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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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mercoledì 31 maggio 2017

Giorni di minime #57 con elucubrazione

 Paolart67
"elucubrazione 13"
Genere: astratto materico
Tecnica: acrilico e malta sabbiata

anche se pochi ancora leggono,
tenere duro, in un contesto monotono,
forse ripetitivo e ossessivo ma vero;
le elucubrazioni mentali affossano desideri
inespressi, anelati e silenti, profondi,
restate con me anime intense...
 
Gujil
 
 
 elucubrazióne
sostantivo femminile
 [dal lat. elucubratio -onis]
-TRECCANI-
 
cogitazione, meditazione, ponderazione, riflessione,
(non com.) rimuginamento, [per lo più futile e sterile]
(scherz., non com.) ponzamento.
 L’elucubrare; più com. in senso concr., opera di pensiero fatta con lunga e paziente cura: una dotta elucubrazione (per lo più iron., di lavoro molto meditato ed elaborato ma che non approda a nulla).
 
 

martedì 30 maggio 2017

Genetliaco



genetliaco
aggettivo e sostantivo maschile
[dal lat. genethliăcus, gr. γενεϑλιακός, der. di γενέϑλιος «natalizio»]
(pl. m. -ci)
-TRECCANI-

Aggettivo: propriamente, della nascita, che riguarda la nascita; anticamente era usato soprattutto con riferimento all’oroscopo: computi g.; astrologia g. (e genetliaci, s. m., erano detti coloro che compilavano gli oroscopi).
Nell’uso comune odierno, giorno genetliaco, o più spesso genetliaco
 
Sostantivo maschile: il giorno natalizio, il compleanno (ma è parola solenne, e si dice spec. di persone illustri, principi, sovrani, capi di stato, ecc.): il costume antico di celebrare il dì natalizio o g. delle persone insigni ... anche dopo la loro morte (Leopardi).
 
Nel linguaggio letterario: componimento genetliaco, carme genetliaco, scritto per onorare un compleanno.



Genetliaco
 
Forse non ebbi mai
contesto più consono e solo
rabbuiato concedo alla vita
una passo ancora verso la meta.
 
La china prospetta ormai
rapide discese in volo
concisi attimi, qualche salita,
ma liscia, quasi di seta.
 
Rivedo in assurdo via vai
i passi che rigano il suolo
di animata, convulsa partita
di piccolo, mediocre atleta.
 
quello che ancora io sento,
che sono...
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate

 



 Edward Kienholz
"Il Genetliaco"
1964
“Il genetliaco” è un tentativo di illustrare il momento esatto in cui inizia la vita.

Legno dipinto,
fibra di vetro,
metallo, vetro, gioielli, nastri, ossa,
pupazzi impagliati
ecc.

La donna giace impaurita e sofferente, oppressa dal ricordo dei racconti delle anziane esperte uditi in gioventù.
Quello che dovrebbe essere un compimento gioioso, si esaurisce in una dolorosa disperazione.
La bolla di plastica rappresenta un urlo, le frecce le spasmodiche sofferenze.
Un biglietto del marito ne spiega l’assenza.
La donna è completamente sola.
Da questa forte sofferenza deriva il ringiovanimento della donna e di tutta l’umanità.
Con questo pezzo Kienholz ha portato a termine un passaggio del suo stile: dalla raccolta sperimentale alla definizione e realizzazione, in termini sculturali, di un’idea prioristicamente concepita nella sua totalità.
Oggetti che non si trovavano e non si accumulavano più in previsione di un’improbabile utilità futura, ora con “Il genetliaco” e le opere successive hanno uno scopo e vengono utilizzati per completare un concetto globale (dalla rete).
 

lunedì 29 maggio 2017

Grido



Un grido
 
Fui per chiamarlo: – O mio fratello, vieni!
Non piangere per me quello ch'io piango
per altri. Lascia ch'io ti rassereni.
 
