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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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mercoledì 20 maggio 2020

Poesia e leggenda

Il monogramma, II


Sono in lutto per gli anni venturi
Senza di noi e canto quelli ormai trascorsi
Se è vera

 
L’intesa dei corpi il dolce tintinnio delle barche
Il baluginare delle chitarre sotto le acque
I ‘credimi’ e i ‘no’
Ora nel vento ora nella musica

 
Due bestiole le nostre mani
Che cercavano di sovrapporsi furtive l’una sull’altra
Il vaso del basilico sulle soglie aperte dei cortili
E le scaglie di mare che arrivavano insieme
Sui muretti a secco, dietro le siepi
L’anemone che si posò sulla tua mano
E tremolò tre volte il lillà per tre giorni sopra le cascate

 
Se tutto ciò è vero canto
La trave di legno e il tappeto colorato
Sulla parete, la Sirena coi capelli scarmigliati
Il gatto che ci fissò nel buio

 
Un bambino con l’incenso e una croce vermiglia
Quando annotta sugli scogli inaccessibili
Sono in lutto per la veste che toccai e mi venne incontro il mondo.

Odysseas Elytis
da "Il monogramma", 1972

William Holman Hunt
"Isabella e il vaso di basilico"
un amore greco l'ho avuto anch'io, su un'isola,
nacque, eravamo giovani e belli, nel sole;
la ragazza scivolò via leggera una notte romana,
ancora ricordo il sapore, i profumi, la dolce passione...

Il soggetto di questo dipinto, realizzato da Hunt a Firenze, è esplicitamente desunto dal poema di John Keats Isabella, or the Pot of Basil, a sua volta ispirato da una novella del Decameron di Giovanni Boccaccio.
Qui si narra di una sfortunata donna che, seppur destinata a sposare un ricco gentiluomo, si innamora di Lorenzo, un ragazzo che - essendo di bassa estrazione sociale - viene ucciso dai fratelli di lei.
Egli torna tuttavia sotto forma di spettro per rivelare all'amata il luogo in cui è sepolto; Isabella lo dissotterra e, per conservarne il ricordo, gli taglia la testa e la nasconde in un vaso, per poi coprirlo con una profumatissima pianta di basilico.
La donna effigiata nel dipinto è, per l'appunto, Isabella, avvolta in un abito diafano; ella è colta proprio nell'attimo in cui abbraccia il vaso, decorato con teschi e cuori perforati da frecce.
I suoi lunghi capelli neri scorrono sul recipiente, nel quale cresce una rigogliosa pianta di basilico: si tratta della traduzione in immagini del poema keatsiano, che recita: «sul suo dolce Basilico ella sempre rimase / e fino alle radici con le lacrime lo bagnava».
La stanza in secondo piano brulica di mobilia di fattura italiana; la tovaglia su cui poggia il vaso, invece, è decorata con motivi floreali e reca due scritte, «[love] is strong as death» («[l'amore] è forte quanto la morte») e «Lorenzo».
Il letto non riordinato è una spia dei disturbi del sonno che travagliano Isabella; analogamente, l'ora del giorno è indicata anche dalla candela, riposta nel lampadario di vetro, che si sta bruciando e spegnendo lentamente. (da Wikipedia)

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