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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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domenica 29 settembre 2013

Il Prato

Il prato è un terreno agricolo inerbito per più di un anno.
Fino ad un anno (un ciclo colturale) si parla invece di erbaio. Nel caso in cui il cotico erboso venga mantenuto per più di 5 anni, si parla di prato stabile o, meglio, prato permanente. Nella qualificazione colturale effettuata dal catasto, ai fini di determinazione della rendita del fondo, si distinguono 5 tipi di prato:
1. Il prato propriamente detto è un terreno comunque situato, che produce erba da falciare almeno una volta all'anno;
2. Il prato irriguo è un terreno come il precedente che però fruisce di una irrigazione (non importa se con acqua propria o comunque derivata, e non importa se l'irrigazione sia necessaria alla coltura).
3. Il prato arborato è un terreno come quello del primo caso, ma sul quale insistano alberi o filari di vite, allineati o sparsi, purché il prodotto di questi sia rilevante ai fini del reddito del fondo (attenzione, però: questo reddito non deve prevalere su quello delle colture avvicendate, altrimenti si tratterebbe di vigneto, frutteto, ecc.).
4. Il prato a marcita è un terreno a prato perenne, irrigato con acqua propria o d'affitto anche durante l'inverno e che possa essere falciato subito prima o subito dopo l'inverno.
5. Il prato irriguo arborato, a differenza del prato arborato prima descritto, gode di irrigazione ad acqua propria o d'affitto (non rilevando se questa fosse necessaria alla coltura) (wikipedia).

E' nel mio sogno un prato tutto verde
solitario, tra due
spalle di monte, e l'erba trema al soffio
dell'ombra.
Di là, nel sole, cantano,
ma il canto va lontano e poi si perde.
Più solitario resta
e più silenzioso,
nel mio sogno, quel prato tutto verde.

Vittoria Aganoor Pompili


il mio no,
non è stato un bel sogno;
in attesa,
come sempre da un pò,
in attesa,
nell'ansia...

sabato 28 settembre 2013

The squonk, in un angolo

In matematica il termine angolo (dal latino angulus, dal greco ἀγκύλος (ankýlos), derivazione dalla radice indoeuropea ank, piegare, curvare) riguarda nozioni di larghissimo uso, innanzi tutto nella geometria e nell'analisi infinitesimale, che conviene considerare a diversi livelli di generalità. Si definisce angolo la porzione di piano compresa tra due semirette aventi la stessa origine. In realtà due semirette con la stessa origine dividono un piano in due parti (e quindi danno origine correttamente non ad un angolo bensì a due): quella ricompresa tra le due semirette che determina un angolo convesso e ciò che "resta al di fuori" che è un angolo concavo. La definizione di angolo convesso (cioè con ampiezza minore di un angolo piatto) consente di sviluppare le basi della geometria piana euclidea e le prime nozioni di trigonometria. Ad ogni angolo convesso si associa una ampiezza, una misura che si esprime in gradi sessagesimali o sessadecimali, con valori reali compresi tra 0 e 180, oppure in gradi centesimali, da 0 a 200, o infine in radianti, da 0 a π. Alla definizione degli angoli convessi si aggiunge quella di angoli concavi; per questi si hanno ampiezze ancora solo positive, ma con valori superiori. In una fase successiva si introducono gli angoli con segno, entità meno intuitive, ma che consentono di definire funzioni trigonometriche con argomenti reali qualsiasi (fatte salve eventuali singolarità). Gli angoli con segno sono da considerare insieme al problema della rettificazione degli archi di circonferenza dotati di verso, alla natura del numero π e alle questioni relative alle aree con segno; tutti questi elementi forniscono contributi essenziali alle possibilità del calcolo infinitesimale e alle applicazioni alla fisica classica e alle conseguenti discipline quantitative



Angoli

Ogni angolo di me
rispecchia le voglie,
quelle ardenti,
quelle sopite;
eppure è sempre adito
in contesti assurdi
rimanere attimo,
rimanere semplice.

Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate



venerdì 27 settembre 2013

Mezza luna

Media luna

La luna va por el agua.
Cómo está el cielo tranquilo!
Va segando lentamente
el temblor viejo del río
mientras que una rana joven
la toma por espejito.

