Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida
scorta per avventura tra le petraie d’un greto,
esiguo specchio in cui guardi un’ellera i suoi corimbi;
e su tutto l’abbraccio d’un bianco cielo quieto.
Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto s’esprime libera un’anima ingenua,
o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.
Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un’ondata di calma,
e che il tuo aspetto s’insinua nella mia memoria grigia
schietto come la cima d’una giovinetta palma…
Eugenio Montale
Il sorriso di Falstaffdipinto davon Grützner
Nonostante
ci si riferisca propriamente al sorriso pensando alla sola bocca,
l'espressione coinvolge anche gli occhi.
Alcuni sorrisi includono una contrazione dei muscoli all'angolo degli
occhi, un'azione nota come sorriso di Duchenne.
La carica espressiva e comunicativa del sorriso deve proprio allo
sguardo la sua profondità.
Un sorriso sincero e istintivo stira le
labbra di netto e rende più vivace e profondo lo sguardo.
Al contrario, un sorriso forzato o di circostanza non cambia lo
sguardo, limitando a contrarre i muscoli della bocca.
L'espressione comune "sorridere con gli occhi" intende proprio questo
aspetto.
Tra i risvolti dell'essere
giace un pensare lontano
di amici, sepolti dal tempo,
di visi che ancora ci sono...
Il sorriso è un'espressione facciale formata principalmente dalla flessione dei muscoli ai lati della bocca.
Il sorriso rappresenta nella cultura comune l'espressione della felicità.
Un sorriso può diventare una risata,
ma differisce dal riso nell'essere meno impulsivo e nervoso, quindi più
duraturo, più moderato e di maggior profondità emozionale.
Un mazzo di tulipani,
oltre ad essere un gesto di bellezza e eleganza, porta con sé diversi
significati, principalmente legati all'amore e alla primavera.
Fiori (tulips)
Fiori coloratie note musicali,
il testo, il concetto, gli amori;
frenato da un indicibile dubbio
mi getto in una nuova impresa...
Gujil
I tulipani simboleggiano amore, passione, rinascita e nuova vita.
Il colore dei tulipani può ulteriormente specificare il messaggio: rosso per amore profondo e passione, bianco per purezza e perdono, giallo per gioia e felicità, rosa per tenerezza e affetto.
I tulipani sono troppo eccitabili, e’ inverno qui,
guarda quanto ogni cosa sia bianca, quieta e innevata.
Imparo la pace, mentre si posa quieta a me vicina
come la luce su questi muri bianchi, questo letto, queste mani.
Non sono nessuno; niente a che fare con le esplosioni.
Ho dato il mio nome e i vestiti alle infermiere
la mia storia all’anestesista e il mio corpo ai chirurghi.
Hanno appoggiato la mia testa tra cuscino e bordo del lenzuolo
come un occhio fra palpebre bianche che non si chiuderanno.
Stupida pupilla, di tutto deve fare incetta.
Le infermiere passano e ripassano, non disturbano,
passano come i gabbiani verso terra nelle loro cuffie bianche,
facendo cose con le mani, uguali l’una all’altra,
cosi’ che e’ impossibile dire quante siano.
Il mio corpo e’ un sasso per loro, vi si apprestano come l’acqua
ai sassi sui quali deve scorrere, levigandoli garbata.
Mi danno il torpore con i loro aghi luccicanti, mi danno il sonno.
Adesso ho perduto me stessa sono stanca di bagagli –
la mia borsa di pelle come un nero portapillole,
mio marito e il bambino sorridono nella foto di famiglia;
i loro sorrisi mi agganciano la pelle, piccoli ami sorridenti.
Ho gettato cose in mare, io cargo di trent’anni
tenacemente attaccata al mio nome e indirizzo.
Hanno strofinato via tutti i miei affetti.
Impaurita e denudata sulla plastica verde della barella
ho guardato la mia teiera, il como’ della biancheria, i miei libri
affondare lontani, e l’acqua arrivarmi sopra la testa.
