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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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giovedì 31 dicembre 2015

Fine ultimo


Close to the end
 
ci siamo, sta finendo,
non faccio bilanci, stime,
questo silenzio mattutino
mi ammalia, mi strega...
Il fine ultimo?
A domani!
 
Gujil


 
fine
1 agg. [lat. fīnis «limite» (v. fine2),
adoperato come agg. nel sign. di « estremo»]. 
- TRECCANI -
 
1.
a. Sottile, di spessore o diametro molto piccolo: uno spago f.; sabbia assai f.; una lama finissima; f. come un capello. Analogam., in spettroscopia, struttura f., particolare struttura delle righe spettrali, molto sottili e vicine, che costituiscono un doppietto, un tripletto o, in generale, un multipletto.
b. Acuto, soprattutto nei sign. fig. di quest’agg.: orecchio (o udito) f.; intelletto f.; un f. letterato; un f. intenditore; uomo f., di pronta intelligenza, perspicace (ma anche con altro sign.: v. oltre, al n. 3); prov., contadini e montanini, scarpe grosse e cervelli fini. Per estens., che dimostra finezza d’ingegno, perspicacia: un’osservazione f.; con f. ironia; raddoppiato, con valore avv.: lo canzonavano fine fine, con molta finezza.
 c. Aria f., pura, ricca di ossigeno, priva di impurità.
 
2.
a. Di lavoro, minuto, delicato, eseguito con cura e precisione: ricamo, intaglio, disegno fine. Per estens., riferito a chi compie il lavoro: un f. orefice; un sarto assai f.; in partic., f. dicitore, v. dicitore, n. 1.
b. Di ottima qualità: roba f.; seta f.; oro f., o fino, lega aurea di alto titolo. Chimica f., la chimica che consente l’ottenimento industriale di prodotti caratterizzati da elevato valore aggiunto (rispetto alle materie prime impiegate).
 
3.
Signorile, detto della persona e dei suoi modi e sentimenti: una signora assai f.; avere gusti f.; estens.: lineamenti f., delicati; locale, ambiente f., frequentato da persone della buona società.
 
 ◆ Avv. fineménte, in modo fine, non grosso: pepe finemente macinato; più spesso negli usi fig. dell’agg., con finezza d’ingegno, con arte o tecnica raffinata, con signorilità e buon gusto: osservare, far notare finemente; una saliera finemente cesellata; ambienti finemente arredati.

mercoledì 30 dicembre 2015

Imbiancare

Imbiancare le pareti interne della propria abitazione è un’operazione che molti affidano a personale qualificato, molti altri invece scelgono di operare in proprio. Il periodo migliore per effettuare l’imbiancatura è quello che va dagli inizi della primavera fino alla fine dell’estate; questo perché nei mesi autunnali e invernali l’asciugatura delle pareti e l’arieggiamento degli ambienti sono più difficoltosi. Per quanto concerne la cadenze delle imbiancature, non ci sono regole fisse; dipende anche dagli utilizzi delle varie stanze (nelle abitazioni dove vi sono camini a legna le pareti tendono a scurirsi più rapidamente); in linea di massima si potrebbe suggerire un’imbiancatura degli ambienti ogni 4-6 anni.
Prima di intraprendere l’opera di imbiancatura vera e propria è necessario effettuare alcuni calcoli per avere un’idea dei quantitativi di vernice che ci occorreranno; è anche opportuno stendere una lista di tutti gli strumenti e i materiali necessari così da non dover interrompere poi i lavori in corso d’opera a causa di qualche dimenticanza; sarà poi necessario effettuare tutta una serie di operazioni preliminare allo scopo di rendere il nostro lavoro il più scorrevole ed efficiente possibile. (dalla rete).

 
È che imbianco l'esistenza
 
È che imbianco l'esistenza
con il lavoro
           e con il soldo pronto
a saldare ogni mese le fatture dei misfatti
a puntellare i debiti con la bruttura costante
e poi vedere
quasi sentire che in me la bellezza
c'è e intorno al mattino –
che continui così continui
perché io sia in piedi davanti
a tante sberle di facce.
 
Alfredo de Palchi
 
 
 
esistere, resistere,
vivere insomma, con garbo,
con dignità; non guasta
un po' di "savoir faire"

martedì 29 dicembre 2015

Dicembrino #3

Mi brucia la gola,
le polveri sottili, questo anomalo sole;
Dicembre 2015,
una quasi primaverile brezza
mi stronca i polmoni provati,
l'inquinamento impazza,
il mondo muore
e noi?..
si fa un po' di guerre...
 