F. García Lorca


Mezzaluna
 
La luna cammina sull'acqua.
Com'è tranquillo il cielo!
Va segando lentamente
il tremore vecchio del fiume
mentre una rana giovane
la prende per specchietto.

 


lo specchio dell'anima,
quello vero,
quello che non riflette,
quello profondo...

giovedì 26 settembre 2013

Brividi

I brividi sono rapide contrazioni muscolari asincrone provocate da impulsi cerebrali involontari riflessi.
Il loro scopo è quello di produrre calore per scaldare il sangue che scorre attraverso i muscoli, quando la temperatura interna del corpo scende sotto il set point ipotalamico (37 °C).
Infatti i brividi si presentano generalmente quando la temperatura corporea si abbassa.
Si possono però avere brividi anche per febbre alta: in questo caso la produzione di prostaglandine porta il set point ipotalamico a 40 °C e quindi temperature al di sotto di questa vengono riconosciute come stati di freddo, che scatenano il brivido; questo serve ad innalzare ulteriormente la temperatura per accelerare il metabolismo e quindi anche la risposta immunitaria dell'organismo (da wikipedia).






vorrei che questo freddo
non desse brividi,
vorrei essere
vorrei dire...

Anonimo
del XX° secolo
frammenti ritrovati

mercoledì 25 settembre 2013

Poesia e riflesso


Pablo Picasso,
Arlecchino pensoso
 Solo et pensoso i più deserti campi
vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human l'arena stampi.

Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,
perché negli atti d'alegrezza spenti
di fuor si legge com'io dentro avampi:

sì ch' io mi credo omai che monti et piagge
et fiumi et selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch'è celata altrui.

Ma pur sì aspre vie né sì selvagge
cercar non so ch' Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co llui.

Francesco Petrarca
 
insieme,
nel dolore fisico,
in quello mentale,
padre sono qui...
 

lunedì 23 settembre 2013

frammento

fratture di tempo
solcano mari
di tristi solitudini,
dispiego le ali
a proteggere veli
mai più vicina
la fine...così...

Anonimo
del XX° secolo
frammenti ritrovati



Ghiaccio è il nome comune usato per designare l'acqua allo stato solido; è un solido cristallino trasparente. La stessa parola "cristallo" deriva dal termine greco che significa "ghiaccio". A pressione atmosferica standard (101 325 Pa) la transizione di fase avviene quando l'acqua liquida viene raffreddata sotto gli 0 °C (273,15 K, 32 °F). L'acqua può rimanere allo stato liquido anche sotto 0 °C a causa del fenomeno di sopraffusione (fino a -42 °C) oppure con pressioni inferiori a quella normale (fino a -30 °C); viceversa il ghiaccio può formarsi anche a temperature superiori a 0 °C con pressioni superiori a quella normale. Esistono 15 differenti fasi solide dell'acqua, ma la più comune è la Ih, che è l'unica presente nella biosfera, a parte una piccola percentuale di Ic rintracciabile nell'alta atmosfera. Le varie fasi del ghiaccio formate a pressioni differenti da quella normale hanno una struttura cristallina differente da quella del ghiaccio comune. Ghiaccio, acqua e vapore acqueo possono coesistere al punto triplo, che per questo sistema è posto alla temperatura di 273,16 K (0,01 °C) e alla pressione di 611,73 Pa.

sabato 21 settembre 2013

Sine Die



 
 
Sine Die

Quotidiane disperazioni
mi rigano il cuore
non bastano le lacrime,
non basta l'amore...

Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate

giovedì 19 settembre 2013

Prudhomme e riflesso

L’appuntamento

E' tardi. Sulla torre l'astronomo si ostina
a scandagliare il cielo che esilia ogni rumore.
Cerca isole d'oro: confitto nelle tenebre
lo sguardo cerca il brivido di illimitate aurore.

Fuggono i mondi, simili a semi sotto il vaglio,
e splende agglomerata la densa nebulosa;
ma lui, fisso alla corsa sfrenata del suo astro
gli intima: "Ritorna fra mille anni a casa".

