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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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domenica 14 maggio 2017

Vulci


Le lamine di Vulci

Configurare uno spazio
          non occuparlo
uno spazio che uomini e cose,
passi e pesi di ogni tragitto,
possano attraversare senza sosta
in una successione da guardare
         alla finestra
mentre arrivano e fuggono
come pietre rollanti senza tempo
da uno dei sette colli
          di Istanbul, di Roma
i visi amati della cronaca nostra
parole che lanciarono il segno
          dalla pagina
le pallide res gestæ
i chiodi, i grandi chiodi
          le lamine di Vulci
gli inganni per voce
          le fedi perdute
i rossi miraggi della carne
nei tagli sfrontati della luce d’agosto
e guerre raccontate
          sorrisi noia musica
poi la conquista degli ultimi silenzi.
Dal varco guardare sugli annali
quello spazio cosí configurato
come farebbe un pesco fiorito
indifferente al novero dei frutti.


Lucio Mariani
Parola estrema
 
 
 Il castello di Vulci venne edificato a ridosso del ponte del Diavolo ardita costruzione realizzata dai romani su una analoga struttura risalente ad epoca etrusca.
In origine questo ponte rimasto in uso sino agli inizi degli anni '60 del secolo scorso, oltre a permettere di superare il fiume Fiora, sorreggeva un acquedotto con il quale veniva condotta acqua alla città di Vulci.
Il castello costruito nel corso del XII secolo dai monaci cistercensi a difesa del ponte, fu impostato sui resti di un'antica abbazia realizzata nel IX sec. e dedicata a san Mamiliano che era stata fortemente danneggiata dalle incursioni dei saraceni. Il maniero divenne dal XIII sec. un importante centro di assistenza ed accoglienza per i pellegrini ed ospitò anche i templari.
Nel XVI sec. passò nelle proprietà di Alessandro Farnese, il futuro papa Paolo III, che vi operò alcuni interventi.
Successivamente divenne una dogana dello Stato Pontificio, in quanto situato ai confini con il Granducato di Toscana. Passò poi ai Bonaparte, nel 1859 ai Torlonia e infine fu acquistato dallo Stato Italiano.
Vulci è un'antica città etrusca nel territorio di Canino e di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, nella Maremma laziale.
Sorta su un pianoro di circa 120 ha e lambita dal fiume Fiora, fu una delle più grandi città-stato dell'Etruria, con un forte sviluppo marinaro e commerciale.
Grazie all'importante emporio commerciale di Regisvilla affluirono dalla Grecia e dalle regioni orientali del Mediterraneo splendidi oggetti che, le ricerche archeologiche susseguitesi nel corso di oltre due secoli, hanno permesso di riportare alla luce.
Questi materiali attualmente sono il vanto dei più importanti musei del mondo.
Le necropoli che circondano la città sono situate nelle località di Poggio Maremma, Cavalupo, Ponte Rotto, Polledrara, Osteria, Campo Maggio e Camposcala. Vi si trovano migliaia di tombe, con forme e tipologie diverse.
Tra le più note sono il grandioso tumulo della Cuccumella (alto 18 metri e con un diametro di 70 metri), la Cuccumelletta, la tomba François, quelle dei Tori, delle Iscrizioni e dei Due Ingressi.
Recentemente nella necropoli dell' Osteria è stata riportata alla luce e resa fruibile dopo un lungo restauro, l'imponente Tomba della Sfinge.
Oltre a queste testimonianze che testimoniano della grande importanza che ebbe Vulci in epoca etrusca, nell'area compresa nel Parco Naturalistico ed Archeologico sono presenti altri monumenti assai suggestivi fra cui il maestoso ponte del Diavolo (III sec. a.C.) che con i suoi oltre 20 metri di altezza domina il fiume Fiora di fronte al castello medievale dell'Abbadia (XII sec.) (da Wikipedia).
  
Un posto, un luogo qualunque,
l'ansia che la notte è venuta e fatica
ad andare a lasciare lo stomaco;
un posto, un luogo, qualcuno...

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