Gujil

lunedì 28 dicembre 2015

Sic transit!

sic transit gloria mundi
(latino
«così passa la gloria del mondo»).
- TRECCANI -
 
– Frase che, secondo il rito tradizionale, il cerimoniere ripete tre volte davanti al pontefice neoeletto, mentre fa bruciare un batuffolo di stoppa sopra una canna d’argento.
 
E' pronunciata anche nel linguaggio comune, in occasioni meno solenni, e talora in tono scherzoso, con riferimento alla caducità delle cose umane.

 Sic transit!
 
Così,
di giorno in giorno,
partenza e ritorno.
Nel serio pensiero
mi scorgo;
orizzonte sfuocato,
terra!
un solo riscontro.
Peregrino,
emigrante,
errabondo,
ramingo,
solo!
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate
 

domenica 27 dicembre 2015

Separazione

Eduard Munch,
"Separazione"
1896, Oslo munch-museet
Separazione
 
Ti separerai
dagli alberi di magnolia
e dal giubilo degli uccelli
 
dalla tua casa
e dalle mani
che la rendono abitabile
 
dall'abitudine ostinata
di aprire gli occhi
e chiuderli
quando il sogno ti chiama
 
dalla parola
che ti ha creato
 
Ti separerai
dalla tua ombra
che per tutta la vita
ti ha inseguita nella luce
 
La terra si separerà
da te
dall'amore tuo per lei
 
Rose Ausländer
Traduzione di Elisabetta Potthoff

 
La separazione personale dei coniugi è un istituto regolamentato dalle norme del codice civile (artt. 150 e ss.), dal codice di procedura civile e da una serie di norme speciali.
La separazione non pone fine al matrimonio, né fa venir meno lo status giuridico di coniuge. Incide invece su alcuni effetti propri del matrimonio (si scioglie la comunione legale dei beni, cessano gli obblighi di fedeltà e di coabitazione). Residuano inoltre altri effetti del matrimonio, ma sono limitati o disciplinati in modo specifico (dovere di contribuire nell'interesse della famiglia, dovere di mantenere il coniuge più debole e dovere di mantenere, educare ed istruire la prole).
Diversamente dal passato, oggi la separazione può essere dichiarata per cause oggettive, cioè indipendentemente dalla colpa di uno dei due coniugi. È possibile quindi che i coniugi si separino perché avvenimenti esterni si frappongono alla coppia, perché sopraggiungono circostanze non previste, né prevedibili, al momento della celebrazione del matrimonio, perché ci si rende conto dell'esistenza di un'incompatibilità caratteriale insuperabile e, in generale, per tutti quei fatti che, usando l'espressione del legislatore, "rendono intollerabile la prosecuzione della convivenza o recano grave pregiudizio all'educazione della prole" (art. 151, 1°co. c.c.).
La separazione, a differenza del divorzio, ha carattere transitorio, tanto che è possibile riconciliarsi, senza alcuna formalità, facendo cessare gli effetti prodotti dalla stessa (art. 154 c.c.). Per rendere formale la riconciliazione, oltre all'accertamento giudiziario, è possibile per i coniugi anche recarsi al Comune di appartenenza per rilasciare un'apposita dichiarazione.
Può accadere che i coniugi decidano di interrompere la convivenza senza formalità (senza quindi fare ricorso ad un giudice), ponendo in essere la cosiddetta separazione di fatto, (marito e moglie vivono insieme o in dimore diverse, ma ognuno si occupa del proprio destino, disinteressandosi dell'altro). La separazione di fatto non produce alcun effetto sul piano giuridico, né è sufficiente a far decorrere il termine per addivenire al divorzio. Inoltre, sebbene la separazione di fatto non sia sanzionata da alcun provvedimento dell'autorità giudiziaria, l'allontanamento di uno dei due coniugi dall'abitazione familiare o l'instaurazione di relazioni extra-coniugali potrebbero essere motivo di addebito della separazione nel caso di separazione giudiziale.
A differenza dalla separazione di fatto, la separazione legale produce effetti che incidono sui rapporti personali e patrimoniali tra marito e moglie, e tra genitori e figli.
 
