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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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venerdì 22 maggio 2020

Strige





Strige

Sulle squallide mura
D’una chiesa in rovina
Si posa a notte scura
Una strige indovina,

E in voce di sciagura
Di cantar non rifina
La mia morte immatura,
La mia morte vicina.

Io di mia vita il tedio
E le fosche vicende
Vo ripensando intanto;

E l’oscuro epicedio

Piu dolce in cor mi scende
Che d’usignuolo innamorato il canto.

Arturo Graf





la notte, suoni, rumori, gridi,
animali notturni vivono nei sonni
di noi essere diurni e sociali;
vorrei avere uno sguardo lontano.


La strige (anche mormos, in latino strix),
nelle leggende dell'antica Roma, era un uccello notturno di cattivo auspicio che si nutriva di sangue e carne umana come oggi addebitato al vampiro. A differenza del vampiro, però, non era ritenuta un cadavere rianimato ma un prodotto di una metamorfosi. Il nome, in greco significa "gufo" (στρίξ, con il tema τρίζω che significa "stridere"), con il quale viene spesso confusa. Il nome stesso della famiglia (Strigidae) proviene da questo uccello, come anche il nome scientifico dell'allocco (Strix).
Il latino "strix" o "striga" derivano dal termine greco (conservazione del tema "stridere"). Ha dato vita al nome italiano "strega", al rumeno "strigoi" ed all'albanese "shtriga

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