Ti tergerò le lacrime ed il fango
con mani indugïanti in puri gesti.
– Non t'amo, – ti dirò, ma: – ti compiango.
 
Lascia che dal tuo incubo ti desti,
per risvegliarmi io pure a poco a poco,
fin che in noi di dolore orma non resti.
 
Fui per dire: – Ed allor ci parrà un gioco
degno di riso questo mal vorace...
Ma in lui o in me non so che grido roco
 
negò: – Non voglio! Il mio soffrir mi piace!
 
Amalia Guglielminetti
 
 grido
sostantivo maschile
[der. di gridare] (pl. le grida, dell'uomo; i gridi, degli animali, o anche dell'uomo, se non considerati nel loro complesso).
-TRECCANI- 
- 1. a. [voce, suono inarticolato, parola, esclamazione e sim., emessa con forza: g. d'aiuto; g. di battaglia] ≈ (ant.) grida, (ant.) gridata, strepito, (non com.) strido, strillo, urlo, [di animale] verso. ↔ bisbiglìo, mormorìo, sussurro. b. [spec. al plur., insieme di voci e suoni levati da più persone] ≈ baccano, clamore, (ant.) gridata, (non com.) gridìo, schiamazzo, strepito, urla.
- 2. (estens.) [richiesta di aiuto, lamento, anche non espressi con la voce: il g. dei popoli oppressi] ≈ implorazione, invocazione, preghiera, richiesta, supplica.
- 3. [al plur., lavata di capo, sgridata: sentirai ora le g. del babbo!] ≈ rimproveri, strilli, urla.
- 4. [fama, moda e sim., solo in alcune espressioni]
▲ Locuz. prep.: all'ultimo grido [di moda, comportamento e sim., conforme alle tendenze più recenti: un abito all'ultimo g.] ≈ alla moda, dernier cri, trendy. ↔ fuori moda, out, superato; di grido [riconosciuto e apprezzato da tutti: un ristorante, uno scrittore di g.] ≈ alla moda, celebre, conosciuto, di fama, famoso, noto, rinomato. ↔ anonimo, ignoto, sconosciuto.
  
grido ancora, nel buio, da solo,
qualche volta piango e mi dispero,
ogni tanto sorrido sereno;
sono ancora io...

domenica 28 maggio 2017

Certezza tra poesia e significato


Certezza
 
Se ti parlo è per sentirti meglio
Se ti sento sono sicuro di capire
Se tu sorridi è per colmarmi di te
Se tu sorridi io vedo il mondo intero
Se ti stringo è per perpetuarmi
Se viviamo sarà tutto a piacere
Se ti lascio ci ricorderemo
Nel lasciarci noi ci ritroveremo.
 
Paul Éluard
da La fenice, 1951
 
 
certézza
sostantivo femminile
[der. di certo]
-TRECCANI-
 
-1. In senso soggettivo, e più com., conoscenza sicura di un fatto, convinzione, persuasione ferma: avere (la) c. di riuscire; raggiungere la c.; possedere la c.; con c., in modo sicuro, fuori di dubbio: affermare, sapere con c. o con tutta c., con c. assoluta; c. matematica, piena, totale, come quella che si può trarre da esatti calcoli matematici; c. morale, certezza non suffragata da prove oggettive, ma da profonda convinzione soggettiva e intuitiva.
-2. In senso oggettivo, il fatto di essere certo, sicuro, cioè pienamente rispondente al vero, oppure immancabile, garantito: la c. delle verità assolute; la c. della fede; dubitare della c. di un’opinione, di una teoria; avere, dare, raggiungere la c. del pane, del futuro, di un domani (espressioni queste che possono essere intese anche in senso soggettivo); Chi vuol esser lieto, sia, Di doman non c’è certezza (Lorenzo il Magnifico); c. di diritto, quella che lo stato democratico riconosce ai cittadini considerandoli tutti uguali davanti alla legge; c. della pena, la garanzia che la sentenza di colpevolezza emessa nei confronti di un imputato sia effettivamente eseguita (che il colpevole, in pratica, sconti effettivamente gli anni di carcere a cui è stato condannato).
 