Tra i principali ambiti nei quali si manifestano mutamenti della situazione giuridica si segnalano:

◾ le questioni patrimoniali relative alla comunione e ai beni acquistati in comune, e i diritti successori
◾ il diritto al mantenimento per l'ex coniuge
◾ il diritto agli alimenti per l'ex coniuge
◾ l'assegnazione della casa familiare
◾ l'affidamento dei figli ed il loro mantenimento.
 
la separazione legale dei coniugi può essere consensuale o giudiziale (dalla rete).
 
lontani nell'anima,
vicini nel cuore;
amanti discreti soffrono,
amanti consueti aspettano...

sabato 26 dicembre 2015

Il giorno dopo Natale

 
Il giorno dopo Natale,
così strano, così solo.
Tutto sembra finito, passato,
ora è tempo di pensare all'inverno,
ad un anno che presto finirà;
che strano giorno.
 
Gujil


Ho trovato nel WEB questa interessante riflessione che vi giro tal quale, la poesia di Sinisgalli è bella e densa, peccato manchi la neve, peccato il clima sia cambiato:
 
Santo Stefano – o, per parafrasare le parole di Scipio Slataper, il giorno dopo Natale – è un giorno un po’ particolare, perché si è reduci dalla festa più attesa dell’anno e si vive in un’atmosfera ovattata, tra il già e il non ancora, tra la festa appena passata e la quotidianità lavorativa che, ancora per un giorno, è sospesa (anche se in questo anno 2014 le feste natalizie cadono in modo da durare di più, visto che oggi 26 dicembre è venerdì e subito si attacca con il fine settimana).
Da Natale a Santo Stefano è un modo di dire che indica il durare pochissimo, come il tempo che trascorre tra questi due giorni, che sono successivi l’uno all’altro.
Dal 1947 il giorno di Santo Stefano è festivo in Italia (ma anche in molti altri paesi europei), ma, a quanto pare, non perché si voglia celebrare il primo martire della storia del cristianesimo, ma per allungare le feste di Natale. Nel Regno Unito e in molti paesi del Commonwealth delle nazioni la giornata di oggi si chiama Boxing Day e si fanno regali ai membri meno fortunati della società (anche se poi in diversi paesi è diventata la data di inizio per i saldi invernali).
 

Santo Stefano
Primo martire
26 dicembre 
 
† Gerusalemme, 33 o 34 ca
Primo martire cristiano, e proprio per questo viene celebrato subito dopo la nascita di Gesù. Fu arrestato nel periodo dopo la Pentecoste, e morì lapidato.
In lui si realizza in modo esemplare la figura del martire come imitatore di Cristo; egli contempla la gloria del Risorto, ne proclama la divinità, gli affida il suo spirito, perdona ai suoi uccisori. Saulo testimone della sua lapidazione ne raccoglierà l'eredità spirituale diventando Apostolo delle genti. (Mess. Rom.)
Patronato: Diaconi, Fornaciai, Mal di testa 
Etimologia: Stefano = corona, incoronato, dal greco 
Emblema: Palma, Pietre
Martirologio Romano: Festa di santo Stefano, protomartire, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, che, primo dei sette diaconi scelti dagli Apostoli come loro collaboratori nel ministero, fu anche il primo tra i discepoli del Signore a versare il suo sangue a Gerusalemme, dove, lapidato mentre pregava per i suoi persecutori, rese la sua testimonianza di fede in Cristo Gesù, affermando di vederlo seduto nella gloria alla destra del Padre
Una curiosità: sapete da chi viene spesso invocato Stefano? Da chi soffre di calcoli… curiosamente, infatti, al suo nome vengono associate proprietà curative contro il “mal di pietra”. Motivo per cui Santo Stefano è anche il patrono di tagliapietre e muratori!
 

Annibale Carracci
Il Martirio di Santo Stefano
Santo Stefano è dedicata una poesia di Leonardo Sinisgalli (1908-1981), già apprezzato in passato per una sua poesia dedicata al padre ed altri suoi scritti, noto come il poeta ingegnere o il poeta delle due muse, perché nelle sue opere ha fatto convivere cultura umanistica e cultura scientifica.
 
 
Stasera s’indovina al chiaro delle nevi
 Che il giorno avanza con passi di gallo.
 Dalla mia stanza erta
 Guardo il ballo delle ombre nel solstizio.
 C’è nell’aria un indizio
 Di vita nuova, una speranza certa.
 Forse è cuore che smania
 In questa bianca squilla remota
 O il vento che si stana.
 Tra lo stridore delle pale il giorno

Vuoto è scacciato, un anno s’allontana
 La luna tardi splenderà sul selciato.