E l'astro obbedirà. Né un passo né un istante
vorrà all'eterna scienza nei secoli rubare.
Gli uomini passeranno, l'umanità lo attende.

Essa sta a guardia, l'occhio cangiante ma sicuro.
Se al ritorno dell'astro estinta si sarà,
veglierà sulla torre, sola, la Verità.

Sully Prudhomme


una sconfitta netta
la mia mente vaga,
vacilla a volte,
questo precario equilibrio
mi stanca...


René Francois Armand Prudhomme

detto Sully Prudhomme (Parigi, 16 marzo 1839 – Châtenay-Malabry, 6 settembre 1907) è stato un poeta francese, il primo a ricevere il Premio Nobel per la letteratura nel 1901.
Figlio di un negoziante, avrebbe voluto diventare ingegnere, ma una malattia all'occhio gli impedì di continuare gli studi presso il Politecnico. Studiò letteratura e, dopo un breve periodo di lavoro presso l'industria manifatturiera, si dedicò, senza convinzione, a legge. Sully Prudhomme fu membro della «Conference La Bruyère», dove venne incoraggiato a dedicarsi alla poesia. Il suo primo volume, Stances et Poèmes (1865), gli dette la notorietà. Alcuni dei suoi lavori sono: De rerum natura (1878-79), Croquis italiens (1866-68), Solitudes (1869), Impressions de la guerre (1870), Les destins (1872), La révolte des fleurs (1872), La France (1874), Les vaines tendresses (1875), La justice (1878), Le bonheur (1888), Les epaves (1908). Quest'ultimo fu pubblicato postumo ed è una miscelanea di poemi. Prudhomme scrisse anche La vraie religion selon Pascal (1905). Sully Prudhomme fu insignito un po' a sorpresa del primo premio Nobel per la letteratura nel 1901 (quando gran parte della stampa dava per favoriti personalità come Émile Zola e soprattutto Lev Tolstoj e fu altresì membro della Accademia di Francia dal 1881 fino alla morte, avvenuta nel 1907 (da wikipedia).

mercoledì 18 settembre 2013

Poesia e riflesso


L'antico male

Mortificai la mia anima schiava,
ma sotto cruda sferza di sarcasmi
rincatenata più s'umiliava,
più inseguiva per vane ombre fantasmi
dolci d'amore, come chi per sete
succosi frutti col desio si plasmi.
E fatta a me nemica, con inquete
pupille e voce roca e gesto asprigno
snudavo l'ansie e le viltà segrete.
Freddo disdegno chiuso in freddo ghigno
m'oppose : - Donde vieni ? E chi sei tu ?
Ed io invocai gemendo quel benigno
sonno per cui non v'ha risveglio più.

Amalia Guglielminetti


il male antico,
le visioni opache,
sono spremuto,
sono avvinto...

martedì 17 settembre 2013

Frammento





una rabbia lucida
campeggia sul viso,
le stuoie imbrattate,
le mura segnate,
la crepa nel cuore
si fende e si allarga...

