...........................................................................................................................................

L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


...........................................................................................................................................

giovedì 31 dicembre 2020

Quarantena (n°10?) e riflesso

Quarantena (n°10?) e riflesso
 
siamo alla fine di quest'anno duro
ricordo l'inizio, pieno di forse, di quasi,
ci stringiamo nella speranza di domani, oggi.
La gente continua nel corso delle cose
rassegnazioni mescolate a proclami, insulti
all'appello mancano i morti.
Sconsolati dal nulla si procede, a tentoni,
siamo un gregge di sparuti agnelli
siamo lupi a noi stessi e questo spaventa
un briciolo di speranza per la nostra salute.
 

Ls strana numerazione è a compensazione del  numero 10
che, a quanto pare, avevo inavvertitamente saltato;
ora tutto riquadra, più o meno ovviamente.

Un augurio per tuttti Voi che mi seguite.
 
Gujil

 

mercoledì 30 dicembre 2020

Pieno inverno

E' pieno inverno...

È pieno inverno, sono nudi gli alberi
tranne là dove si rifugia il gregge
stringendosi sotto il pino.
Belano le pecore nella neve fangosa
addossate al recinto. La stalla è chiusa
ma strisciando i cani tremanti escono fuori,
scendono al ruscello gelato. Per ritornare
sconsolati indietro. Avvolti in un sospiro
sembrano i rumori dei carri, le grida dei pastori.
Le cornacchie stridono in cerchi indifferenti
intorno al pagliaio gelato. O si acquattano
sui rami sgocciolanti. Si rompe il ghiaccio
tra le canne dello stagno dove sbatte le ali il tarabuso
e allungando il collo schiamazza alla luna.
Saltella sui prati una povera lepre,
piccola macchia scura impaurita
e un gabbiano sperso, come una folata improvvisa
di neve, si mette a gridare contro il cielo.

Oscar Wilde

Possiamo, perciò, paragonare il testo scelto a una fotografia, un’istantanea, scattata con le parole. Il poeta muove dalla constatazione che è un giorno d’inverno, si guarda attorno e annota sulla carta ciò che vede: gli alberi sono ormai spogli, eccetto un sempreverde al riparo del quale cercano ricovero le pecore. Tutti gli animali, domestici e selvatici, continuano, affaticati, la loro vita quotidiana nel silenzioso inverno (dalla rete).

la terra, fredda, è nascosta dal bianco,
lo strato di neve ha coperto e protegge;
siamo balia di intenti, di buoni propositi,
gocce di acqua che diventano ghiaccio...

martedì 29 dicembre 2020

Neve sporca

Notti bianche

Fonte ignota di luce
imbeve graniti e giardini.
La Neve ha riversato in cielo rossori,
il cielo nel fiume fremiti d’azzurro.

E spalla a spalla due giovani
vanno con passo cauto e lento –
per non disperdere questa luce
che da cuore a cuore trabocca.

Blaga Dimitrova

 
 una faccia dell'inverno la neve,
anni fa l'aspettavo con gioia;
ora, tra strade sporche e imbrattate
la guardo svanire in rivoli d'acqua...
 
La neve sporca si scioglie più velocemente di quella pulita.
Il fenomeno è abbastanza semplice da comprendere: si tratta del principio di assorbimento dei raggi e del calore del sole.

La neve è tra le superfici naturali più brillanti sulla terra e quindi riesce a riflettere più radiazioni solari possibili, ma, se sporcata, assorbirà più rapidamente i raggi solari, riscaldandosi e sciogliendosi di conseguenza più in fretta.
(dalla rete)

lunedì 28 dicembre 2020

Orme nella neve

Nevicata

Nevica: l’aria brulica di bianco;
la terra è bianca, neve sopra neve;
gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco:
cade del bianco sopra un tonfo lieve.

E le ventate soffiano di schianto
E per le vie mulina la bufera:
passano bimbi: un balbettìo di pianto;
passa una madre: passa una preghiera. 

Giovanni Pascoli
da "Myricae"

  In generale tutte le impronte di uccelli
sono molto ben riconoscibili per la loro forma,
tipica di questa classe di animali.

 

arriva silenziosa di notte
la bianca signora del freddo,
animali increduli avanzano
lasciando le orme nel bianco...

domenica 27 dicembre 2020

Zipolo di ghiaccio...

