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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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giovedì 21 novembre 2024

Pastello del freddo

Pastello del freddo
 
I grigi di fiumi solcano
terre imbrunitedi nubi,
le luci a fatica bucano
la densa coltre di nebbia
rimane nel cuore un dolore
sordo, e l'anima geme,
sul capo insiste e preme
ricordo di antico splendore.
In attesa del gelo mi piego,
socchiudo lo sguardo, prego.
 
Anonimo
del XX° Secolo
Poesie ritrovate

Freddo si riferisce alla carenza o all'assenza totale di calore; si usa spesso per descrivere le condizioni di un ambiente o di un clima (oggi fa freddo) o per indicare la stagione invernale (è arrivato il freddo; ai primi freddi), oppure per riferirsi alla sensazione che si prova a causa della temperatura (dalla rete).

domenica 17 novembre 2024

Foglie

Le piante vanno incontro ad un processo di invecchiamento programmato, una serie di reazioni che progressivamente vanno a scomporre la clorofilla e a limitare acqua e nutrienti alle foglie facendole cambiare colore, seccare e infine cadere.
(dalla rete).

Foglie

Quanti se ne sono andati…
Quanti.
Che cosa resta.
Nemmeno
il soffio.
Nemmeno
il graffio di rancore o il morso
della presenza.
Tutti
se ne sono andati senza
lasciare traccia.
Come
non lascia traccia il vento
sul marmo dove passa.

colori foglie stagioni 

Come
non lascia orma l’ombra
sul marciapiede.
Tutti
scomparsi in un polverio
confuso d’occhi.

Un brusio
di voci afone, quasi
di foglie controfiato
dietro i vetri.
Foglie
che solo il cuore vede
e cui la mente non crede.

Giorgio Caproni

Foglie in balia del vento cadono
gli alberi sono sagome indistinte;
i cari nostri che ci hanno corrisposto
affiorano nei lamenti e nelle doglie...
 
L'autunno è una stagione estremamente affascinante: il processo con cui le foglie cambiano colore e cadono con leggiadria è un vero e proprio spettacolo della natura. Si tingono delle tonalità tipiche di questa stagione, virando dal giallo intenso al rosso profondo, passando per l'arancione, il magenta e il viola grazie a pigmenti vegetali chiamati carotenoidi, xantofille e antociani. Non c'è poeta che non abbia citato questa stagione o pittore che non l'abbia rappresentata nelle sue mille sfumature (dalla rete).

sabato 16 novembre 2024

Fiume di pietà per la nazione

Pietà per la nazione
(alla maniera di Kahlil Gibran)

Pietà per la nazione i cui uomini sono pecore
E i cui pastori sono guide cattive
Pietà per la nazione i cui leader sono bugiardi
I cui saggi sono messi a tacere
E i cui fanatici infestano le onde radio
Pietà per la nazione che non alza la propria voce
Tranne che per lodare i conquistatori
e acclamare i violenti come eroi
E che aspira a comandare il mondo
Con la forza e la tortura
Pietà per la nazione che non conosce
Nessun’altra lingua se non la propria
Nessun’altra cultura se non la propria
Pietà per la nazione il cui fiato è denaro
E che dorme il sonno di quelli
con la pancia troppo piena
Pietà per la nazione Oh pietà per gli uomini
Che permettono che i propri diritti vengano erosi
e le proprie libertà spazzate via
Patria mia, lacrime di te
Dolce terra di libertà!

Lawrence Ferlinghetti

"Mala tempora currunt..." ora
e tutto distorce e si infredda;
rimane Novembre che scorre
come placido fiume di nebbia...
  
La natura nella quale ci si immerge, ora un massiccio di montagna, ora il vasto mare di nebbia, rappresenta la poetica del sublime e del bello, che si innescano come moto dell'anima al cospetto della magnificenza e all'imponenza del paesaggio (dalla rete).

sabato 14 settembre 2024

Api

 Ape

Ciò che di te si dice, anima mia,
Forse vero sarà, ma non mi cape:
Più che uno spiritel, credo che un’ape,
Una vaga, inquïeta ape tu sia.