Anonimo
del XX° secolo
frammenti ritrovati

lunedì 16 settembre 2013

Limoni

Il limone è il frutto dell'omonimo albero sempreverde che può raggiungere i 6 metri di altezza (Cytrus limon) originario dell'India e dell'Indocina, tipico quindi delle regioni calde. Della famiglia delle Rutaceae, è caratterizzato da foglie ovali, fiori bianchi profumati, frutti gialli ovali oppure oblunghi e apici appuntiti con buccia rugosa più o meno sottile e ricca di olii essenziali utilizzati in profumeria e liquoreria. La polpa è composta da otto o dieci spicchi e in genere è molto succosa e aspra: alcune varietà sono senza semi. In cucina il limone trova un vastissimo impiego; di esso si utilizza il succo fresco, spremuto dai frutti maturi, che viene usato come condimento delle pietanze a base di pesce, e a volte al posto dell'aceto. Avendo la proprietà di "cuocere" i tessuti animali, viene frequentemente usato nelle marinate. In particolare, nel caso della selvaggina o delle carni scure, come la faraona, ha la funzione di togliere il sapore di selvatico. Il limone serve anche ad evitare che ortaggi (carciofi, cardi, carote) e frutti (mele, pere, banane, avocado) anneriscano, quindi il succo di limone si utilizza sovente nella preparazione della macedonia di frutta. La scorza, ricca di aromi e profumi, viene grattata e usata nella preparazione di tanti piatti dolci e salati; l'importante, nel grattugiarla, sta nell'evitare il più possibile la parte bianca, che lascerebbe un retrogusto amaro. Da non trascurare poi la preparazione del Limoncello, liquore tradizionale originario della provincia di Napoli, Caserta e dall’isola di Ischia; distillato dalla buccia del limone viene ottenuto seguendo una antica ricetta che gli conferisce un gusto unico e inimitabile.", il liquore tradizionale distillato dalla buccia di limo.
Il limone è giunto in Europa nel 1200 a.c. Il succo del frutto omonimo, ricco di acido citrico e vitamina C (ma anche A e B1-3), è usato come astringente, antiscorbutico e dissetante. Il succo di Limone ha valide proprietà antisettiche: si usa, in caso di necessità, come disinfettante della pelle e della cavità orale per piccole ferite e abrasioni, afte, angine e stomatiti. Per via interna è utile, in forti quantità per la gotta e i reumatismi. Come cosmetico è un buon astringente (utilissimo per gli eritemi solari), schiarente delle efelidi, detergente e purificante.

a Eugenio Montale

I tuoi acini d'oro,
i limoni perduti
nel grembo di altre donne
che ti hanno solo sognato.
Capita anche a me, Maestro,
di aver fatto l'amore
con quelli
che non ho mai conosciuto

Alda Merini


le mie sparute cose
si affacciano al sole,
quando piove,
rammento il respiro
e fiato in umidi rivoli...

venerdì 13 settembre 2013

Hollywood poesia e pensiero

Hollywood

Ogni mattina, per guadagnarmi da vivere,
Vado al mercato dove si comprano le bugie.
Pieno di speranza
Mi metto tra chi vende.

Bertolt Brecht


menzognere, belle,
le mie mani indugiano,
poi,
si scostano
e tutto finisce...

