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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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mercoledì 8 marzo 2017

Più Euridice che Orfeo



Federico Cervelli (1625 – 1700)
 "Orfeo ed Euridice"
Fondazione Querini-Stampalia, Venezia (Italia)

Che farò senza Euridice?
Dove andrò senza il mio ben?

Euridice!... Oh Dio! Rispondi!
lo son pure il tuo fedel!
Euridice... Ah! non m’avanza
Più soccorso, più speranza,
dal mondo, né dal ciel!
Che farò senza Euridice?
Dove andrò senza il mio ben?
Ma finisca, e per sempre,
Colla vita il dolor! Del nero Averno
Sono ancor sulla via: lungo cammino

Non è quel che divide

Il mio bene da me.
M’aspetta, ombra adorata! Ah, questa volta
Senza lo sposo tuo non varcherai
L’onde lente di Stige! Io sfido, o Numi,
Sin il vostro poter!

                             
Ranieri De' Calzabigi
 dall’Orfeo e Euridice

 
 
Euridice (greco Eurydíkē),
nome ricorrente nella mitologia greca; è attribuito a una figlia di Lacedemone e Sparta, sposa di Acrisio e madre di Danae; alla moglie di Licurgo, mitico re di Nemea; alla figlia di Anfiarao e di Erifile, forse la stessa che figura come moglie di Licurgo; alla moglie di Creonte, re di Tebe, la quale si uccide impiccandosi dopo la morte del figlio Emone. Ma la più celebre è una driade (o ninfa degli alberi), andata sposa al mitico poeta Orfeo; essendo stata uccisa da un serpente mentre cercava di sfuggire Aristeo, Orfeo ottiene dalle divinità degli Inferi di riportarla sulla Terra purché non la guardi durante il ritorno; ma Orfeo non resiste, la guarda ed ella torna per sempre agli Inferi.
Charles-François Lebœuf,
 "Euridice morente"
marmo bianco1822,
 Parigi, Musée du Louvre
È la variante greca di un tema mitico diffuso in tutto il mondo: l'ineluttabilità della morte, e la separazione tra mondo dei vivi e mondo dei morti.
La più pregevole figurazione di Euridice è in un rilievo di ambiente fidiaco, noto in numerose repliche (Napoli, Museo Nazionale), che rappresenta la scena del suo distacco da Orfeo . Euridice compare anche su vasi italioti, su rilievi funebri romani, nella pittura di una tomba ostiense. Fra le opere letterarie e artistiche ispirate al mito di Orfeo ed Euridice (già ripreso da Virgilio e da Ovidio), che passarono sotto il titolo di Euridice, spicca la favola drammatica di O. Rinuccini, musicata quasi contemporaneamente da J. Peri e G. Caccini e rappresentata la prima volta a Firenze il 6 ottobre 1600 per le nozze di Maria de' Medici con Enrico IV di Francia (in quell'occasione la musica era per la massima parte di Peri, in alcune sezioni di Caccini). Rispetto al mito di Orfeo il testo fu mutato nella parte finale, costituita dal felice ritorno sulla Terra dei due protagonisti. L'Euridice di Peri è la prima vera e propria opera in musica che sia rimasta. In essa il compositore si attenne ai principi della Camerata fiorentina e al “recitar cantando”, a un recitativo che aderisce con logica compostezza alle inflessioni della parola trovando più di una volta accenti di singolare intensità. Nell'Euridice di Caccini prevale il gusto virtuosistico del cantante. Un cenno va dedicato all'Euridice di J. Anouilh (1942), in cui il mito è ripreso in chiave moderna (dalla rete).

già, cosa faremo senza?
senza di loro, senza di lei o di lui,
cosa faremo senza?
piangere è un'ipotesi verosimile...

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