...........................................................................................................................................

L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


...........................................................................................................................................

mercoledì 7 maggio 2008

Quadri nella mia Vita

Jan Veermer,

un libro, un film ed improvvisamente la notorietà...è così che funziona.
Io l'ho incontato ad Amsterdam, quasi per caso vagando nel museo in una pausa di lavoro.
Allora mi innamoravo di tutto e forse ero anche innamorato davvero e ricordo una cartolina (ritraeva un suo quadro raffigurante una giovane donna che leggeva una lettera), spedita ad una giovane donna che quasi non rammento (permettetemi questa patetica ma assolutamente insignificante bugia).
Non è molto importante il contesto quanto invece come mi ha colpito questo pittore.
La staticità delle sue figure è quesi fotografica, istantanea e liscia ma mai fine a sè stessa, ha più la caratteristica di un ricordo che quella legata al mero "carpe diem".
Sicuramente nelle sue figure umane, specie quelle femminili, prevale una dolcezza un pò tristanzuola e contenuta, esaltata da pennellate cariche di colori pastello tenui come è tenue la luce dei suoi dipinti.
Le zone d'ombra che descrive ed incide nei quadri confondono stravolgendo l'effetto della luce e ne esaltano od offuscano i riverberi a seconda dell'umore con il quale si osservano i suoi dipinti e questo è veramente grande e quasi geniale.


I suoi rarissimi paesaggi sono una prova tangibile di quanto la realtà sia in lui vissuta con forse l'obiettivo di cogliere attimi e renderli veri e tangibili grazie alle tele e ai colori.

Il mondo nascosto degli individui traspare e sublima nell'atto che ognuno di loro sta compiendo, cardine solido di un "leid-motiv" ampio ad inondare tutta la tela anche in ogni angolo nascosto, in ogni piega delle cose vive o delle nature morte.
Anche il sonno ristoratore di un attimo di requie diventa dipinto che allaga l'anima di sensazioni raccolte, intimamente soffuse e private eppure così vivide ed invadenti da rendere scarna la tela.
Un sopruso violento a violentare i pensieri quasi fossero immagini che traspaiono e si concretizzano mettendo a nudo le più recondite pieghe della mente.
E' incredibile ed anche un poco inquietante ma così terribilmente sincero da estasiare e lasciare all'immaginario enormi spazi di pensiero ed azione.
Lungi da me l'idea di un giudizio finale ma ammirazione sconfinata e respiri profondi gli sono dovuti.
Egli è in grado di ritrarre la sobria ovvietà trasformandola in luoghi e situazioni in grado di condizionare e convencere l'osservatore nel suo più profondo ego nascosto e renderlo ignaro protagonista ma completo partecipe della condizione contingente.


Vermeer, Jan
(Delft 1632-1675),

pittore di origine olandese.
A lungo poco conosciuto, fu riscoperto e rivalutato a partire dalla fine dell’ Ottocento.
Dopo circa sei anni di apprendistato, condotti forse anche presso C. Fabritius, nel 1653 entrò nella corporazione dei pittori di San Luca di Delft, divenendo presto importante e stimato membro del Consiglio. Egli visse assai modestamente esercitando più il commercio di opere d’arte che la pittura.
Solo 35 sono infatti le tele a lui attribuite con certezza; tale numero limitato trova spiegazione sia nelle sue abitudini di lavoro (metodico e meticoloso), sia nella scomparsa di numerose opere durante il periodo di oblio che seguì la sua morte relativamente precoce.

Nessun commento:

Posta un commento