Hollywood
è un distretto della città di Los Angeles, in California, situato a nord-ovest del centro cittadino. La popolazione è stimata sulle 300.000 unità (i distretti di Los Angeles non hanno confini ufficiali).
Nonostante non sia una città, ma un distretto, è detta "La città dei V.I.P." e il debutto di molti film americani avviene nei suoi immensi cinema. Inoltre, in una delle sale di Hollywood, vengono consegnati i premi Oscar.
È formata da bassi edifici e da larghe strade e viali posti ai margini delle due celebri vie, Sunset Boulevard e Wilshire Boulevard; all'interno raccoglie i grandi teatri di posa (21 nel periodo di massima prosperità) e le abitazioni degli attori, dei registi e dei produttori, situate in genere alle pendici della vicina collina di Beverly Hills. Sia in questo quartiere della città losangelina che nei non distanti centri di Burbank, Glendale, Culver City e Santa Monica sorgono inoltre stabilimenti di sviluppo e stampa dei film, di sincronizzazione e così via.
Il nome Hollywood (che significa letteralmente "bosco di agrifogli") sarebbe stato coniato nel 1886 dall'imprenditore H.J. Whitley, definito il "padre di Hollywood" per le grandi opere che realizzò come l'Hollywood Hotel e la Banca di Hollywood. Il nome venne poi utilizzato la prima volta ufficialmente su di un atto notarile da H.H. Wilcox, quando vi impiantò la sua azienda agricola di 160 ettari nel 1887.
A partire dagli anni venti la storia di Hollywood venne ad intrecciarsi con la storia stessa del cinema americano: alla fine del XIX secolo Hollywood doveva essere ancora un ranch, divenuto un villaggio soltanto agli inizi del secolo successivo.
L'incremento demografico e la fama di "mecca del cinema" arrivarono non molto più tardi, nel 1910, più o meno grazie alla lotta per i brevetti cinematografici, scatenatasi negli Stati Uniti proprio in quegli anni (con esattezza nel 1907): quella che allora rappresentava la più potente compagnia, la Motion Picture Patents Company, monopolizzava tutti i brevetti, impedendo ai concorrenti di realizzare film; da New York e maggiormente da Chicago (che era allora il centro della produzione cinematografica) i produttori indipendenti iniziarono a trasferirsi con le loro troupe in California, stato in cui il monopolio della MPPC non era legalmente valido, e fu così che giunsero ad Hollywood. Il villaggio venne scelto sia per le favorevoli condizioni climatiche sia per la vicinanza al mare, alle montagne e al deserto (quello di Mojave), ambienti che si prestavano chiaramente come ottimi sfondi naturali per girare gli "esterni" per i vari filoni cinematografici.
Già nel 1920 Hollywood era divenuta il centro dell'industria cinematografica americana per eccellenza, e qui nacque e si sviluppò su vasta scala il fenomeno del divismo, non senza tuttavia alcune conseguenze negative. Benché fosse ricercata per il lusso e la popolarità che la più grande macchina di produzione per il grande schermo poteva offrire, il tutto alimentato dalle cronache mondane e dagli uffici stampa pubblicitari, non va dimenticata l'immensa folla di questuanti che, provenienti da ogni parte dell'America ma anche dall'Europa, attendevano invano l'occasione propizia per inserirsi nel mondo del cinema: anche scrittori famosi, chiamati a Hollywood, si adattarono alla vita di soggettisti e sceneggiatori e spesso il lavoro non venne neppure utilizzato (è il caso di Scott Fitzgerald). Su tutto regnavano i produttori i quali, prima che le ragioni artistiche, valutavano le qualità commerciali di un'opera. Dagli anni Trenta gli studios di Hollywood svilupparono una maniera di fare cinema che tutt'oggi è un punto di riferimento in tutto il mondo: il cinema narrativo classico.
La storia di Hollywood è segnata da un graduale ma quasi inarrestabile declino della sua fortuna nel secondo dopoguerra. Molteplici furono i motivi di questa decadenza, tra cui una legge antitrust che, impedendo la concentrazione di numerose attività economiche legate al cinema nelle mani di poche industrie, causò una crisi delle grandi compagnie cinematografiche; a questo si aggiunse la concorrenza della televisione e il distacco del pubblico giovanile. Di conseguenza furono inevitabili la riduzione del numero di film prodotti, lo spostamento di numerose produzioni a New York o in Europa (per es. a Cinecittà), la chiusura di numerosi studi.
Negli anni settanta si registrò un miglioramento della situazione; i produttori cinematografici, infatti, riuscirono a superare la crisi a tutti i diversi livelli elencati. Le produzioni si attennero a politiche di decentramento delle attività, con ampi ricorsi a produzioni televisive (molti telefilm che vediamo ancora oggi sui nostri teleschermi sono prodotti delle grandi case hollywoodiane). Hollywood resta, comunque, il sogno di centinaia tra coloro che desiderano far carriera "sul grande schermo", il più grande centro di produzione filmica passata e presente, la casa del film per antonomasia.

giovedì 12 settembre 2013

Frammento







crepitii notturni,
fuochi e fresco,
lente invasioni assalgono
cuori indifesi;
nel buio una luce,
fioca, di stella...

Anonimo
del XX° secolo
frammenti ritrovati

mercoledì 11 settembre 2013

Corde

La mia anima mi ha parlato, fratello,
e mi ha illuminato.
E spesso anche a te l'anima parla e ti illumina.
Tu infatti sei come me,
e non c'è differenza tra noi, se non questa:
io esprimo ciò che è dentro di me
in parole che ho udito nel mio silenzio,
mentre tu custodisci tacito ciò che è dentro di te.
Ma la tua silenziosa custodia
ha lo stesso valore del mio tanto parlare.

Kahlil Gibran,
Prose e Poems

dove il silenzio è rotto
dalle mie lacrime,
dai miei sospiri;
suona un'arpa
vibrano le corde,
quelle del cuore...

martedì 10 settembre 2013

Già, just the way it is!

Già, just the way it is!