vacillano le certezze,
di fronte al mare, alle montagne;
quando parlo, quando scrivo, sono,
ecco verità nascoste che affiorano...

sabato 27 maggio 2017

Libri


E se i libri da lontano
 
Sarete stanco, signor passeggero.
La notte è andata, e voi qui sul mio carro
tutta una tirata sotto le stelle.
Fa freddo? Queste che il rosa addolcisce
sono le mura di Recanati.
E queste le chiavi della città.
Entrate da solo, sarà affar vostro
orientarvi – il dedalo non è
nelle vie dove non si sente un grido
ma semmai nel cuore di chi sapete.
                            Il poco sole forse gioverà.                              
Penso che un paio d’ore basteranno
a farvi capire se questo viaggio
era opportuno o inutile. Se i libri
da lontano dicevano già tutto. 
Io intanto lego il carro a questi lecci
su cui insiste la luna (o cara luna…).
Siate calmo. Io v’aspetto. Mi direte.
 
Silvio Ramat
 
Un libro è un insieme di fogli stampati oppure manoscritti delle stesse dimensioni, rilegati insieme in un certo ordine e racchiusi da una copertina.
Il libro, usato per acquisire informazioni o anche per divertimento, è il veicolo più diffuso del sapere.
L'ambito delle opere stampate inclusi i libri è detto letteratura.
I libri sono pertanto opere letterarie e talvolta una stessa opera è divisa in più libri (o volumi).
Nella biblioteconomia e scienza dell'informazione un libro è detto monografia, per distinguerlo dai periodici come riviste, bollettini o giornali.
Un negozio che vende libri è detto libreria, termine che in italiano indica anche il mobile usato per contenere i libri.
La biblioteca è il luogo usato per conservare e consultare i libri.
Google ha stimato che al 2010 sono stati stampati approssimativamente 130 milioni di titoli diversi.
In alcune nazioni più ricche ai libri stampati si è affiancato l'uso di libri elettronici o e-book (da Wikipedia).
 
 tutti là, ordinati e soli,
scaffali in cui polvere e sogni stanno
assieme, come un abbraccio,
ogni tanto sfoglio, ogni tanto cerco...

venerdì 26 maggio 2017

Buenos Aires

Buenos Aires
è la capitale e la maggiore città dell'Argentina con 2.891.082 abitanti (14 milioni nell'area metropolitana).
È una delle più grandi metropoli sudamericane, la seconda in America Latina e la seconda dell'emisfero sud dopo San Paolo ed è sede di uno dei maggiori porti del continente.
È chiamata anche per brevità Baires.
Attorno alla città gravita circa la metà della popolazione argentina, l'area metropolitana di Buenos Aires conta infatti 14 391 538 abitanti. Buenos Aires è stata fondata nel 1580 da Juan de Garay e successivamente fece parte del Vicereame del Perù.
Nel 1776 fu designata capitale del Vicereame del Río de la Plata, che si era appena costituito, dal re di Spagna.
Durante la prima delle invasioni britanniche, avvenuta nel 1806, la città fu occupata dalle forze britanniche e rimase per 45 giorni sotto la bandiera del Regno Unito.
Nel 1810 ci fu la Rivoluzione di Maggio, che spodestò il viceré e diede inizio alla guerra d'indipendenza. Nel 1880, sotto il governo di Nicolás Avellaneda, fu federalizzata, e la città venne separata dalla provincia omonima che la circonda.
La "Grande Buenos Aires" è stata una delle principali destinazioni del processo di immigrazione che ha riguardato l'Argentina dalla fine del XIX secolo (da Wikipedia).


Buenos Aires

Ti cercavo una volta nei confini
che toccano la sera e la pianura,
nel cancello che serba una frescura
antica di verbene e gelsomini.