E un’ape aristocratica, che in seno
A’ più soavi e cari fior si posa,
E dal candido giglio e dalla rosa
Sugge — non miele, ah no! sugge veleno.

Arturo Graf

"Quando l’ultima ape morirà,
all’uomo resteranno
4 anni di sopravvivenza",
ha predetto il grande fisico
Albert Einstein
Questo preasagio non può che farci rabbrividire.

Quando l'ultima ape...
il pensiero rabbuia la vita;
i fiori, la frutta, nel sole,
così sappiamo da sempre...

mercoledì 4 settembre 2024

Tra risorgive e fontanili

44

Campagna mia, sabina o tiburtina
(ma chi non ha cuore di ferirmi sostiene
che tu sei tiburtina, anche se gli altri
per dirti sabina darebbero ogni cosa),
sabina dunque o tiburtina come è vero,
con gioia sono stato lí nella tua villa
fuori Roma a liberarmi di quella tosse
maledetta che certo ho ben meritato
per l'ingordigia di gustare un pranzo splendido.
Volevo godermi la tavola di Sestio:
mi son dovuto leggere un discorso livido
e velenoso contro Anzio, suo rivale.
Di colpo mi scoppia un raffreddore, una tosse
secca, finché non son fuggito qui da te
per curarmi con riposo e decotti.
Ora sto bene e posso quindi ringraziarti
di non aver punito la mia colpa.
Se dovessi subire ancora i suoi libelli,
voglio che il loro lievore procuri a lui,
non a me, brividi e tosse: quello m'invita
solo per leggere i suoi maledetti scritti.

Publio Valerio Catullo

Ora che ci penso ho perso da tempo
 il mio fontanile, nascosta campagna;
risorgive tranquille, fresco rifugio
all'afa estiva di questa pianura... 
 
Con “risorgiva” si intende un affioramento naturale dell’acqua presente nella falda acquifera. Le acque scendono nel sottosuolo in aree prealpine e affiorano nuovamente in pianura. 
Con il termine “fontanile” s’intende l’artificio con cui una risorgiva viene imbrigliata e quindi gestita: il termine fa chiaramente riferimento a “fontana” che, comunemente si riferisce ad artefatti che hanno lo scopo di captare e convogliare acque sotterranee o affioranti.
(dalla rete)
 

sabato 27 luglio 2024

Ermetico

Silenzio stellato

E gli alberi e la notte
Non si muovono più
Se non da nidi. 

Giuseppe Ungaretti

 A volte l'ermetismo assoluto e totale tipico del poeta Giuseppe Ungaretti non lascia il benchè minimo posto all'introspezione.
Abbiamo a che fare c
on versi fatti di poche e precise parole che ciascuno di noi può interpretare come meglio crede.

Intesa raggiunta col cuore
di notte il caldo riaffiora le preci
che mai, in nessun caso mai
disposi nei letti di allora...

mercoledì 24 luglio 2024

Realtà non poesia

Poesia e realtà

L'anima mia è come l'usignuolo,
che canta canta sopra il biancospino
fiorito, inebbriandosi al suo canto,
come preso in un vortice di sogno
come in preda ad un fascino maligno;
e non s' accorge che, sotto la siepe,
lo fissa e attira, coi suoi occhi molli,
l'immondo rospo a bocca spalancata,
ove presto avran fine e canto e sogno.

Corrado Govoni


Le labbra leggono ver
si scorti
nel contegno morale di chi vede
passare il segno che preclude
ai molti il vero, il giusto...
 