venerdì 25 dicembre 2015

Notte Santa


La Notte Santa
 
- Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell'osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.
Il campanile scocca
lentamente le sei.
- Avete un po' di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po' di posto per me e per Giuseppe?
- Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe
Il campanile scocca
lentamente le sette.
- Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
- Tutto l'albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell'osteria più sotto.
Il campanile scocca
lentamente le otto.
- O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
avete per dormire? Non ci mandate altrove!
- S'attende la cometa. Tutto l'albergo ho pieno
d'astronomi e di dotti, qui giunti d'ogni dove.
Il campanile scocca
lentamente le nove.
- Ostessa dei Tre Merli, pietà d'una sorella!
Pensate in quale stato e quanta strada feci!
- Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
Son negromanti, magi persiani, egizi, greci...
Il campanile scocca
lentamente le dieci.
- Oste di Cesarea... - Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L'albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
non amo la miscela dell'alta e bassa gente.
Il campanile scocca
le undici lentamente.
La neve! - ecco una stalla! - Avrà posto per due?
- Che freddo! - Siamo a sosta - Ma quanta neve, quanta!
Un po' ci scalderanno quell'asino e quel bue...
Maria già trascolora, divinamente affranta...
Il campanile scocca
La Mezzanotte Santa.
È nato!
Alleluja! Alleluja!
È nato il Sovrano Bambino.
La notte, che già fu sì buia,
risplende d'un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaje
suonate; squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!
Non sete, non molli tappeti,
ma, come nei libri hanno detto
da quattro mill'anni i Profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Per quattro mill'anni s'attese
quest'ora su tutte le ore.
È nato! È nato il Signore!
È nato nel nostro paese!
Risplende d'un astro divino
La notte che già fu sì buia.
È nato il Sovrano Bambino.
È nato!
Alleluja! Alleluja!

Guido Gozzano
 
Carlo Maratta (Camerano di Ancona 1625 - Roma 1713)
"La Notte Santa"
Allievo di A. Sacchi, fu un fervente ammiratore di Raffaello e il vero fondatore di quell’Accademia romana che impose un indirizzo classicheggiante alla cultura del secondo Settecento. Già nelle prime opere. influenzate dal Sacchi (Natività in San Giuseppe dei Falegnami a Roma, 1650), lo studiato equilibrio compositivo e la raffinata sobrietà dei colori rivelano l’ispirazione dei grandi cinquecentisti. Impianto compositivo più grandioso hanno le successive pale dipinte per le varie chiese romane: Morte di San Francesco (chiesa del Gesù), Madonna e Santi (1685, Santa Maria del Popolo), Battesimo di Cristo (Santa Maria degli Angeli). Più libera la sua opera di decoratore, a Roma (Palazzo Altieri) e a Frascati (Villa Falconieri) dove si avverte I'influsso di Pietro da Cortona. Fu anche un buon ritrattista, attento alle raffinatezze del colore Clemente IX (Pinacoteca Vaticana) dalla rete.
 
 
solo auguri oggi,
niente di speciale, siate sereni,
cercate di esserlo

Gujil

giovedì 24 dicembre 2015

Eve, vigilia

[vi-gì-lia]
sostantivo femminile
da Wikipedia e Dizionario italiano

Vigilia, dal latino vigilia col significato veglia (in greco antico παννυχίς, traslitterato in pannychis o ἀγρυπνία, traslitterato in agrypnia è un periodo di insonnia volontario, una occasione devozionale, o una osservanza liturgica o tradizionale.
La parola italiana vigilia è divenuta generalista con questi significati e consiste nell'attesa dell'evento che segue il giorno dopo (come alla vigilia della guerra o a quella del Natale o del capodanno o di altra festa o data importante).
 
1 - liturgico - Giorno che precede una festa religiosa solenne, dedicato un tempo alla preparazione spirituale, con veglie notturne di preghiera e, fino a qualche decennio fa, con il digiuno o l'astinenza dalle carni: vigilia di Natale; estensivamente il digiuno o l'astinenza stessi: osservare la vigilia
 
2 - estensivo - Il giorno o il periodo di tempo che precede un avvenimento: vigilia della partenza, di un esame
 

Eve
 
Spuntati rami adornano
cinture d'asfalto, catrame,
richiamano
torme di piccioni famelici
a rintuzzare bocconi di pane;
le viole nel vaso
abbassano gli occhi,
è un inchino silente,
le luci colorate
sono spente
nel grigio mattutino.
 
Anonimo
del XX° secolo, poesie ritrovate

mercoledì 23 dicembre 2015

Profumo

I profumi
 
Nel solco di profumo che si scava
talor fra il vario ansare d'una via
quasi un languor voluttüoso grava.

