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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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martedì 1 dicembre 2009



NAUFRAGHI

Naufraghi sugli scogli,
ognuno narra
a sé solo – la storia
di una dolce casa
perduta,
sé solo ascolta
parlare forte
sul deserto pianto
del mare.-
Triste orto abbandonato l’anima
Si cinge di selvaggi siepi
Di amori:
morire è questo
ricoprirsi di rovi
nati in noi.


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Antonia Pozzi


1912 - Antonia Pozzi nasce a Milano, il 13 febbraio, in una famiglia della società lombarda di antico lignaggio. Dalle grandi ville delle nonna materna, a Carate Lario e a Bereguardo, i Pozzi si stabiliscono nell’elegante casa milanese di via Mascheroni.
1917 - I Pozzi acquistarono a Pasturo, in Valsassina, la settecentesca villa dei Marchiondi e ne fanno la loro residenza estiva. Alla figlia è offertaun’educazione perfetta: le scuole migliori, il pianoforte, l’arte applicata (disegno, scultura), lo sport (sci, nuoto, equitazione).

Fin dall’infanzia Antonia manifesta una sensibilità particolare.
1927 - Si iscrive al liceo classico Manzoni di Milano. Il suo interesse per la letteratura contemporanea si accresce con la conoscenza diretta delle lingue moderne (parla correttamente francese, inglese, tedesco), e con altrettanta passione affronta i testi classici. Le sue capacità intellettuali sono fuori dal comune ma anche la sua inquietudine. In quegli anni nasce un intenso e drammatico legame con Antonio Maria Cervi, suo professore di latino e greco. La relazione è contrastata dalla famiglia e finirà con una dolorosa e drammatica rinuncia di entrambi al loro sogno d’amore.
1930 - Si iscrive alla facoltà di lettere dell’Università Statale di Milano, indirizzo in filologia moderna. È allieva di Baratono, Borgese, Castiglioni, Errante, Terracini, ma soprattutto di Antonio Banfi, cui chiederà la tesi in Estetica. Tra gli amici e i compagni degli anni universitari: Luciano Anceschi, Clelia e Ottavia Abate, Giancarlo Vigorelli, Mario Monicelli, Alberto Mondadori, Luigi Romagnoni, Enzo Paci; e gli intimi: Remo Cantoni, Vittorio Sereni, Dino Formaggio.
1935 - In novembre discute con grande successo la sua tesi (pubblicata postuma): Flaubert. La formazione letteraria. Seguono numerosi viaggi di studio e di vacanza, e l’appassionata lettura di Goethe e Mann.
1936 - Frequenta un corso universitario estivo in Austria, al castello Gmunden, sul lago di Traun, e da lì inizia un viaggio attraverso la Germania meridionale.

1937 - In inverno, un nuovo viaggio la porta in tutte le capitali mitteleuropee. Rientrata a Milano accetta una cattedra di lettere all’Istituto Tecnico Schiapparelli. Contemporaneamente si dedica ad attività di assistenza sociale: visita le case degli sfrattati in via dei Cinquecento e assiste ad alcuni processi al Tribunale dei minori.
1938 - In Aprile, su invito di Banfi, tiene in università due conversazioni su Aldous Huxley (di cui la prima sarà pubblicata su “ Corrente”). In questo periodo, in previsione della realizzazione di un progettato romanzo storico intensifica le visite alla nonna Maria Lavagna, nipote di Tommaso Grossi. In giugno è costretta a un ricovero in ospedale per essere operata di appendicite: durante la convalescenza a Pasturo traduce Manfred Hausmann (Lampioon bacia ragazze e giovani betulle). Ma neppure nella tranquillità di questa casa riesce a trovare una pace interiore durevole. Trascorre l’estate a Misurina e , di ritorno a Pasturo la sorprende la notizia della guerra imminente (che il compromesso di Monaco allontana solo di pochi anni), delle leggi razziali e della censura. Il 2 dicembre viene ritrovata semiassiderata alla periferia di Milano, verso Chiaravalle: inutile qualsiasi sforzo per tenerla in vita. Muore la sera del 3. E’ seppellita nel cimitero di Pasturo sotto tre grandi massi della Grigna. La versione ufficiale trasmessa dalla famiglia parla di un “ improvviso malore”; il suo testamento è distrutto e riscritto a “memoria” dal padre.

La biografia è contenuta in: Antonia Pozzi, L’età delle parole è finita.
Lettere(1925 – 1938), a cura di A. Cenni e O. Dino, Milano, Archinto, 1989

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