I rospi sono animali carnivori opportunisti, non cacciano le loro prede come fanno altri animali, semplicemente le aspettano nascosti, in attesa che queste si avvicinino a sufficienza perché i rospi le catturino con la loro lunga lingua appiccicosa per poi ingoiarle intere.
L'alimentazione dei rospi varia a seconda della specie.
I rospi comuni, di piccole dimensioni, mangiano insetti di ogni tipo, vermi, ragni e chiocciole; altre specie si cibano di pesci.
Le specie più grandi si alimentano di serpenti piccoli, lucertole, uccellini e roditori.
Insomma i rospi si alimentano delle prede che a seconda dei casi sono in grado di catturare.

(dalla rete)
 

sabato 22 giugno 2024

Rissa tridattila (gabbiano pelagico)

La notte lava la mente.

Poco dopo si è qui come sai bene,
file d’anime lungo la cornice,
chi pronto al balzo, chi quasi in catene.

Qualcuno sulla pagina del mare
Traccia un segno di vita, figge un punto.
Raramente qualche gabbiano appare.

Mario Luzi

Il gabbiano tridattilo (rissa tridattila), abbastanza raro nelle aree meridionali, ma estremamente comune al Nord è noto per essere l'unica specie che vive in alto mare, torna a terra solamente per riprodursi.
Il gabbiano tridattilo nidifica sulle sporgenze delle falesie a picco sul mare; occasionalmente anche su edifici e su distese rocciose o sabbiose indisturbate, è una specie essenzialmente pelagica; pelagico è un aggettivo che si riferisce al mare aperto (alto mare), alla sua fauna, al suo ambiente di sedimentazione e alla sua zona geologica.
(dalla rete)

File umane imperturbabili scorrono
tratti di strada insieme ai segni;
rocambolesche situazioni perdurano
e la mente vacilla, impavida, sola...

venerdì 10 maggio 2024

Ignorabimus...


Ignorabimus

Certo un mistero altissimo e più forte
dei nostri umani sogni gemebondi
governa il ritmo d'infiniti mondi
gli enimmi della Vita e della Morte.

Ma ohimè, fratelli, giova che s'affondi
lo sguardo nella notte della sorte?
Volere un Dio? Irrompere alle porte
siccome prigionieri furibondi?

Amare giova! Sulle nostre teste
par che la falce sibilando avverta
d'una legge di pace e di perdono:

«Non fate agli altri ciò che non vorreste
fosse a voi fatto!». Nella notte incerta
ben questo è certo: che l'amarsi è buono!

Guido Gozzano

Scema l'amore al sogno perso
di un dì ritrovati amanti e spersi
nell'ingnoranza affimera e certa
di attimi dissacranti e languidi...

 

Ignoramus
et
ignorabimus

〈... in’n’oràbimus
Aforisma latino  
(«ignoriamo e ignoreremo»)
pronunciato dal fisiologo tedesco 
Emil Du Bois-Reymond 
in una sua conferenza del 1880 
e diffuso poi nel linguaggio filosofico 
per indicare lo spirito di agnosticismo scettico 
nei riguardi delle superiori verità metafisiche, 
proprio del positivismo 
-TRECCANI-.

martedì 7 maggio 2024

I Salici

Il salice è un albero deciduo che può raggiungere un’altezza media di 10-15 metri, anche se in alcuni casi può crescere fino a 25 metri.
Una delle caratteristiche distintive del salice è la forma dei suoi rami, che sono penduli e sottili.

Questa caratteristica è particolarmente evidente nelle varietà ornamentali del salice, dove i rami pendono verso il basso conferendo all’albero un aspetto unico e suggestivo.
Questa particolare conformazione conferisce al salice piangente un portamento elegante e delicato, che si distingue dagli altri alberi.

Sotto il salice

Sovra la cristallina
Spera d’acqua lucente
Un salice piangente
Le verdi chiome inclina
Melanconicamente.

E baciata dall’onde,
Tra quelle verdi chiome,
Una croce, siccome
Vergognosa, s’asconde,
Logora e senza nome.

La croce ignuda e brulla,
Senza un ricordo, un fiore,
La croce, o mie signore,
D’una bella fanciulla
Morta pazza d’amore.