Eri nella memoria di Palermo,
nella mitologia del suo passato
(mazzo di carte e pugnale) e nel bronzo
aureo dei vani battenti, adornati
tutti con mano e anello. Ti sentivo

nei cortili del Sud, nella crescente
ombra che va sfumando lentamente
il suo disegno, mentre muore il giorno.

Ora sei in me. Sei la mia vaga sorte,
sei le cose che estinguerà la morte.

Jorge Luis Borges
Le più belle poesie
traduzione di Francesco Tentori Montalto
 
 
Il cuore di Buenos Aires, con un'atmosfera più europea che sudamericana, è caratterizzato da strade animate, sontuosi viali, caffè vecchio stile e ristoranti di classe.
È una città dove tragedia ed euforia si mescolano.
Una capitale esuberante e cosmopolita, i cui abitanti sono rinomati per l'eleganza e l'atteggiamento altero, mantenuti anche nei periodi di avversità.
Al viaggiatore Buenos Aires ha sicuramente molto da offrire.
Passeggiate lungo le sue vie acciottolate e lasciatevi incantare dall'architettura un po' decadente, che testimonia ancora dei fasti del passato, e dalle abitazioni di lamiera ondulata dipinte con colori vivaci; discutete di politica mondiale e di fútbol (calcio) in qualche suggestivo caffè d'epoca e poi godetevi una delle deliziose bistecche per le quali l'Argentina è rinomata, così da fare il pieno di energia per una lunga notte di divertimenti. (dalla rete) 
  
le città mai viste, quelle desiderate,
in un sudamerica così nostro,
pieno di fazzoletti bianchi,
era l'onda di ieri...

giovedì 25 maggio 2017

Quiete irreale

RENATO NATALI  
(Livorno, 1883 - 1979)
"Quiete lunare"
Quiete lunare 

Nel gemmeo seren del firmamento
La luna tersa, radiosa, brilla,
E gli ermi campi innonda e la tranquilla
Immensita del suo lume d’argento.
 
Fronda non trema, e non trafiata il vento,
Muto fra l’erbe il picciol rio sfavilla;
Un usignuolo innamorato trilla
Sopra una rama il suo dolce lamento.
 
In fondo al ciel due nuvolette stanche
Vanno insieme aliando, e d’un leggero
Sogno in balia mutan l’aeree forme.
 
Laggiu laggiu, con le sue croci bianche,
Co’ suoi negri cipressi il cimitero
Nella quiete luminosa dorme.
 
Arturo Graf
 
 quiète
sostantivo femminile
[dal lat. quies -etis]
-TRECCANI-
 
1.- Lo stato di ciò che è fermo rispetto a un sistema di riferimento; immobilità. Con questo senso, si contrappone di solito a moto, spec. nella fisica: un corpo in q.; passaggio dallo stato di q. allo stato di moto; in grammatica e nella lessicografia, verbi di q. e verbi di moto, soprattutto con riguardo alla reggenza di complementi di luogo. Nell’uso corrente, con valore relativo (più vicino a calma): la q. dell’aria, quando non spira vento; il mare era in q. perfetta, senza onde o increspature.
Giuseppe Siniscalchi
"Quiete sotto la luna"
2013
2. - a. Stato di tranquillità esterna, non turbata da movimenti, da rumori molesti, da alcuna agitazione: la quiete notturna; la quiete dei campi nelle ore meridiane; c’è una gran quiete quassù; sovrumani Silenzi, e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo (Leopardi); La quiete dopo la tempesta, titolo di uno dei canti di Giacomo Leopardi, del gruppo dei «grandi idillî».
b.- In senso più soggettivo, condizione di tranquillità esterna che permette il riposo del corpo, o che dà serenità allo spirito, che rende possibile la vita regolare e un lavoro ordinato: essendo ... le cose de’ longobardi prospere e in q. (Boccaccio); turbare, disturbare la q. pubblica (anche come reato, disturbo della q. pubblica, denominazione ancora com. nell’uso corrente ma sostituita nel codice vigente da «disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone», punito come contravvenzione); la q. domestica; la q. del convento; ritirarsi nella q. e nella solitudine; il malato ha bisogno di q.; finalmente potrò lavorare con un po’ di q.; non si ha mai un momento di q. in questa casa.
Talora indica più specificamente la tranquillità, la pace dello spirito: è un mezzo amante della q.; desidero solo un po’ di q.; il dubbio, il rimorso non gli dava q. (più com. pace o requie); lo faccio per la q. della mia coscienza. Per preghiera o orazione di quiete, v. quietismo.
c.- Il riposo assoluto, la pace eterna della morte: la q. del sepolcro; i sacerdoti in tanto Quïete a l’alma gli pregâr co ’l canto (T. Tasso); Forse perché della fatal quïete Tu sei l’immago a me sì cara vieni O Sera! (Foscolo).
 