Sono una suora adesso, mai stata cosi’ pura.
Non volevo fiori, volevo soltanto
sdraiarmi a palme in su completamente vuota.
Come si sia liberi, non avete idea quanto liberi –
la pace e’ cosi’ grande che abbaglia,
non chiede nulla, un’etichetta col nome, qualche bazzecola.
Con questa, alla fine, chiudono i morti; li immagino
masticarsela come un’ostia da Comunione.
I tulipani sono troppo rossi in primo luogo, mi feriscono.
Anche attraverso la carta da regalo li sentivo respirare
piano, attraverso la bianca fasciatura, come un bimbo mostruoso.
Rossastri parlano alla mia ferita, le rispondono.
Sono traditori: sembrano ondeggiare, anche se mi tirano giu’,
scompigliandomi con le loro lingue inattese e il colore,
una dozzina di rossi piombi intorno al mio collo.
Prima nessuno mi sorvegliava, adesso sono sorvegliata.
I tulipani si voltano verso di me, e la finestra dietro
dove quotidianamente la luce si allarga e si assottiglia,
io mi vedo, piatta, ridicola, ombra di carta ritagliata
fra l’occhio del sole e gli occhi dei tulipani,
non ho faccia, ho voluto cancellarmi.
I vividi tulipani consumano il mio ossigeno.
Prima che arrivassero l’aria era abbastanza calma,
pulsava, respiro dopo respiro, senza scompiglio.
Poi i tulipani l’hanno riempita di un gran rumore.
Ora l’aria spinge e gli vortica attorno come un fiume
spinge e vortica attorno a una macchina rosso-ruggine affondata.
Concentrano la mia attenzione, che era felice
giocando e riposando senza impegnarsi.
Anche i muri sembrano riscaldarsi tra loro.
I tulipani dovrebbero stare dietro le sbarre come bestie pericolose;
si aprono come la bocca di un grosso felino africano,
ed io mi accorgo del mio cuore: apre e chiude
la sua ampolla di rossi boccioli per vero amor mio.
L’acqua che assaggio e’ calda e salata come il mare,
e viene da un paese lontano come la salute.
Sono nella mia stanza a scrivere a parlare dentro me e ti sento scendere nell’ingresso per annaffiare le tue piante
Scrivo verità sulla pagina ribatto la parola mille volte tuttavia mi preoccupo che tu possa versare troppa acqua sulle piante e che questa possa traboccare sui libri sciupandoli
Se non riesco a parlare ad alta voce come posso dirti che non m’importa delle piante? come posso dirti che non m’importa se i libri si bagnano?
Siamo assieme da sette anni e soltanto ora inizio a schiarirmi la gola per parlarti.
David Meltzer
La moglie (dal latino mŭlier = "donna") è una donna unita in rapporto coniugale. Ella può essere chiamata anche coniuge o sposa.
Avrai forse anche tu ragione e
essere quello che provasti e sei;
ventata di aria sicura e calda
nel freddo inverno della vita...
La moglie è la compagna ufficiale, legata da un vincolo matrimoniale sancito in modo ufficiale. Il termine moglie viene utilizzato nei confronti di una donna fino a che non si separa da suo marito o da sua moglie, quindi fino a che il matrimonio giunge al termine in seguito a un divorzio legalmente riconosciuto. Nel caso di morte del/della partner, la moglie assume automaticamente l'appellativo di vedova.
I diritti e i doveri della moglie, così come il suo status nella comunità, variano tra le diverse culture e si sono modificati nel corso del tempo. (da wikipedia)
Piegato hai il capo e mi guardi;
e la tua veste è bianca,
e un seno affiora dalla trina
sciolta sull’omero sinistro. Mi supera la luce; trema,
e tocca le tue braccia nude.
Ti rivedo. Parole
avevi chiuse e rapide,
che mettevano cuore
nel peso d’una vita
che sapeva di circo.