Morta in quell’acqua cheta
Un mattino d’aprile,
Un mattin che lo stile
Di sua doglia secreta
Passolle il cor gentile.

Più di lei non favella
Anima nata: è corta
La sua storia: che importa
S’ella amò, se fu bella?
Son tant’anni ch’è morta!

Non è chi pianga e l’ami;
Solo di quando in quando
Il zeffiro passando
Fra que’ pallidi rami
Scioglie un gemito blando.

Cinta di pruni in giro,
L’acqua chiara e tranquilla,
Come una gran pupilla
Guarda il ciel di zaffiro
E sotto al ciel sfavilla.

Passa nell’alto il sole,
Passa la bianca luna:
Cadono ad una ad una
L’aride fronde sole
Sovra la croce bruna.

Arturo Graf

L'albero a cui bimbo ristetti
a gioir dell'ombra, insicuro
e solo con il naso in aria
a immaginare cavalli e Re....
 
Le foglie del salice sono di forma lanceolata e di colore verde intenso, mentre i fiori sono piccoli e riuniti in infiorescenze pendule. 
Il salice è una pianta appartenente alla famiglia delle Salicacee, che comprende più di 300 specie legnose. Queste piante sono principalmente presenti nell’emisfero boreale, lungo i corsi d’acqua e i laghi. 
Le piante della famiglia delle Salicacee sono caratterizzate dai fiori mancanti di calice e corolla, che sono unisessuali e riuniti in amenti. Il frutto di queste piante è una capsula, mentre i semi sono provvisti di un ciuffo di peli alla base. 
I salici sono piante molto adattabili e sono in grado di crescere in diverse condizioni ambientali. Sono spesso trovati lungo i margini dei corsi d’acqua, dove le loro radici possono raggiungere l’acqua sotterranea. Questa caratteristica li rende particolarmente utili per la stabilizzazione delle rive dei fiumi e dei laghi, in quanto le loro radici aiutano a prevenire l’erosione del suolo.
(dalla rete)

sabato 13 aprile 2024

Veccia e papavero nel campo di grano

Bellezza

Il campo di frumento è così bello
solo perchè ci sono dentro
i fiori di papavero e di veccia ;
ed il tuo volto pallido,
perchè è tirato un poco indietro
dal peso della lunga treccia.

Corrado Govoni

Veccia

Nome volgare attribuito a parecchie leguminose selvatiche dei generi Lathyrus, Lotus e Vicia (famiglia Fabacee), e particolarmente alle specie coltivate.
Comunissima anche allo stato spontaneo e rappresentata da molte varietà è Vicia sativa , che ha fusti angolosi, foglie paripennate terminanti con un viticcio, fiori porporini, legumi compressi e semi bruni; è volgarmente chiamata veccia comune o veccia nera.
-TRECCANI-

Il rosso papavero invece è un fiore che conosciamo tutti.
 
 
 
Che ne sai tu? di un
campo di grano... poesia
un canzone di significato
qualche anno è passato...
 

lunedì 25 marzo 2024

Erythronium dens-canis

Quando la fioritura dei crochi primaverili volge al termine, il sottobosco dei castagneti e faggeti, ancora molto luminoso, si ricopre di fiori variopinti. Per esempio lo puoi trovare cosparso di piccoli fiori che sembrano dei piccoli gigli con alla base delle foglie verdi cosparse di numerosi e diffuse macchie biancastre.
L’eritronio o dente di cane (pare che questo singolare nome sia dovuto alla forma del bulbo), è una fioritura piuttosto comune specie nei boschi del Nord Italia, assente invece nel Centro-Sud.

Con l’ingenuità del neofito, osservando i lunghi petali ripiegati all’indietro verso l’alto, molti pensano si tratti di una sorta di ‘ciclamino selvatico’
Le somiglianze superficiali spesso traggono in inganno, perché eritronio e ciclamino non sono per nulla imparentati, neanche alla lontana. Il ciclamino appartiene alla famiglia delle primulaceae, dicotiledoni, e la sua radice è un tubero; l’eritronio è una liliacea, monocotiledone, con radice a bulbo.