Lo zipolo associato al ghiaccio citato alla fine di questa poesia/filastrocca rende benissimo l'idea del gelo pungente che caratterizza alcune giornate nel pieno dell'inverno...
 
In realtà lo zipolo (o zaffo o "zeppiolo") dovrebbe essere un bastoncino di legno con un'estremità leggermente appuntita usato specialmente per otturare il foro di spillatura delle botti. Il termine, usato in enologia, è di origine longobarda e deriva dalla voce antica zippel e dalla sua successiva italianizzazione zippa, che significa estremità appuntita oppure cuneo. Dallo stesso etimo origina anche il termine italiano "zeppa" (da wikipedia).
 

Canzonetta del freddo

Stasera pure il vento
si vorrebbe scaldare:
implora il suo lamento
ad ogni casolare.
“Non ho più fiato
per proseguire:
sono freddo gelato,
mi pare di morire;
svegliate il fuoco
che mi riscaldi un poco”.

La fontanella ch’è rimasta sola
a recitar la filastrocca
in mezzo alla piazzola
si sente la parola
gelare sulla bocca.

Se il fuoco è spento
e pure il vento
di freddo geme,
la fontanella teme
per quella cosa viva
ch’è la sua acqua sorgiva.

Balbetta
dalla paura stretta
con voce piana
più piana
lontana.

E poi rimane zitta e sola
con uno zipolo di ghiaccio in gola.

Ignazio Drago

 

 

 

silenzi innevati sulle montagne,
aspettiamo il manto bianco in pianura;
il gelo in arrivo introduce e perdura
questo senso di incerte magagne...

sabato 26 dicembre 2020

Santo Stefano, un poesia e un riflesso

Santo Stefano 1938

Stasera s’indovina al chiaro delle nevi
Che il giorno avanza con passi di gallo.
Dalla mia stanza erta
Guardo il ballo delle ombre nel solstizio.
C’è nell’aria un indizio
Di vita nuova, una speranza certa.
Forse è cuore che smania
In questa bianca squilla remota
O il vento che si stana.
Tra lo stridore delle pale il giorno
Vuoto è scacciato, un anno s’allontana
La luna tardi splenderà sul selciato.

Leonardo Sinisgalli

In questo giorno si ricorda Stefano protomartire, ovvero il primo martire del cristianesimo secondo il Nuovo Testamento. Intorno all'anno 36 d.C. fu accusato di blasfemia dal sinedrio e condannato alla lapidazione. Uno dei suoi principali inquisitori fu Saulo di Tarso, che poi diventerà San Paolo. L'Italia lo rese festivo nel 1947 laddove in precedenza era un normale giorno lavorativo; la Chiesa cattolica lo celebra altresì come festa religiosa, ancorché non di precetto, come invece è in Germania e altri Paesi germanofoni. Il motivo del giorno festivo in Italia, non richiesto dalla Chiesa cattolica nonostante la fama del santo, è da ricercarsi nell'intento di prolungare la vacanza del Natale, creando due giorni festivi consecutivi (da wikipedia).

uguali pensieri, sentimenti, solitudini,
siamo ancora preda dei versi noi;
incentriamo i discorsi sul nulla, sul niente,
sfacciati col fato, il destino, il futuro...

venerdì 25 dicembre 2020

Natale 2020

 

La leggenda
dell’albero di Natale

Vi sarà successo di chiedervi come mai nelle nostre case per Natale si decora l’albero.
Una storia nordica narra che in un villaggio, alla Vigilia di Natale, un giovane si recò nel bosco, di sera tardi, alla ricerca di legna da ardere.
In quella notte buia senza luna, il ragazzo non ritrovò più la strada di casa e spaventato decise di rifugiarsi sotto un grandissimo abete.
La mattina seguente l’albero era ricoperto di neve: la luce del sole che lo illuminava creava decorazioni scintillanti.
Quando i compaesani trovarono il giovane, incantati dalla meraviglia dello spettacolo, decisero di portare nelle loro case un albero per ricreare lo stesso effetto.
Nacque così la tradizione dell’albero di Natale
(dalla rete)
.

 magia di una notte interrotta
da sogni e pensieri;
ribadisco l'essenza di oggi,
ritorno bambino a quei vetri...