Ma il desiderio torbido si svia
dietro l'ignoto passo che pel vano
suo ardore allunga l'olezzante scìa,

sfogliando un fiore, o sminuzzando un grano
d'ambra, o stillando issopo e benzoino,
già con altri confuso e già lontano.

Fruscìo di seta, o palpitar di lino,
o sviluppo di chiome, come odori,
fiato che, quasi a notte da un giardino,

da tutto un corpo tepido vapori!
 
Amalia Guglielminetti
 

I profumi

Tutti siamo legati a uno o più profumi, importanti perché parte della nostra intimità, legati al ricordo di una persona speciale, o di un momento indimenticabile…
Il profumo è strettamente legato alle memorie e alle esperienze sentimentali della nostra vita.
Basti pensare all'esperienza della celebre “Madeleine” di Proust…
Tutti conserviamo il ricordo di profumi che appartengono alla nostra infanzia, insistenti, materni, gustativi, ai quali si aggiungono i profumi legati alle emozioni forti che abbiamo vissuto in seguito.
La vocazione dei  profumi è creare e accompagnare queste emozioni, tentando di avvolgerci in una seconda pelle sensuale e seducente. (dalla rete)

aromi addosso, sul corpo,
profumi eccitanti, suadenti;
la via della follia,
una donna, le calze, i capelli,
ricciolo ribelle lungo la nuca...

martedì 22 dicembre 2015

Album

In un album
 
Ti chiamavo la mia fata benefica,
ti dicevo la mia stella.
Buon Dio! Tu fosti tutto questo, è vero:
una fata fuggitiva,
una stella.... una stella cadente
che si è spenta in lontananza.
 
Henryk Ibsen
 
Album (dal latino album, la tavoletta imbiancata dove si scriveva con l'inchiostro) indica originariamente un foglio bianco (albus era il bianco dell'albume).
Oggi la parola assume diversi significati a seconda del contesto; tutti, comunque, sono legati all'idea di una raccolta di oggetti organizzati in un insieme.
In alcune accezioni, può essere equivalente al termine albo.
Album fotografico - raccolta di fotografie, generalmente raccolte in un volume (anch'esso detto, appunto, "album", ma anche fotolibro se possiede una rilegatura); tuttavia, per estensione, si applica anche a raccolte di foto digitali (per esempio pubblicate in un sito web o memorizzate su CD) e altri casi analoghi.
Album a fumetti - tipo di pubblicazione a fumetti (da Wikipedia).
 

guardare indietro, cercare,
vedere cose scordate, accantonate;
angoli della mente ogni tanto,
riaffiorano cose e persone...

lunedì 21 dicembre 2015

Aurora

All'aurora
 
Tu sali e baci, o dea, co 'l rosëo fiato le nubi,
baci de'de' marmorëi templi le fosche cime.
Ti sente e con gelido fremito destasi il bosco,
spiccasi il falco a volo su con rapace gioia;
mentre ne l'umida foglia pispigliano garruli i nidi,
e grigio urla il gabbiano su 'l vïolaceo mare.
Primi nel pian faticoso di te s'allegrano i fiumi
tremuli luccicando tra 'l mormorar de' pioppi:
corre da i paschi baldo vèr' l'alte fluenti il poledro
sauro, dritto il chiomante capo, nitrendo a' venti:
vigile da i tuguri risponde la forza de i cani
e di gagliardi mugghi tutta la valle suona.
Ma l'uom che tu svegli a oprar consumando la vita,
te giovinetta antica, te giovinetta eterna
ancor pensoso ammira, come già t'adoravan su 'l monte
ritti fra i bianchi armenti i nobili Aria padri.
Ancor sovra l'ali del fresco mattino rivola
l'inno che a te su l'aste disser poggiati i padri.
- Pastorella del cielo, tu, frante a la suora gelosa
le stalle, riadduci le rosse vacche in cielo.
Guidi le rosse vacche, guidi tu il candido armento
e le bionde cavalle care a i fratelli Asvini.
Come giovine donna che va da i lavacri a lo sposo
riflettendo ne gli occhi il desïato amore,
tu sorridendo lasci caderti i veli leggiadri
e le virginee forme scuopri serena a i cieli.
Affocata le guance, ansante dal candido petto,
corri al sovran de i mondi, al bel fiammante Suria,
e il giungi, e in arco distendi le rosee braccia al gagliardo
collo; ma tosto fuggi di quel tremendo i rai.
Allora gli Asvini gemelli, cavalieri del cielo,
rosea tremante accolgon te nel bel carro d'oro;
e volgi verso dove, misurato il cammino di gloria,
stanco ti cerchi il nume ne i mister de la sera.
Deh propizia trasvola - cosí t'invocavano i padri -
nel rosseggiante carro sopra le nostre case.

