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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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lunedì 5 agosto 2013

Soglie



 
 
 
vedo ogni momento
le vie, le soglie,
eppure stanco la notte
e di giorno non cambia;
rivive, rivedo,
riesco...

Anonimo
del XX° secolo
frammenti ritrovati
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
sòglia s. f. [lat. sŏlea «pianta del piede; suola», con svolgimento semantico prob. influenzato dal germ. swalja (cfr. ted. Schwelle) «soglia»]. –

1.

a. Lastra di pietra, striscia di cemento o, più raramente, di legno che unisce al livello del pavimento gli stipiti di una porta o di altri vani d’ingresso: una bella s. di marmo; il cane stava disteso sulla s.; inciampare sulla soglia. Frequente con il sign. estens. di porta, entrata, ingresso, spec. nelle frasi stare, fermarsi, aspettare sulla s.; oltrepassare, varcare la s. di casa; non andare oltre la s.; la compagnia piena di doglia Tutta pensosa entrò dentro alla s. (Poliziano). Letter. nel sign. estens. di casa, dimora: A queste s. il giusto cielo in tempo Mi vi rimena (Alfieri); e ant. in quello di gradino, grado: Vidi specchiarsi in più di mille soglie Quanto di noi là sù fatto ha ritorno (Dante), con riferimento agli spiriti beati del paradiso che appaiono disposti sulle gradinate di un immenso anfiteatro.

b. fig. Inizio, principio (cfr. l’uso analogo di limitare1), in alcune espressioni: essere sulla s. della vecchiaia; se di vecchiezza La detestata soglia Evitar non impètro (Leopardi); anche nella forma del plurale: essere alle s. dell’inverno, e l’inverno è ormai alle soglie; arrivare alle s. di una nuova epoca.

c. Nel linguaggio dell’edilizia (per analogia con quella del vano della porta), la copertura, generalmente di pietra, del parapetto della finestra, comunem. chiamata davanzale; quando il parapetto è molto largo, o si vuole coprire lo spazio delimitato dagli sguinci e dal parapetto, si dispone dietro la soglia, in prosecuzione di essa o un poco più bassa, la controsoglia, lastra piana di pietra o, più spesso, di legno.

2. Nella costruzione navale, il corso più alto e più robusto del fasciame esterno degli scafi di legno; è sinon. di friso. S. di un bacino di carenaggio, la striscia di pavimento all’ingresso del bacino che presenta una scanalatura per l’alloggio della parte inferiore del battello-porta.

3. Nelle costruzioni idrauliche, si chiamano soglie di fondo le briglie di altezza limitata, in genere al disotto di 50 cm, costruite con materiale vegetale, analogam. alle fascinate, o con muratura a secco: rientrano nella categoria delle opere di correzione dei torrenti. Sono chiamate soglie anche le traverse di piccola altezza con cui si ottiene il rialzamento del fondo di un canale, per es. allo scopo di ottenere un risalto della corrente.

4. In geografia fisica, dislivello in forma di gradino, di origine erosiva, che collega una valle secondaria a una valle principale (s. di confluenza, o anche, se la valle principale è glaciale, s. glaciale), ovvero che è in corrispondenza di una cascata (s. di cascata).

5. In geologia, zona o fascia che delimita due facies di deposizione diverse o addirittura due diversi bacini di sedimentazione (s. morfologica o strutturale).

6. In varie scienze e tecniche, il valore (detto talvolta valore di s. o valore soglia) che un determinato agente o una determinata grandezza deve raggiungere perché si produca un certo fenomeno (detto fenomeno a soglia). In partic.:

a. Nella psicologia sperimentale, s. della coscienza, locuzione con la quale, da J. F. Herbart (che inaugurò l’uso del corrispondente termine ted. Bewusstseinschwelle) in poi, si designa la minima quantità di eccitazione necessaria per produrre una percezione; tale quantità è più esattamente chiamata s. assoluta della coscienza, mentre col termine di s. differenziale si indica la più piccola differenza, nella grandezza dell’eccitazione, sufficiente a provocare due percezioni distinte.

b. In fisiologia e fisiopatologia, s. di eccitabilità nervosa, o s. percettiva, l’intensità minima che uno stimolo (tattile, termico, gustativo, ecc.) deve raggiungere per produrre un eccitamento: s. della percezione olfattiva, ecc. In audiologia, s. di udibilità, l’intensità energetica minima che un suono deve avere per produrre una sensazione acustica; tale intensità, a parità di altre condizioni, è in rapporto con la frequenza delle vibrazioni; s. del dolore, il limite superiore della capacità di audizione, al cui livello le sensazioni acustiche diventano dolorose.

c. S. d’intensità, l’intensità minima che deve avere una corrente elettrica per stimolare efficacemente un nervo (v. reobase).

d. In fisica, energia di s., frequenza di s., il minimo valore di energia o di frequenza che deve avere una particella o una radiazione per dar luogo a un determinato processo o reazione, che vengono detti processo a soglia o reazione a soglia: per es., la s. dell’effetto fotoelettrico (v. fotoelettrico) è la frequenza minima che deve avere la radiazione luminosa per estrarre gli elettroni da una superficie metallica.
 

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