Buon Natale a tutti!
Gujil

giovedì 24 dicembre 2020

Quarantena #21

Quarantena #21
  
un mattino piovoso questo,
da piccoli si aspettava la neve
un bianco Natale si direbbe ancora;
oggi si sperperano risparmi di tempo
ci si accinge a un momento di catarsi completa,
eppure..., qualcuno ancora non crede...,
tanti paventano brogli, magagne.
Sono incredulo e stanco,
ribatto ogni chiodo che tende a cadere,
usando come martello una scarpa...
 
Gujil

mercoledì 23 dicembre 2020

Calendario dell'Avvento

 

Filastrocca
del Calendario
dell’Avvento

Arrivo ogn’anno atteso e tanto amato
da ogni bimbo assai desiderato,
ché porto in dono piccole sorprese
piccoli doni, ma senza pretese.
Io son diviso in tante finestrine
che piacciono ai bambini e alle bambine;
io son diviso in tante finestrelle
che piacciono ché sono molto belle
e sono numerate: sai contare?
Da 1 a 24: non sbagliare!

Io duro giusto il tempo dell’Avvento
e tengo il tempo esatto ogni momento
dei giorni che ti mancano a Natale
dell’anno il giorno invero più speciale!

 

E ora certo puoi indovinare,
non c’è bisogno neanche di pensare;
lo sai chi sono, sforzati un momento:
Io sono il Calendario dell’Avvento!

Jolanda Restano

 
Il calendario dell'avvento mostra i giorni rimanenti fino alla vigilia di Natale. Si tratta di un'usanza molto diffusa nei paesi di lingua tedesca, dedicata ai bambini per accompagnare il periodo di attesa della grande festa (dalla rete).
 
manca così poco eppure è lontano,
forse il cuore pesante, probabilmente pianto;
prede di indicibili tormenti ed ansie,

siamo in attesa, anche noi aspettiamo...

martedì 22 dicembre 2020

Protocollo cittadino #35

 

Protocollo cittadino #35

menti in differita pensano
siamo tutti invischiati nel luogo
di vivere, ambiente disperso
e rivoli di fluidi indistinti

Gujil

lunedì 21 dicembre 2020

Avvento in Dicembre

 

Dicembre

Aprite, gente, aprite le porte,
io busso alla soglia e all’imposte;
aprite, gente, sono il Vento
che si veste di foglie morte.

Aprite, gente, sono la Pioggia,
sono la vedova grigio vestita;
la gonnella mi sbiadisce
nella nebbia color fumo.

Togliete, gente, togliete la sbarra
di ferro, gente, io sono la Neve;
il mio bianco mantello si disfa
sulle strade del vecchio inverno

Émile Verhaeren

 
Il viola è da sempre tradizionalmente il colore principale del periodo niminato Avvento . Questa tonalità simboleggia il pentimento e il digiuno , poiché negare il cibo è un modo in cui i cristiani mostrano la loro devozione a Dio (dalla rete).


un mese di attesa, sopratutto questo,
si aspetta una soluzione, un arrivo;
il mio presepe particolare è statico,
la mia situazione, da sempre, regge...

domenica 20 dicembre 2020

Poesia e aforisma

“Prendi un sorriso”

Prendi un sorriso,
regalalo a chi non l’ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole
fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente
fa bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
posala sul volto di chi non ha pianto.
Prendi il coraggio,
mettilo nell’animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita,
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza,
e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà,
e donala a chi non sa donare.
Scopri l’amore,
e fallo conoscere al mondo.

Gandhi

Un sorriso è in grado di aprire un canale di comunicazione potentissimo, tutti siamo in grado di riconoscerlo e tutti sorridiamo nella mente di rimando, talvolta ci capita anche di ridere per una risata di qualcun altro perché ci trasmette allegria, anche se le parole in sé non erano molto spiritose.
Il sorriso ci aiuta a comunicare emozioni positive sia all’interno che all’esterno di noi ed è in grado inconsciamente di predisporre positivamente le persone che ci circondano (dalla rete).

insieme a questo tempo piovoso,
con le nuvole grige a fare da sfondo
sta arrivando il momento, Natale,
non so quanti cuori sorridono...


sabato 19 dicembre 2020

Saliscendi

la vita è un saliscendi si sà,
preda dei discorsi, dati di fatto;
pedine di scacchiere invisibili
briciole di sole nel cosmo...