la quiete, quella cercata, voluta,
quell'istante di sereno abbandono,
quel momento di facile respiro;
poi tornano, rientrano, ricomincia...
 

mercoledì 24 maggio 2017

Inquietudine

niente di più

inquietudine del fuoco
cascata biancogrigia
i capelli arruffati di mia madre
quando li pettina sono divisi a metà
la tristezza irrompe dalla finestra
finire di sognare finire di dormire
giungere alle cattedrali con l'ultimo
giro di ruote

come fondo di un mosaico la mano
screpolata sul manico di una pala
può essere la mia un crimine
e un bel dono
janek joanna anna
bisbiglia lo stelo autunnale
come mai negli occhi umidi
quella rossa brace
 
così mi ha marcato il segno
andando a fondo vedo nell'abisso
vedo chi i miei giorni sgrossa
dal dolore e dalle cifre

non risolveranno niente
colonne ardenti in fila
si stendono
c'è la falce
soffierà un forte vento
- 1936 -
 
Jósef Czechowicz
Il visionario di Lublino
traduzione di Paolo Statuti
 
Girolamo Peralta
"Inquietudine"- 2012

inquietudine
in·quie·tù·di·ne/
sostantivo femminile
 
1.- Stato o motivo di insistente, ansioso turbamento.
2.- arcaico. Inquietezza fisica o morale.
 
Origine: Dal lat. tardo inquietudo -ĭnis, der. di inquietus ‘inquieto’.
 
parliamo di inquietudini, tristezze,
agitati come non mai, come sempre;
un viaggio verso l'anima e il cuore
ritrovarsi a perdersi ancora... 

Inquietudine
Olio 80 x 60 cm - Girolamo Peralta - Anno realizzazione: 2012
Note sull'opera:
Il quadro rappresenta l'inquietudine, l'irrequietezza che ti prende senza un motivo razionale e stai lì, ad aspettare qualcosa che non sai!!!

 

martedì 23 maggio 2017

Giorni di minime #56




 ancora, rosso, scarlatto,
sui fiori, sulle cose;
io vedo solo tristezza, inutilità,
mi pento, mi dolgo, il dolore
compagno solitario e continuo..
Gujil

lunedì 22 maggio 2017

Incubo! (?)

Renato Guttuso
"Nudo femminile"
Incubo
 
Io non so, ma mi sembra che qualcosa
d' ostinato e indicibile m' insegua;
mi sembra che una forma misteriosa
mi pedini, che non mi lascia tregua:
 
qualche cosa così lussuriosa
da infiammare il mondo che la segua,
una cosa indecisa ed orgogliosa
che allor che sto afferrandola dilegua.

Indarno chino il capo tra le mani
sugli incunabuli veneziani
ornati dal velino e da l'alluda,

poiché le poesie belle ingombra
implacata continuamente l'ombra
d' una donna procace tutta ignuda.
 
Corrado Govoni
 
 


Renato Guttuso
"Nudo sdraiato di schiena"
L'incubo è un tipo di sogno che si presenta in modo angosciante e a volte è accompagnato da una sensazione di oppressione al petto e/o da difficoltà respiratorie. È a tutti gli effetti un disturbo del sonno ed è considerato una parasomnia relativa al sonno REM.

