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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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martedì 25 maggio 2021

Dal "Diario di un inguaribile vecchio" -10-

Diario di un inguaribile vecchio

Un sole freddo illumina la vastità del mare,
conchiglie rotte insabbiate i miei pensieri,
ricreo disegni sulla rena bagnata della battigia
la risacca in un niente ne fa “tabula rasa” ...

-10-  

Ossimori  al limite del ridicolo affollano la mia mente come un freddo sole, quando sono agitato e compulsivo non riesco a ragionare con lucidità e mi affosso in maceranti ossessioni che ricalcano le mie deluse aspettative.
Collimare situazioni inverosimili è roba da grandi, da adulti, il bambino che in me stride, rifiuta appellativi sarcastici e si richiude in riflessioni che hanno poco a che vedere con le contingenze situazionali.
Perlustro in lungo e in largo i miei disegni mentali, li passo in attenta rassegna cercando di coglierne il giusto verso osservazionale.

La pioggia sferza il grigiore di questi momenti.
La costante ricerca di costanti è un dato di fatto, lampante, nei suoni contratti del mondo si cela il mistero di come siamo, di ciò che sta alla base di ognuno di noi.
La pioggia è una fredda carezza.

Nuvole bigie rimpiattinano come grevi ancelle il cielo di Maggio, ancora il freddo mi brivida lungo la schiena bagnata.

Cammino nell’erba gonfia di acqua, ancora piove e respiro boccate di umido fiato mentre osservo il rivolo d’acqua che segue il profilo di un muretto sbrecciato di sassi.

L’inguaribile romantico che sono perdura la sensazione di lieve dolore, un disagio che percorre il mio cuore, in un maniacale gioco delle parti trasfiguro in eroico “bohemienne”, mi trascino i sensi immaginando l’assenzio, il laudano ed altre misticanze che possano lenire il peso dell’anima.

Lo scorrere alterato del colore del fiume ne preannuncia la piena.

Un tonfo improvviso e un rumore  attutito mi allarma, vigilo i sensi in un ridicolo stato di allerta.
Sono stato tanti figuri, ho fatto cose che ancora provo vergogna, sono stato anche tante cose.

Ho comunque gli occhi pieni di luoghi, di città perdute e dimenticate, di città piene di gente e di odori buoni e nauseabondi, ho passeggiato litorali chiari o nebbiosi e river-walks molto spesso affollati, ed ero da solo o in compagnia cattiva poco importa.
 

Con il sole e con il temporale
con la luce e nel buio.
Comunque sempre con il cuore,
anche quando non sembra…

Mi sono decompresso come un venefico gas e ho tolto respiro arrivando giù, dove so di fare male, dove pochi sanno giungere, fino a toccare le corde profonde del cuore ma spesso non ho trovato che un muscolo a pompare e mi sto ancora intossicando da solo.
Le brume dei miei paesaggi le hanno vedute poche persone ma spesso chi le ha godute ha pensato bene di  scarabocchiarle di ovvietà e banalità.
Ecco, non so vivere il banale, sono solo in grado di sopravviverlo e mi coglie un’angosciante sensazione di solitudine nella insulsa calca della moltitudine che brulica nel mio quotidiano.
Faccio un'estrema ed estenuante fatica a comprendere, a volte non capisco e mi tortura il pensare di congetture e dinamiche forzate, non corrispondenti a ciò che invece rappresentano e sono.
Ancora sta piovendo fuori e dentro di me e devo rientrare.

Andre Kohn
"Sotto la pioggia"


 

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