 

Stare leggeri.
Come quando
la vita ti bastona
e uno respira piano
per non fare male all’aria. 

Giancarlo Consonni

 
saliscendi

sa·li·scén·di
- sostantivo maschile 

1.- Sistema di chiusura di porte, imposte, battenti, costituito da una spranghetta che, imperniata a un'estremità, abbassandosi s'inserisce in un nasello a gancio.
Dispositivo di carrucola
e contrappeso che consente di alzare e abbassare a piacimento una lampada installata al soffitto.

2.- Successione di salite e discese. "questa strada è tutta un saliscendi."

venerdì 18 dicembre 2020

Quarantena #20, un pò stranito

 
Quarantena #20
 
C'è ancora silenzio in strada la mattina,
mancano i gesti, i suoni e i rumori;
siamo attratti dal pensiero futuro
dispensiamo giudizi, consigli;
una fragilità indiscussa questa,
un segnale di assoluto abbandono
una rassegnazione palese che incombe.
Stranito come mai mi accingo
ad un nuovo giorno, ad un pensiero,
latente il sottofondo silente...
 
Gujil
 
essere stranito 
significa sentirsi insolitamente smarrito, intontito. ("hai un'aria stranita.")
Può voler dire anche essere nervoso, irritato ("cosa ha il bambino che è così stranito?").

giovedì 17 dicembre 2020

Poesia e riflesso

Strada deserta

La strada è tutta erbosa
come una strada di campagna ;.
vicino, un' acqua stagna
con una barchetta corrosa.

Vi passano dei pescatori
la sera e la mattina,
qualche scalza bambina
con dei mazzi di agresti fiori.

Vi passa qualche mendicante
con la sporta e il bastone,
anche de le corone
per qualche povero sloggiante.

Ora, nessuno. Una ghironda
suona un' aria sfiatata.
A una odorosa ventata
trema de 1' erba in una gronda.

Corrado Govoni

come la mattina presto, qui, di fronte,
è deserta la strada, silente e buia;
conduce in posti che io ben conosco,
spesso la percorro, col sole e col freddo...

mercoledì 16 dicembre 2020

Ferro di cavallo

Ferro di cavallo
 
Un ferro di cavallo, perduto da tempo,
superstiziosa, comincia a mancarmi.
Lo prenderei in mano come diapason
che misurò il suono esatto
di ogni sasso,
di ogni incavo sul terreno,
di ogni orma che svanisce.
Lo alzerei al mio orecchio
col fiato sospeso, per sentire
l'eterno echeggiare delle strade
perdute per sempre,
e l'eco di una voce, sincera e spenta.
Potessi ritrovarlo,
prendere il la sulla mia fronte
e il tono mio misurare.

Blaga Dimitrova, 1975

Si racconta che ai tempi dei contadini e dei cavalieri, quando questi ultimi perdevano durante il tragitto il ferro di cavallo, era un’occasione di guadagno per i poveri lavoratori, che potevano rimontarlo in cambio di una moneta. Da questa pratica, si cominciò a credere che ritrovare quest’oggetto ed esporlo nella propria casa portasse fortuna.L’uso del ferro di cavallo come portafortuna si è tramandato di epoca in epoca conservando il potere di amuleto fino ai nostri giorni.
A Napoli l’utilizzo di quest’oggetto è molto diffuso, è facile, infatti, incontrarlo nelle case. E’ consuetudine regalarlo come omaggio a chi ha appena comprato una nuova dimora. Segno che in molti credono nei suoi poteri di scaccia malocchio.
(dalla rete)
.
ne ho due, uno in sala,uno di fianco alla porta,
all'ingresso rivolto nel senso giusto credo;
non so se portino fortuna, proteggano, o meno,
mi piace però poterlo almeno pensare...

martedì 15 dicembre 2020

La piccola fiammiferaia

 Nel divenir mi accendo

Nel divenir mi accendo
come fiamma, di freddo e gelo,
ricordo un attimo e ancor riprendo
nel proseguir cammino e anelo.

Parea vibrare il senso delle cose
insito in me il pensiero assente
a riviver tempi andati, spose
di dei sconfitti dal presente silente.

Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate
 

 

La piccola fiammiferaia

C'era una volta una bambina che non aveva né padre né madre e viveva nel bosco oscuro. Un villaggio sorgeva al limitare del bosco, e lei aveva imparato che là poteva comprare fiammiferi per mezzo penny e poteva rivenderli per la strada a un penny intero. Se ne vendeva abbastanza, riusciva a comprarsi un pezzetto di pane raffermo; tornava allora al suo povero rifugio nel bosco e dormiva tenendosi addosso tutti gli abiti che possedeva.
Arrivò l'inverno, e faceva molto freddo. Non possedeva scarpe, e il cappotto era talmente liso da essere trasparente. Aveva i piedi blu, con le dita tutte bianche; altrettanto bianche erano le dita delle mani e la punta del naso. Vagava per le strade e pregava i passanti di comprarle qualche fiammifero, ma nessuno si fermava e nessuno si curava di lei.
Così una sera si mise a sedere e disse tra sé: "Ho dei fiammiferi. Posso accendere un fuoco e scaldarmi". Ma non aveva legnetti né ciocchi. Decise comunque di accendere i fiammiferi. E così, seduta con le gambe tese, strofinò il primo fiammifero. E subito parve che freddo e neve fossero svaniti come per incanto. Invece dei fiocchi di neve volteggianti nell'aria,vide una bella stanza con una stufa di ceramica verde scuro, con lo sportello di ferro ornato di volute. La stufa emanava tanto calore da far ondeggiare l'aria. Si rannicchiò vicino alla stufa e le parve di essere in paradiso.Ma d'improvviso la stufa svanì e lei si ritrovò seduta nella neve, tutta tremante, e per il freddo batteva i denti. E allora strofinò il secondo fiammifero e la luce cadde sul muro della casa accanto e potè improvvisamente vedere dentro. Nella stanza c'era una tovaglia candida come la neve che ricopriva una tavola, e sulla tavola c'erano stoviglie di porcellana del bianco più puro, e su un grande piatto c'era un'anatra appena sfornata, e proprio mentre stava per mettersi a mangiare la visione svanì. Era di nuovo nella neve. Ma ora le ginocchia e i fianchi non le dolevano più. Ora il freddo pungeva e bruciava lungo le braccia e nel petto, sicchè accese il terzo fiammifero. E nella luce del fiammifero vide uno splendido albero di natale, mirabilmente decorato con candeline bianche ornate di pizzo alla base, e belle palle di vetro, e migliaia e migliaia di puntini luminosi che non riusciva a capire che cosa fossero. E sollevò lo sguardo sull'albero enorme, e quello si sollevava sempre più in alto, finchè divenne le stelle del cielo sulla sua testa, e una stella attraversò sfavillando il cielo, e lei ricordò che la mamma le aveva detto che quando un'anima muore, cade una stella. E d'improvviso dal nulla apparve la sua nonna, tanto gentile e affettuosa, e la bimba fu così felice di vederla. La nonna sollevò il grembiule e l'avvolse intorno alla bambina, se la strinse tra le braccia e la bambina provò felicità. Ma la nonna prese a dissolversi. E la bambina accese un fiammifero dopo l'altro per riavere la nonna accanto a sé…un fiammifero dopo l'altro…e insieme presero a salire in cielo dove non faceva freddo, non si provava fame né dolore. La mattina dopo, lì tra le case, la bambina fu ritrovata immobile. Era andata via per sempre (dalla rete)

lunedì 14 dicembre 2020

Disdegno

Disdegno

Allor s'udì concorde tintinnare
d'un lungo riso l'eco del vicino
bosco. Ciascuna un gelo repentino
lungo le vene si sentì guizzare.

Parea vibrante d'ironie amare,
freddo di sdegni il riso cristallino.
Ripigliaron le Amate il lor cammino,
ma un dubbio errava su le fronti chiare.

L'ombra io esplorai. Sorpresi le ridenti
disdegnose riunite a' pie d'un faggio,
intente ad intrecciar fiori e comenti.

Le udii: – Di un'aspra schiavitù si vanta
quel folle stuolo. Il nostro cuor più saggio,
ebro di libertà, ilare canta.