The Way It Is

Standing in line, marking time
Waitinf for the welfare dime
'Cause they can't buy a job
The man in a silt suuit hurries by
As he catches a poor old lady's eye
Just for fun he says
'Get a job'

That's just the way it is
Some things will never change
That's just the way it is
Ah, but dont you believe them

Said hey little boy
you can't go where the others go
'Cuz you don't look like they do
Said hey old man
How can you stand to think that way
And did you really think about it
before you made the rules

He said, son

That's just the way it is
Some things will never change
That's just the way it is
Ah, but dont you believe them

Well they passed a law in '64
To give those who ain't got a little more
But it only goes so far
Because the law don't change another's mind
When all it sees at the hiring time
Is the line on the color bar

That's just the way it is
Some things will never change
That's just the way it is
That's just the way it is
it is, it is, it is...

Bruce Hornsby

Sto sulla linea marcando il tempo
aspettando i 10 centesimi di benessere
perchè loro non possono comprare un lavoro
l'uomo con l'abito di seta si affretta
appena incrocia lo sguardo della ragazza povera
e solo per divertirsi le dice trovati un lavoro
ed è esattamente così
alcune cose non cambieranno mai
è esattamente così
ma tu non credergli
Loro dicono hey ragazzino non puoi andare
dove vanno gli altri
perchè tu non sei come loro
Disse hey vecchio come puoi continuare
a pensarla così
ci hai davvero pensato
prima di stabilire le regole
egli disse, figliolo
bhe hanno passato una legge nel '64
per dare un pò di più a coloro che non hanno
ma rimane fine a se stessa
perchè la legge non cambia la mente delle persone
quando tutto ciò che appare al momento del salario
è la linea sulla barra del colore

lunedì 9 settembre 2013

Aforisma

L’ora più buia
è sempre
quella che precede
l’arrivo del sole.

Paulo Coelho


è lì che si annidano
paure e ansie,
lì si perde la via,
per un istante
o per sempre...

domenica 8 settembre 2013

Robert Frost

Robert Frost
nacque a San Francisco, figlio di Isabelle Moodie, scozzese, e William Prescott Frost, Jr., un discendente dei coloni che giunsero nel New Hampshire nel 1634. Frost visse in California fino all'età di 11 anni. Dopo la morte del padre si trasferì, con la madre e la sorella, nel Massachusetts, presso la casa dei nonni paterni. Si iscrisse al Dartmouth College nel 1892, e più tardi ad Harvard, ma non prese mai una laurea regolare. Frost si dedicò a numerose occupazioni dopo aver lasciato la scuola, lavorando come insegnante, calzolaio ed editore dell'opera Sentinel di D. H. Lawrence. La sua prima poesia, My Butterfly, fu pubblicata l'8 novembre del 1894, nel quotidiano The Independent. Nel 1895, Frost sposò Elinor Miriam White, che diventò la più grande fonte d'ispirazione per le sue poesie fino alla sua morte, avvenuta nel 1938. La coppia si trasferì in Inghilterra nel 1912, dopo il fallimento della loro fattoria. Fu all'estero che Frost incontrò e fu influenzato da numerosi poeti contemporanei britannici come Edward Thomas, Rupert Brooke e Robert Graves. Mentre si trovava in Inghilterra, Frost strinse amicizia con il poeta Ezra Pound, che lo aiutò a promuovere e pubblicare i suoi lavori. Nel 1915 F. ritornò negli U.S.A., aveva già pubblicato 2 raccolte complete: A Boy's Will e North of Boston, e la sua reputazione si affermò completamente. Negli anni venti fu il più celebre poeta in America, e con ogni nuovo libro la sua fama e i suoi onori (inclusi i suoi 4 premi Pulitzer per la Letteratura) crebbero. Le sue opere sono principalmente associate al mistero e al pavore insiti nella natura ed alla vita ed ai paesaggi del New England; sebbene fosse un poeta che utilizzò forme e metrica tradizionali, rimase distaccato dai movimenti letterari e dalle mode del suo tempo. È considerato per questo il padre della poesia moderna. Robert Frost visse molti anni in Massachusetts e Vermont, e morì a Boston, nell'inverno del 1963. Fu uno dei poeti preferiti di John Fitzgerald Kennedy. La vita di Frost fu costellata da innumerevoli tragedie. Quando aveva solamente undici anni, suo padre morì di tubercolosi, e il suo testamento lasciava solamente otto dollari per la sua famiglia. La madre di Frost morì di cancro nel 1900 e nel 1920, Frost dovette prendere la decisione di mandare la sua sorellina all'ospedale psichiatrico dove morì nove anni più tardi. Queste malattie psichiatriche erano chiaramente ereditarie e anche Frost soffrì di depressione come sua madre. Sua figlia Irma fu mandata in un ospedale psichiatrico nel 1947 e anche la moglie di Frost, Elinor, soffrì di tanto in tanto, di depressione. Frost lasciò solamente Lesley e Irma quando morì nel 1963. Sua moglie, che aveva sofferto di problemi cardiaci tutta la sua vita, morì nel 1938 a seguito di un arresto cardiaco soltanto un anno dopo che le fu diagnosticato il cancro al seno. Le sue esperienze hanno influenzato le sue poesie, che malgrado tutti questi orrori, contengono immagini dolci e tranquille e vogliono dare una speranza ai suoi lettori (da wikipedia).