Profonda la strada
su cui scendeva il vento
certe notti di marzo,
e ci svegliava ignoti
come la prima volta.
Salvatore Quasimodo
Splendente in sogno bianca appari
indomita e sola come sempre sei;
roride gocce di pensiero fluiscono in rivoli di malcelato intimismo...
Il bianco è un colore con elevata luminosità ma senza tinta (per cui è detto "colore acromatico"); più precisamente è dato dalla
sintesi additiva di tutti i colori dello spettro visibile (o di tre
colori primari, ad esempio rosso, verde e blu oppure ciano, magenta e
giallo).
Rappresenta la libertà, la pace, la purificazione, un nuovo inizio. Bianca è la luce.
Le sensazioni del bianco rimandano alla purezza, incoraggiano l'ordine, la chiarezza mentale. Il bianco è un colore che evoca diverse associazioni positive, spesso legate a concetti di purezza, innocenza, pace e nuovi inizi. È considerato il colore della luce, della perfezione e della pulizia, e può simboleggiare anche spiritualità e divinità.
(dalla rete)
lunedì 23 giugno 2025
L'attesa
Di questa lunga attesa che vi snerva non vi dolete, o anime fraterne. Dolce è ondeggiar fra le lusinghe alterne d'un sogno che nessun vincolo asserva.
La vita, non ancor fatta proterva, ci vezzeggia con sue grazie materne. E un'alba fausta, forse, in sè discerne quella che intatto un bene suo conserva.
Costei ha ancora all'arco suo la freccia della fortuna e quella dell'amore: cerca il suo segno e a sè corone intreccia.
Si faccian sterpi i fiori del giardino, tragga l'arco ad un segno ingannatore. Noi non mancammo, a noi mancò il Destino.
Amalia Guglielminetti
Destini disegnati rileggo sui visi
passati; coloro che mi corrisposero,
imbacuccato nel tepore di allora
ripercorro tratti disegnati a matita...
Il volto umano è da sempre il soggetto preferito dai
disegnatori perché il modello viso, occhi naso e bocca, attiva
meccanismi sensibili del cervello, programmati per leggere i volti e
tutto ciò che può lontanamente somigliare loro. Un meccanismo atavico
legato alla prima cosa vista appena nati, il volto della propria madre, e
sviluppato nelle ere biologiche per favorire l’interazione sociale (dalla rete).
Le "fanciulle bianche"
simboleggiano un mondo interiore, fatto di sogni e di desideri
inespressi, che si contrappone alla realtà grigia e monotona della vita
borghese.
La loro presenza, spesso silenziosa e quasi trasparente, contribuisce a creare un'atmosfera di malinconia e di straniamento, tipica della poetica crepuscolare di Palazzeschi.
Le fanciulle bianche
La gente cammina pian piano sull’erta che mena alla chiesa. È un lungo viale fra grandi cipressi, la chiesa è la cima del monte. La gente cammina pian piano. A mezzo dell’erta, a sinistra, è il breve cancello che chiude un giardino. Là dentro passeggiano al sole le fanciulle bianche. Passeggiano adagio pel grande giardino, non hanno un sorriso. La gente passando si ferma a guardare.
Aldo Palazzeschi
Finzioni imprecise albergano
pensieri distinti, solitari;
fanciulle scorte si piegano,
la mente, le mani implodono...
Nelle opere di
Palazzeschi, le "fanciulle bianche" non sono mai descritte in modo
realistico, ma piuttosto come figure fantastiche o sognate, simbolo di
un mondo perduto o irraggiungibile.
Le fanciulle bianche possono essere associate a figure mitologiche, come le Parche (o Moire) che filano il destino, o a personaggi letterari che incarnano l'ideale di bellezza e purezza.
La
loro presenza, spesso silenziosa e quasi trasparente, contribuisce a
creare un'atmosfera di malinconia e di straniamento, tipica della
poetica crepuscolare di Palazzeschi.