Amalia Guglielminetti

gesti e segni di disgusto e fastidio
spesso accompagnano il disdegno;
ci si riprende in attimi di pazzia,
siamo bizzarre distorsioni di Dio...
 

di-sdé-gno
Significato:   Disprezzo e sdegno

Etimologia   da disdegnare. Questo, attraverso l'ipotetica forma parlata disdignare, deriva dal latino classico dedignari, composto parasintetico di dignus 'degno', con prefisso negativo.
Alcune parole, per quanto si sappia grossomodo che cosa vogliono dire, mettono davvero alla prova quando ci cerchi di afferrarle meglio. È il caso del disdegno, sentimento tutt'altro che semplice.

Si può dire che è una forma di disprezzo. Ma mentre il disprezzo si incardina su una valutazione negativa del pregio, del prezzo, il disdegno si incardina su un'analoga valutazione negativa della dignità - una corda radicalmente più profonda. Il disdegno nasce davanti a qualcuno o qualcosa che non è ritenuto degno, confacente alla sua natura, all'altezza non solo di chi lo giudica, ma anche di sé stesso. Il politico retto rifiuta con disdegno la mazzetta offerta, la battuta di orrendo gusto ci fa chiudere in un silenzioso disdegno, e lo spregio di elementari regole di civiltà fa crescere in noi il disdegno per certa gente. È un sentimento che può suonare superbo, emblema di una pretesa superiorità morale - ma la superiorità morale esiste.
Si distingue anche, seppur più sottilmente, dallo sdegno, che trova una quantità di significati attenuati. Nel disdegno è più difficile trovarne. E anche la larghezza del suo suono, che richiede un certo tempo per essere pronunciato, ne segna la gravità (dalla rete: una parola al giorno).

domenica 13 dicembre 2020

Ghiribizzo

Ghiribizzo

Un desiderio antico
Nell’anima mi cova,
E sempre nell’intrico
De’ sogni miei rispunta e si rinnova.

Nulla in esso si trova
D’iniquo o d’impudico;
È una voglia un po’ nova,
Null’altro, un ghiribizzo: or ve lo dico.

Vorrei, quando la messe
A raccoglier s’affretta
Sugli arsi campi il mietitor sfinito,

Vorrei che mi cogliesse
In capo una saetta,
E mi lasciasse lì morto stecchito.

Arturo Graf

 

bello il ghiribizzo, in un disegno,
in una macchia su un foglio;
eppure il desiderio spinge, sprona,
fosse questo il senso delle cose...

 
ghiribiżżo
s. m. [forse dal ted. ant. krebiz «gambero»].
- TRECCANI -

- 1. Idea bizzarra e improvvisa, capriccio, fantasticheria: ha sempre dei gh. per il capo; gli è saltato il gh. di fare il giro della regione in bicicletta.
- 2.
ant. Composizione letteraria, trattatello, operetta che abbia carattere di originalità e di bizzarria, che esprima opinioni personali, senza voler apparire importante: se vi piacque mai alcuno mio gh., questo non vi dovrebbe dispiacere (Machiavelli, con riferimento al Principe). Era per lo più parola usata dall’autore stesso con tono di scherzosa modestia, e il plur. ghiribizzi, col senso di «ragionamenti, trovate, invenzioni bizzarre», fu anche titolo di pubblicazioni nel sec. 16°. Cfr. l’analogo uso di capriccio nella musica e nelle arti figurative.
- 3.
ant. Oggetto di forma o di fattura fantasiosa e bizzarra.
(dalla rete)

 

sabato 12 dicembre 2020

Vertigine, aforismi e amore

È vertigine, amore, primavera,
sfida, pianto di gioia, verità.
Ed è subito «era».

Maria Luisa Spaziani

 

poi la passione scema,scompare,
rimane la gioia di condivisione;
restiamo animali di sensi e paure,
abbiamo un arbitrio assai volubile...
 

 L’amore dà le vertigini,
ma la sua vertigine,
per quanto intollerabile,
è di una delizia infinita.

Hubert Aquin

Il termine vertigine definisce una illusoria sgradevole sensazione di movimento del corpo o dello spazio circostante dovuta a un conflitto tra le informazioni provenienti dai recettori periferici o a una erronea interpretazione centrale di esse. In sintesi, qualsiasi percezione di movimento in assenza di reale movimento.
Questa sensazione può essere appena percettibile o può essere così grave da comportare difficoltà nel mantenimento dell’equilibrio e nello svolgimento delle attività quotidiane.
(dalla rete)