Dente di cane

Schiva presenza del bosco
rivedo tra tanti fioriti svettare
nell'umida fertile nombra
un solitario dente di cane.
 
Bellezza elegante nel verde
di un sottobosco festoso
di primaverili germogli
mi osserva nel mio cammino.
 
Anonimo 
del XX° Secolo
poesie ritrovate

Il dente di cane è una delle piante più antiche, apparso nell’era cenozoica o terziaria ed anche una delle prime a fiorire alla fine dell' inverno.
Un bellissimo ed elegante fiore precoce che può ricordare, per la sua forma, un ciclamino ed un giglio esotico, che fa capolino dalla terra, in un commovente annuncio di fine inverno ed inizio di primavera
.
Il dente di cane o erythronium denis canis appartiene alla famiglia delle liliacee; è una piccola pianta perenne, alta pochi centimetri (da 10 a 20 cm.), elegante, precoce e rustica.
I bulbi della stessa sono avvolti da tunica membranosa bruna. Dai bulbi nascono due foglie allungate di un color verde scuro macchiate di rosso brunastro.
Ogni pianta produce un unico fiore solitario, pendulo, con sei tepali di color rosa violaceo che si rivolgono all’indietro.
La sua fioritura avviene verso la
fine dell'inverno e l'inizio della primavera tra marzo ad aprile.

Il frutto del dente di cane tende aa apparire solitamente come una capsula obovata che presenta degli spigoli decisamente ottusi.

Anche se la pianta è protetta i bulbi di dente di cane sono commestibili, come anche le foglie. I bulbi si possono raccogliere tutto l’anno, mentre le foglie in primavera. Meglio però raccogliere prima della fioritura. I bulbi si usano cotti e crudi nei minestroni, nelle frittate e nelle insalate. Le foglie invece meglio consumarle cotte, anche pastellate.
Nel paese del sol levante, il Giappone, dai bulbi di dente di cane si estrae un amido impiegato nelle paste alimentari, infatti la pianta contiene amidi e vitamine.

(dalla rete)
.

giovedì 21 marzo 2024

Nebbia

Nebbia

Qui il traffico oscilla
sospeso alla luce
dei semafori quieti.
Io vengo in parte
ove s’infolta la città
e un fiato d’alti forni la trafuga.
Chiedo al cuore una voce, mi sovrasta
un assiduo rumore
di fabbriche fonde, di magli.

E il tempo piega all’inverno.
Io batto le strade
che ai giorni delle volpi gentili
autunno di feltri verdi fioriva,
i viali celesti al dopopioggia.
Al segno di luce si libera il passo
e indugia l’anno, su queste contrade.

S’illumina a uno svolto un effimero sole,
un cespo di mimose
nella bianchissima nebbia.

Vittorio Sereni 

La nebbia è una nuvola a bassa quota che si forma per la condensazione del vapore acqueo nell'aria.

Primavera alle porte rivedo
la nebbia che offusca la vita;
nel contemplare troppo infinito
s'inciampa a volte col cuore...

giovedì 14 marzo 2024

Mistero

Mistero

O farfallina nata con l'aurora,
o destinata a sparire fra un'ora
come i fiori, che vivon cosi brevemente
che si può dire
si schiudono soltanto per morire ;
grano di stella, palpito di luce ;
ti crea l'uragano che travolge e romba,
o una goccia di pioggia ti produce?
Tu, forse, sai perchè sì nasce, si ama e muore,
tu che hai la culla, il letto e la tua tomba
nel profumato calice d'un fiore.

Corrado Govoni

 

Mistero 

 Il mistero è un fatto, un aspetto o un fenomeno che non si può spiegar chiaramente o che non si può penetrare, o che è tenuto nascosto o esoterico.
Il termine deriva dal verbo mýein 'chiudere', che indica anche il culto esoterico sia nell'antica Grecia che nell'antica Roma.

