.

Ebbri d'aria presto i cigli calano
e si aprono lievi a stranieri stellari segni.
Endimione sorge dall'oscurità di querce antiche
e si china su acque di lutto grevi.

Georg Trakl

Musa con lira

mancano temi al presente
per riunire discorsi slegati;
in un niente ripiego le frasi
come composte decorazioni
e in un istante rimuovo
consueti contesti imprecisi...

Calliope. Dettaglio del dipinto Urania e Calliope di Simon Vouet


Nella mitologia greca Calliope (in Greco Καλλιόπη, ossia "dalla bella voce") era la musa della poesia epica, figlia di Zeus e Mnemosine, conosciuta come la Musa di Omero, l'ispiratrice dell'Iliade e dell'Odissea.
Ebbe due figli, Orfeo e Lino il cui padre a seconda delle leggende era Apollo oppure il re della Tracia Eagro. Fu amata da suo padre Zeus, e da lui generò i Coribanti. Era la maggiore e la più saggia delle Muse, nonché la più sicura di sé. Fece da giudice nella disputa su Adone tra Afrodite e Persefone, decidendo che ognuna trascorresse con lui la stessa quantità di tempo. I suoi simboli sono lo stilo e le tavolette di cera.
Viene sempre rappresentata con in mano una tavoletta su cui scrivere. Talvolta ha con sé un rotolo di carta oppure un libro e porta una corona d'oro sul capo.
È stata anche ispiratrice di Dante nella Divina Commedia, che la invoca nel II canto dell'Inferno (da wikipedia).

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