Arriva da le plaghe d'orïente con la fortuna,
con le fiorenti biade, con lo spumante latte;
ed in mezzo a' vitelli danzando con floride chiome
molta prole t'adori, pastorella del cielo. -
Cosí cantavano gli Aria. Ma piàcqueti meglio l'Imetto
fresco di vénti rivi, che al ciel di timi odora:
piàcquerti su l'Imetto i lesti cacciatori mortali
prementi le rugiade co 'l coturnato piede.
Inchinaronsi i cieli, un dolce chiarore vermiglio
ombrò la selva e il colle, quando scendesti, o dea.
Non tu scendesti, o dea: ma Cefalo attratto al tuo bacio
salía per l'aure lieve, bello come un bel dio.
Su gli amorosi venti salía, tra soavi fragranze,
tra le nozze de i fiori, tra gl'imenei de' rivi.
La chioma d'oro lenta irriga il collo, a l'omero bianco
con un cinto vermiglio sta la faretra d'oro.
Cadde l'arco su l'erbe; e Lèlapo immobil con erto
il fido arguto muso mira salire il sire.
Oh baci d'una dea fragranti tra la rugiada!
oh ambrosia de l'amore nel giovinetto mondo!
Ami tu anche, o dea? Ma il nostro genere è stanco;
mesto il tuo viso, o bella, su le cittadi appare.
Languon fiocchi i fanali; rincase, e né meno ti guarda,
una pallida torma che si credé gioire.
Sbatte l'operaio rabbioso le stridule impòste,
e maledice al giorno che rimena il servaggio.
Solo un amante forse che placida al sonno commise
la dolce donna, caldo de' baci suoi le vene,
alacre affronta e lieto l'aure tue gelide e il viso:
- Portami -, dice, - Aurora, su 'l tuo corsier di fiamma!
ne i campi de le stelle mi porta, ond'io vegga la terra
tutta risorridente nel roseo lume tuo,
e vegga la mia donna davanti al sole che leva
sparsa le nere trecce giú pe 'l rorido seno. -
 
Giousué Carducci
Odi barbare
 
 
L'aurora è l'apparizione della luce, talvolta rossastra che appare nel cielo prima del sorgere del sole, prima dell'alba. Il suo corrispettivo è il crepuscolo, cioè il lento scemare della luce dopo il tramonto e prima della sera.La luce dell'aurora è di colore inizialmente lilla-lavanda, poi tende al pesca-arancio. La luminosità deriva dalla rifrazione dei raggi solari: infatti i raggi, che possiamo considerare paralleli, nell'aurora debbono attraversare strati più profondi dell'atmosfera (da Wikipedia).
 
 
quell'alba aspettata, attesa,
il chiarore che spazza l'oscuro;
inizio, incomincio il mio giorno,
il cuore sospeso allo sguardo...

domenica 20 dicembre 2015

Una partita


La partita
 
È soltanto una pedina
salta sempre nella casella opposta
non si volta a destra né a sinistra
non si guarda indietro
è mossa da una regina demente
che attraversa la scacchiera in lungo e in largo
e non si stanca di portare bandiere
                                            e insultare gli alfieri
È soltanto una regina
mossa da un re sventato
che conta i quadrati ogni giorno
sostenendo che sono di meno
e prepara torri e cavalli
sognando un accanito rivale
È soltanto un re
mosso da un abile giocatore
che si rompe la testa

e perde il suo tempo in una partita infinita
È soltanto un giocatore
mosso da una vita vuota
in bianco e nero
È soltanto una vita
mossa da un dio confuso
che un giorno ha provato a giocare con l'argilla
È soltanto un dio
che non sa come uscire dal guaio in cui si è cacciato.
 


Dunya Mikhail
Il mito più forte della guerra
Traduzione di Elena Chiti
 
 
Scopo di ogni giocatore è quello di battere l’avversario dando scacco matto all'altrui Re.
Questo accade quando il Re nemico si trova sotto scacco, cioè sotto il tiro di uno o più pezzi del giocatore, e non gli è possibile spostarsi in altre case, perché bloccate o anch’esse sotto scacco, o parare lo scacco in altra maniera, come per esempio mangiando il pezzo che sta dando scacco con una qualunque figura del proprio schieramento o interponendo una di esse lungo la linea del pezzo che gli sta dando scacco.
E’ da sottolineare il fatto che se si ha il proprio Re sotto scacco bisogna obbligatoriamente cercare di parare lo scacco avversario, catturando il pezzo che sta dando scacco, spostando il Re o interponendo un altro pezzo lungo la linea da cui arriva lo scacco.
Se non ci sono mosse per parare lo scacco si ha perso la partita per scacco matto.
Naturalmente non è necessario che una partita prosegua fino allo scacco matto, dato che è concesso che un giocatore che si trova in netta inferiorità di pezzi o di posizione abbia la possibilità di abbandonare la partita prima della sua logica conclusione.  
Si dice in questo caso che l’avversario vince la partita per abbandono dell’altro giocatore (dalla rete).
 
