Peregrinando pe' sentieri umani,
tra i rivi, chiare verità raccolsi,
quando in quell'acqua io amai temprare i polsi,
sorseggiarla nel cavo delle mani.
Talora ne gustai ben acri e strani
sapori. Pure non me ne distolsi.
Dissi: – Oggi è amara, – e un poco me ne dolsi.
Poi risi: – Dolce mi parrà domani.
Buona lusinga è cara a giovinezza,
ma, per il gioco della vita forse,
l'amaro soverchiava la dolcezza.
Se una vena sottil d'acque migliori
sgorghi in cammini che il mio piè non corse,
ch'io la trovi e con gioia l'assapori.
Amalia Guglielminetti
Peregrinare
v. intr. [dal lat. peregrinari, der. di peregrinus: v. PEREGRINO] (aus. avere).
-TRECCANI-
- 1. Andare vagando qua e là, da un luogo all’altro, fuori della propria terra (in questo sign. anche, ma assai meno com., pellegrinare): Mazzini, esiliato, andò peregrinando per varî paesi d’Europa; peregrinava di paese in paese in cerca di lavoro. Fig., non com., vivere intendendo la vita come un viaggio dell’anima in terra d’esilio: Spirto gentil, che quelle membra reggi Dentro a le qua’ peregrinando alberga Un signor valoroso, accorto e saggio (Petrarca).
- 2. letteralmente. Andare in pellegrinaggio a scopo di devozione: fé voto che ... egli per gratitudine peregrinerebbe a sant’Jago in Ispagna (Ugo Foscolo).
- 3.
Con uso trans., letter., raro, percorrere un luogo visitandone le varie
parti, o visitare luoghi sacri a scopo di devozione: [il Guarino] più anni peregrinò la Grecia per acquisto di dottrina e di libri (Carducci); Anna peregrinava i monasteri, largiva limosine propiziatrici (C. E. Gadda).
◆ Participio presente peregrinante, nel linguaggio letter. anche come agg. o sost., con il sign. generico di vagante, errante, o con quello di pellegrino: gli [= li] chiamarono i sette pianeti, che altro non significa questo nome che peregrinanti, overo errabondi (A. Piccolomini); una specie di fiera cosmopolita rallegrata dagli svaghi dei peregrinanti (G. Papini).
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