Gli incubi si mostrano con rapidi movimenti oculari (REM significa, appunto, "Rapid Eye Movement"), senza altri movimenti del soggetto.

Eventuali movimenti involontari del corpo possono svegliare il dormiente, interrompendo così la sensazione di paura insita negli incubi.
L'individuo svegliatosi da incubo tende a non riaddormentarsi, temendo, più o meno inconsciamente, di rivivere la brutta esperienza.

Gli incubi sono più frequenti tra i 4 e i 12 anni di età, tendendo poi a diminuire con l'età.

Noemi Pozzolini
"Nudo di schiena"
Fino al XVIII secolo, gli incubi erano considerati causati da stregonerie con le creature malefiche che si appoggiavano al petto del dormiente.

Il termine infatti deriva da "incubare", atto che richiama l'immagine dello spirito maligno che cova sul petto del dormiente.
Tra il XIX e il XX secolo, invece, si tendeva a dare la colpa alla cattiva digestione.
Oggi sappiamo che essi possono essere provocati da agenti fisiologici, come febbre alta, oppure psicologici, come ansia e stress (da Wikipedia).

è un periodo di brutti sogni,
quasi incubi costanti, notturni;
il petto si schiaccia e il respiro,
diventa sospiro, anelito...


domenica 21 maggio 2017

Giorni di minime #55 ...con perché


 che senso ha?
perché?
per chi?

questo scrivere quotidiano,
questo postare pensieri e situazioni;
a volte mi chiedo se continuare,
mi domando e non mi so rispondere...

Gujil


perché
[grafia unita di per che].
 - TRECCANI -

- ■ congiunzione
1.- [in prop. interr. dirette o indirette, per chiedere il motivo per cui si verifica un dato fatto, o anche lo scopo per cui si fa qualcosa: p. non siete venuti alla festa?; spiegami p. te ne sei andato] ≈ come mai.
2.- [come cong. causale, per introdurre una prop. secondaria con il verbo all'indic.: ho portato l'ombrello, p. quando sono uscito di casa il tempo era minaccioso] ≈ (lett.) ché, dal momento che, (ant.) dappoiché, dato che, giacché, in quanto (che), per il fatto che.
3.- [con valore causale, ma in funzione di pron. relativo: non c'era motivo p. se ne andasse così all'improvviso] ≈ per cui, per il quale.
4.- [come cong. finale, per introdurre una prop. secondaria con il verbo al cong.: gli scrissi p. si ricordasse della promessa fattami] ≈ affinché.

sostantivo maschile, invar.
1.- [ciò che determina o origina qualcosa: se ha agito così, ci sarà un p.] ≈ (lett.) cagione, causa, motivazione, motivo, ragione, scopo.
2.- (estens.) [enunciato con cui si chiedono spiegazioni, chiarimenti: i p. dei bambini] ≈ domanda, dubbio, interrogativo, quesito, questione.

sabato 20 maggio 2017

Felicità

Felice chi è diverso
Essendo egli diverso
Ma guai a chi è diverso
Essendo egli comune

Sandro Penna
 
 Molte ricerche mettono in luce come essere felici abbia notevoli ripercussioni positive sul comportamento, sui processi cognitivi, nonché sul benessere generale della persona.
 
Chi sono le persone felici?
 
Gli studi che hanno cercato di rispondere a questa domanda evidenziano come la felicità non dipenda tanto da variabili anagrafiche come l'età o il sesso, né in misura rilevante dalla bellezza, ricchezza, salute o cultura.
Al contrario sembra che le caratteristiche maggiormente associate alla felicità siano quelle relative alla personalità quali ad esempio estroversione, fiducia in se stessi, sensazione di controllo sulla propria persona e il proprio futuro (dalla rete).
 
 


felicità raggiunta o solo sfiorata,
serene sere d'estate, afose;
arrivano penosi ricordi, cose
di tempi passati, remoti, felici...