Quel che dissero i cinquant'anni

Quand'ero giovane erano i vecchi i miei maestri.
Lasciai fuoco per forma fino a spegnermi.
Soffrivo come un metallo che fosse forgiato.
Andavo a scuola dai vecchi per imparare il passato.

Ora che sono vecchio ho per maestri i giovani.
Quel che non può modellarsi dev'essere infranto o piegato.
Lezioni mi torturano che riaprono antiche suture.
Vado a scuola dai giovani per imparare il futuro.

Robert Frost


gemiti infiniti
su assi cartesiane
per creare andamenti
per vedere le cose...

venerdì 6 settembre 2013

Poesia e riflesso celeste

Amore

Il terreno, grazie a te,
piacevole, diventò
celeste.
Poi
il celeste, grazie a me,
piacevole, diventò
umano.

Juan Ramon Jimenez


fredde rade,
un mare calmo,
soffia una brezza...


Celeste
è la denominazione di una delle gradazioni del colore blu.
Come indica il nome, è un tentativo di riprodurre il colore del cielo sereno.
È una delle gradazioni più in uso in qualsiasi ambito come moda, confezionamenti, design degli interni e altri (wikipedia).
Gradazioni di celeste
colorenomeCMYKRGBHEX
celeste puro030000000000178255255B2FFFF
celeste polvere010000000000230255255E6FFFF
celeste pallido020000000000204255255CCFFFF
celeste velato020010010000204230230CCE6E6
celeste opaco05002002000012820420480CCCC

giovedì 5 settembre 2013

Descrizione, poesia e riflesso

Il mantello (dal latino mantellum “velo”)

è un indumento senza maniche e di varia lunghezza, in alcuni casi munito di cappuccio, che si indossa sulle spalle e agganciato al collo.
Si porta sopra gli abiti per proteggersi dal freddo, dalla pioggia o dal vento.
Benché fosse molto usato in passato, è ormai caduto in disuso (wikipedia).

Criptico

Consapevoli scelte,
ingombrante fardello,
in un nulla mistico;
fuori le fronde divelte
stese come mantello
in un contesto euristico.

Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate

mercoledì 4 settembre 2013

Poesia e riflesso

Cravatte

come cravatte rosse verso il cielo
si affacciano le fiamme al davanzale
incartando i gerani con il fumo.
e un camion grosso con la pancia d'acqua
alza la gamba posteriore e spegne
e hanno salvato il gatto per fortuna
la vecchia no, faceva grida indegne.
 Guido Oldani

 




multicolori aspetti,
geometrie consuete
eppure vasti campi
e menti lontane...

martedì 3 settembre 2013

Trsitezza


La tristezza è un'emozione contraria alla gioia e alla felicità.
Essa può essere provata in condizioni normali, durante la vita di tutti i giorni, oppure a causa di un evento particolarmente drammatico, come una perdita o un lutto.
Il momento della tristezza rappresenta l'incontro tra il desiderio e i suoi limiti propri.
Non è l'esterno che in qualche modo delimita il desiderio, bensì questi limiti sono costitutivi del desiderio stesso.
Accettare la propria limitatezza aiuta in qualche modo a superare la tristezza.
Questo sentimento è proprio soprattutto degli artisti, che cercano continuamente di superare sé stessi. Molti pittori, poeti, musicisti hanno prodotto le loro migliori opere in momenti di grande tristezza e malinconia (per inciso, Tristezza - o Tristesse - è il titolo della romanza tratta dallo Studio Op. 10 n. 3 per pianoforte di Fryderyk Chopin).

