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a te viene afflitto cor
per trovar qualche riposo
fra i silenzi in quest’orror.
Ogni oggetto ch’altrui piace,
per me lieto più non è:
ho perduta la mia pace,
son io stesso in odio a me.
La mia Fille, il mio bel foco,
dite, o piante, è forse qui?
Ahi! La cerco in ogni loco;
e pur so ch’ella partì.
Quante volte, o fronde grate,
la vost’ombra ne coprì!
Corso d’ore sì beate
quanto rapido fuggì!
Dite almeno, amiche fronde,
se il mio ben più rivedrò;
ah! che l’eco mi risponde,
e mi par che dica: No.
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un sospir forse sarà:
un sospir dell’idol mio,
che mi dice: Tornerà.
Ah! ch’è il suon del rio che frange
tra quei sassi il fresco umor;
e non mormora, ma piange
per pietà del mio dolor.
Ma se torna, vano e tardi
il ritorno, oh dei! sarà;
ché pietoso il dolce sguardo
sul mio cener piangerà.
ché pietoso il dolce sguardo
sul mio cener piangerà.
Paolo Rolli
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Da te, solitario bosco ombroso, viene (il mio) cuore infelice per trovare qualche riposo tra questi silenzi (pervasi) di ansioso timore. Tutto quello che piace agli altri, per me non è più lieto: ho perduto la mia pace e detesto anche me stesso. O alberi, ditemi, la mia Fille, il mio bel fuoco (che suscita in me il calore amoroso), è forse qui? Ahimè! La cerco in ogni luogo, benché io sappia che è partita. Quante volte, o fronde a noi propizie, la vostra ombra ci ha coperto! Il trascorrere di ore tanto felici quanto rapidamente è fuggito! Amiche fronde, ditemi almeno se potrò rivedere il mio amore; ahimè, l’eco mi risponde, e mi sembra che dica: No. Sento un leggero mormorio; forse sarà un sospiro: un sospiro della mia adorata, che mi dice: Tornerà. Ma, purtroppo, è il rumore del fiumicello, che frange la sua fresca acqua tra quei sassi; e non mormora, ma piange, perché prova pietà del mio dolore. E se (anche) lei tornasse, oh dei, il suo ritorno sarà vano e giungerà troppo tardi; giacché i suoi dolci occhi pietosi piangeranno sulla mia tomba.
Scelta, parafrasi, commento a cura di Gigi Cavalli
Commento:
Questa leggiadra ode per musica, pubblicata nel 1727 per accompagnamento di chitarra o di pianoforte, era cantata anche dalla madre del piccolo Wolfgang Goethe, che la conosceva a memoria.
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Musicale anche nello svolgimento delle quartine di ottonari a rime alternate, è tra i più noti esempi della garbata e spontanea vena poetica dell’arcade Rolli, sensibile alle bellezze della natura e al suo misterioso mormorio, al quale il lamento per l’assenza dell’amata si fonde in una sorta di pittura sonora, ricca di accenti sinceri e insieme aristocraticamente raffinati.
i boschi, piante silvane e verdi,
nel mio profondo, come radici
come rami a nascondere il sole;
sono un uomo di sogni, ancora...
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