è vero siamo pedine sulla scacchiera di Dio,
quale di noi Re o alfiere? chi Cavallo?
Ci muoviamo tirati da fili invisibili,
ne strappiamo qualcuno ma tanti, troppi,
ci legano a noi stessi e a ciò che siamo,
mai a ciò che noi vogliamo...

sabato 19 dicembre 2015

Cuore bloccato

le paratie del cuore scendono,
non riparano più, sono fragili,
si stempera in noi lo spirito,
in larghe volute di ansia.
Le attese, scrivevo,
i giorni di pioggia...
anche quelli di freddo...
 
Gujil
 
Un funzionamento disarmonico del Chakra del Cuore in genere si manifesta come una chiusura all’amore come meccanismo di difesa.
Nei casi più estremi, il cattivo funzionamento di questo centro energetico si può manifestare con freddezza e indifferenza, incapacità a stabilire legami profondi e amorevoli.
La persona è tormentata dalla paura di non riuscire a trovare il vero amore, di non riuscire ad instaurare un rapporto di coppia sano, oppure si rassegna all’idea che al mondo non esiste la persona giusta.
Se ti fermi un attimo a riflettere e ti guardi alle spalle, noterai che i momenti più difficili della tua vita, si sono verificati quando il tuo Chakra del Cuore era chiuso.
La gelosia, la rabbia, la confusione, l’amarezza, il risentimento, la paura, l’insicurezza… sono tutti sintomi di un Chakra del cuore chiuso, così come le continue litigate, l’infedeltà, il divorzio e problemi familiari in generale.
Quando il Chakra del cuore è chiuso diventi vulnerabile alle offese, e hai l’impressione che non riuscirai mai a perdonare l’altro per il torto subito, molto spesso infatti si tagliano completamenti i ponti con la persona da cui ci siamo sentiti feriti. (dalla rete)

venerdì 18 dicembre 2015

Esortazione

Esortazione
 
Anima mia, come un ruscel di pura
Vena, che tragga, mormorando al vento,
Il lucente e sottil serpeggiamento
Tra le selci e la sabbia alla pianura,
Tu va pel mondo; assai aspro il cimento,
Assai la via ti parrà forte e dura;
Tu non temer, ma per la valle oscura
Traggi cantando il filo tuo d’argento.
Corri tra ’l limo e tergi la proclive
Zolla, ma l’immortal lampo del sole
Specchia nell’onde intemerate e chiaro.
Nutri dell’umor tuo sulle tue rive
Purpuree rose e pallide vïole
E senz’angoscia affretta il corso al mare.
 
Arturo Graf
 
eṡortazióne
sostantivo femminile
[dal lat. exhortatio -onis].
- TRECCANI -
 
L’atto di esortare, e più spesso le parole con cui si esorta:
fare, rivolgere un’esortazione; non ha ascoltato le mie esortazioni (allo studio, a cambiare vita, ecc.).
 
◆ Dim. eṡortazioncèlla.
 
affoghiamo nel quotidiano,
piccoli problemi come monti;
le cose di sempre e le ansie,
qualche raggio di luce...

giovedì 17 dicembre 2015

Vecchiaia? Senilità?

 
Vecchiaia
 
Ah, sì, invecchiano anche le statue e le poesie.
Molti avevano preso parte a quella storia –
uomini, animali, bambini, fiumi, alberi,
ragazzi e ragazze con motociclette, due papere
bianche,
il matto silenzioso con una cicca e una galletta;
ed era un mezzogiorno estivo d'oro e sventolavano
le piume della gallina sgozzata luccicando in aria,
e la zia Evanghelìa in cucina puliva le bamie,
e una grossa farfalla si posò sulla saliera.
Nessuno, proprio nessuno allora sapeva
che il transitorio passa nel mito. Alla stazione del treno
venne a sedersi su una panchina una vecchia vestita
di nero
che teneva sul grembiule un cesto d'uova come se fosse
l'unica cosa che aveva al mondo. Si addormentò lì.
Qualcuno di passaggio le rubò il cesto. E cadde la notte.
Ah, sì, invecchiano anche le statue e le poesie e i ricordi
degli eroi.
Karlòvasi, 23.VII.87
 