La tristezza è un sentimento fisiologico se limitato ad occasioni circoscritte.
Se questa situazione perdura per lunghi periodi si parla di depressione.
La tristezza non è direttamente collegabile alla depressione, può essere intesa come l'inizio di un male fisico e mentale quale la depressione, per questo non è da sottovalutare.
La tristezza può essere anche portata dall'insoddisfazione o dal non aver effettuato o portato avanti nella propria vita scelte e decisioni significative.
Nel Vangelo di Luca (Luca 22:45) alcuni discepoli dormivano per la tristezza, questo esempio può farci soffermare sul potere in un certo senso invalidante di questo sentimento/emozione, che da semplice conseguenza può diventare causa di impotenza operativa e innestare un circolo vizioso (da wikipedia).


Tristezza

Quelli che ancor ieri ardevano
sono oggi votati alla morte,
cadono fiori su fiori
dall'albero della tristezza.

Li vedo cadere e cadere
come neve sul mio sentiero,
i passi più non risuonano,
il lungo silenzio s'approssima.

Il cielo non ha più stelle
non ha più amore il cuore,
tace l'opaca lontananza,
divenne il mondo vecchio e deserto.

Chi può proteggere il cuore
in questo tempo crudele ?
Cadono fiori su fiori
dall'albero della tristezza.

Hermann Hesse




e un vuoto incombe,
la bolla di sapone è rotta
frammenti sparsi a terra
come lacrime colorate...

lunedì 2 settembre 2013

Estate

L'estate è una delle quattro stagioni dell'anno.
Deriva il nome dal latino aestate(m), col significato di "calore bruciante", da aestus (come il greco aìthos) "calore", richiamando il caldo fastidioso.
L'estate astronomica ha inizio il giorno del solstizio d'estate, il 20 giugno o 21 giugno nell'emisfero boreale (nell'emisfero australe il 20 o 21 dicembre) e termina nel giorno dell'equinozio d'autunno (22 o 23 settembre e nell'emisfero australe il 20 o 21 marzo).
Si tratta del periodo dell'anno in cui il sole, raggiunto il suo punto più alto sull'orizzonte, il 20 giugno, inizia a scendere, fino al 23 settembre, giorno dell'equinozio d'autunno, quando la durata del giorno è uguale a quella della notte.
In media, durante l'estate astronomica, si raggiungono le temperature più alte nella seconda metà di luglio.
Meteorologicamente invece si considerano estate e inverno i periodi di tre mesi rispettivamente più caldi e più freddi: in tal modo primavera e autunno sono definiti come i periodi intermedi.
In tal senso l'inizio dell'estate meteorologica varierà da paese a paese in base, principalmente, alla latitudine (da wikipedia).


Dovrei paragonarti ad un giorno d'estate?
Tu sei ben più raggiante e mite:
venti furiosi scuotono le tenere gemme di maggio
e il corso dell'estate ha vita troppo breve:
talvolta troppo cocente splende l'occhio del cielo
e spesso il suo volto d'oro si rabbuia
e ogni bello talvolta da beltà si stacca,
spoglio dal caso o dal mutevol corso di natura.
Ma la tua eterna estate non dovrà sfiorire
nè perdere possesso del bello che tu hai;
nè morte vantarsi che vaghi nella sua ombra,
perchè al tempo contrasterai la tua eternità:
finchè ci sarà un respiro od occhi per vedere
questi versi avranno luce e ti daranno vita.

William Shakespeare,
Sonetto 18


luce e ombra,
via preclusa
e meta, quella agognata,
 ancora lontana...

domenica 1 settembre 2013

Aforisma

Datemi il silenzio
e sfiderò la notte.

Kahlil Gibran


io dormirò 
di un sonno lontano
quello che cerco
quello che ho perso...