Mistero
è un termine che indica una realtà o verità nascosta, sacra o inspiegabile, o anche un atteggiamento di segretezza o enigma.

(dalla rete)

Poeticamente assurdo mi pena
nel cor un afflato di mistero;
sentirsi quando il tempo incalza
rincorrendo un passato lontano...
 

mercoledì 28 febbraio 2024

Cervus elaphus

Il Cervo

Non odi cupi bràmiti interrotti
di là del Serchio? Il cervo d’unghia nera
si sèpara dal branco delle femmine
e si rinselva. Dormirà fra breve
nel letto verde, entro la macchia folta,
soffiando dalle crespe froge il fiato
violento che di mentastro odora.
Le vestigia ch’ei lascia hanno la forma,
sai tu?, del cor purpureo balzante.
Ei di tal forma stampa il terren grasso;
e la stampata zolla, ch’ei solleva
con ciascun piede, lascia poi cadere.
Ben questa chiama «gran sigillo» il cauto
cacciatore che lèggevi per entro
i segni; e mai giudizio non gli falla,
oh beato che capo di gran sangue
persegue al tramontare delle stelle,
e l’uccide in sul nascere del sole,
e vede palpitare il vasto corpo
azzannato dai cani e gli alti palchi
della fronte agitar l’estrema lite!

Ma invano invano udiamo i cupi bràmiti
noi tra le canne fluviali assisi.
Tu non ti scaglierai nel Serchio a nuoto
per seguitar la pesta, o Derbe; e il freddo
fiume non solcherà duplice solco
del tuo braccio e del tuo predace riso,
fieri guizzando i muscoli nel gelo.
Inermi siamo e sazii di bellezza,
chini a spiare il cuor nostro ove rugge,
piú lontano che il bràmito del cervo,
l’antico desiderio delle prede.
Or lascia quello il branco e si rinselva.
Forse è d’insigni lombi, e assai ramoso.
Ei piú non vessa col nascente corno
le scorze. Già la sua corona è dura;
e il suo collo s’infosca e mette barba,
e fra breve sarà gonfio del molto
bramire. Udremo a notte le sue lunghe
muglia, udremo la voce sua di toro;
sorgere il grido della sua lussuria
udremo nei silenzii della Luna.

(Romena, 20 agosto 1902) 

Gabriele D'Annunzio

 
Il cervo è un animale misterioso e affascinante legato alla simbologia della rinascita per le sue corna che cadono in inverno per poi ricominciare a formarsi e crescere in primavera.  Il cervo nobile conosciuto anche come cervo europeo, cervo reale o cervo rosso è un mammifero erbivoro di grosse dimensioni appartenente alla famiglia dei cervidi.
 
Possenti animali agitano il bosco
umido fiato, ne sento il percorso;
Ricordi nel freddo di visioni passate
mi chiudo al pensiero e sospiro...
 
Questo animale selvatico può raggiungere notevoli dimensioni, i maschi hanno un’altezza media al garrese di 1,30 m, una lunghezza di circa 2 metri e un peso compreso tra gli 80 e i 200 kg, mentre le femmine sono leggermente più piccole.
Questo mammifero, nonostante la notevole mole, è dotato di un’estrema agilità e velocità nella corsa.
Il colore del mantello varia in base alle stagioni, in estate è bruno-rossastro mentre assume delle tonalità grigie in inverno. I piccoli, invece, nei primi mesi di vita hanno una pelliccia maculata.
Il cervo maschio è dotato di un palco, ovvero di corna, che cade in inverno per poi riformarsi dopo pochi mesi.

La figura del cervo occupa una figura di primo piano nella mitologia celtica che lo considera un animale soprannaturale. Il potente dio di tutti gli animali della foresta, Cernunnos era raffigurato con la testa di un cervo dal cui palco si irraggiava una luce divina.
(dalla rete).