Queste figure femminili, spesso idealizzate e avvolte in un alone di mistero, incarnano una sorta di archetipo di bellezza eterea e malinconica, contrapposto alla realtà più cruda e spesso squallida della vita quotidiana;la
loro immagine eterea e impalpabile suggerisce la fugacità della
bellezza e della giovinezza, e il loro candore rimanda alla purezza e
all'innocenza, ma anche alla fragilità e alla vulnerabilità (dalla rete).
L'immagine di due treni
che si incrociano può essere una metafora potente, spesso utilizzata per
rappresentare incontri fugaci, destini che si incrociano brevemente o
percorsi di vita che si intersecano temporaneamente prima di divergere
di nuovo.Questa
metafora può essere applicata a vari aspetti della vita, come relazioni
personali, incontri professionali o anche momenti di svolta in un
percorso individuale.
Ho visto partire il tuo treno, tu al finestrino, t’ho salutata, non
visto, dal finestrino del mio treno, bellissima…
Il treno che mi sta
trascinando su per l’Italia e quello che ti porterà verso il Sud mi
paiono un’immagine di feroce violenza, come due cavalli frustati in
direzioni opposte,
che dilaniano un unico corpo.
Italo Calvino
I treni che si incrociano, nel contesto ferroviario, si riferiscono all'incontro di due treni che viaggiano in direzioni opposte su binari adiacenti o sullo stesso binario, gestito tramite apposite manovre e segnalazioni.
Treni come vettori di emozioni,
lontani, su binari inconcludenti;
le stazioni, noi, spesso deserte,
le banchine, noi, a volte affollate...
In linea, possono esistere
punti specifici, a volte segnalati, dove i treni possono incrociarsi,
utilizzando scambi per instradare i treni sui binari corretti.
I sistemi di segnalamento ferroviario guidano i treni, indicando se un binario è libero o occupato e gestendo le precedenze.
L'incrocio di due treni
fermi in stazione può verificarsi in diverse situazioni, principalmente
legate alla gestione della circolazione e alla necessità di dare
precedenza a determinati convogli.
Generalmente,
in una stazione con doppio binario, un treno può essere fermato per far
passare un altro treno che ha precedenza, oppure per evitare di
generare ritardi a catena a causa di un treno già in ritardo.
Non rifugiarti nell'ombra di quel folto di verzura come il falchetto che strapiomba fulmineo nella caldura.
È ora di lasciare il canneto stento che pare s'addorma e di guardare le forme della vita che si sgretola.
Ci muoviamo in un pulviscolo madreperlaceo che vibra, in un barbaglio che invischia gli occhi e un poco ci sfibra.
Pure, lo senti, nel gioco d'aride onde che impigra in quest'ora di disagio non buttiamo già in un gorgo senza fondo le nostre vite randage.
Come quella chiostra di rupi che sembra sfilaccicarsi in ragnatele di nubi; tali i nostri animi arsi
in cui l'illusione brucia un fuoco pieno di cenere si perdono nel sereno di una certezza: la luce.
Eugenio Montale
Il disagio (psicologico) è uno stato
temporaneo caratterizzato da sintomi emotivi, comportamentali e mentali
che possono incidere sulla vita quotidiana di una persona. i sintomi possono variare di persona in persona, ma sensazioni di stanchezza, tristezza o disperazione tendono a prevalere.
Il disagio dell'ora incombe
come un pensiero inespresso;
ancora attesa di lumi, messaggi,
stupidamente teso all'ascolto...
L'espressione "ora di disagio"("time of discomfort" o "period of unease")può riferirsi a diversi concetti, a seconda del contesto.
In ambito lavorativo, può indicare un'indennità riconosciuta per condizioni di lavoro particolarmente gravose o disagiate.
In un contesto più generale, può riferirsi a un momento o una situazione in cui ci si sente fuori posto (a disagio infatti) o imbarazzati.