Ghiannis Ritsos
Traduzione di Nicola Crocetti

 
 
L'invecchiamento è un processo che interessa tutti gli organismi viventi e che comporta modificazioni biologiche. Nell'uomo si assiste a tali modificazioni del corpo e delle sue funzioni, seguite da un processo di adattamento psicofisico, già dopo i 30 anni; il fenomeno è graduale e progressivo, anche se variabile per ogni individuo. Tuttavia la vecchiaia può assumere un significato positivo e può essere vissuta nel modo giusto ...non è soltanto il momento della saggezza, ma può essere anche quello della creatività. La modalità di invecchiamento non può prescindere dalla personalità e dalle esperienze, la vecchiaia rappresenta la sintesi del significato dell'esistenza: è nella vecchiaia che si può raggiungere la saggezza (dalla rete).

 
arriva, lo sento,
capisco che viene, mi avvolge;
a volte le sfuggo,
ma solo a volte...

mercoledì 16 dicembre 2015

Meditazione dicembrina#2

 
a volte bisogna capire,
a volte basta comprendere;
siamo isole a volte frustate dal mare,
più spesso, invece, ci accarezza...
 
Gujil

martedì 15 dicembre 2015

Ritratto

Ritratto morale

Or che pinto è il di fuor, l’intimo sguardo
Tenti l’intima vita, e tragga il vero.
Son uom; dunque ier prode, oggi codardo;
Guato il mondo, al ciel penso e di là spero.
Mesto e gaio in brev’ ora; umile e altero;
Subitano al concetto, all’opra tardo;
Vago di lode, indocile d’impero;
Soave, e un po’ talor brusco e beffardo.
Ma simulato mai. Credo al ben; tento
Di farlo; amo chi il fa; spregio la ingrata
Genìa de’ vili; ardite cose io sento.
E come sento, arditamente dico.
Che val s’io batterò via sconsolata?
Son più del ver che di me stesso amico.
 
Giovanni Prati
 
 
L'artista è il creatore di cose belle.
Rivelare l'arte e nascondere l'artista è il fine delll'arte.
Il critico è colui che può tradurre in diversa forma o in nuova sostanza la sua impressione di cose belle.
Tanto le più elevate quanto le più intime forme di critica sono una sorta di autobiografia.
Coloro che scorgono brutti significati nelle cose belle sono corrotti senza essere affascinanti. Questo è un errore.
Coloro che scorgono bei significati nelle cose belle sono le persone colte. Per loro c'è speranza.
Essi sono gli eletti: per loro le cose belle significano bellezza.
Non esistono libri morali o immorali. I libri sono scritti bene o scritti male. Questo è tutto.
L'avversione del diciannovesimo secolo per il realismo è la rabbia di Calibano che vede il proprio volto riflesso nello specchio.
L'avversione del diciannovesimo secolo per il romanticismo è la rabbia di Calibano che non vede il proprio volto riflesso nello specchio.
La vita morale dell'uomo è parte della materia dell'artista, ma la moralità dell'arte consiste nell'uso perfetto di un mezzo imperfetto. L'artista non desidera dimostrare nulla. Persino le cose vere possono essere dimostrate.
Nessun artista ha intenti morali. In un artista un intento morale è un imperdonabile manierismo stilistico.
Nessun artista è mai morboso. L'artista può esprimere qualsiasi cosa.
Il pensiero e il linguaggio sono per un artista strumenti di un'arte.
Il vizio e la virtù sono per un artista materiali di un'arte.
Dal punto di vista formale il modello di tutte le arti è l'arte del musicista. Dal punto di vista del sentimento il modello è l'arte dell'attore.
Ogni arte è insieme superficie e simbolo.
Coloro che scendono sotto la superficie lo fanno a loro rischio.
L'attore rispecchia lo spettatore, non la vita.
La diversità di opinioni intorno a un'opera d'arte dimostra che l'opera è nuova, complessa e vitale.
Possiamo perdonare un uomo d'aver fatto una cosa utile se non l'ammira. L'unica scusa per aver fatto una cosa inutile è ammirarla intensamente.
Tutta l'arte è completamente inutile.
Prefazione di Il ritratto di Dorian Gray (dalla rete)
 
quale sarà quello mio?
aspetto esteriore, interiore,
pensieri concreti, astratti,
viso che ride, che piange...