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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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domenica 11 settembre 2022

Poesia, dipinto e riflesso

La  tela“Gli addii” di Umberto Boccioni è prettamente futurista, risale infatti al 1911 ed è conservata a Milano nel Museo del Novecento. L’opera è stata realizzata con una tecnica prevalentemente divisionista, che prevede la scomposizione della luce e dei colori per dare alle immagini una netta e decisa risoluzione coloristica. Le tinte fluttuano nell’aria come all’interno di una rappresentazione classica, sinuosità e tratti si uniscono a tonalità calde e vivaci (dalla rete).

Umberto Boccioni
"Stati d'animo - Gli Addii"
1911


 Finito il pianto scopriamo
esili fili che ancora ci legano;
imperscrutabili segni del cuore
gli abissi richiusi, gli addii...

Gli addii

Asciutti sono i miei occhi
e non sventolo più addii;
le mie lacrime esaurite.
La gioia e il pianto
le ho avute in dono
in abbondanza
e per poco tempo.
Il tutto che mi sommerge
e il niente che mi accompagna
sono il mio destino.
Non c’è una giusta misura delle cose.
La vita non è una linea dritta
ha i suoi alti e bassi
che nel mio caso
sono abissi.

Clirim Muça

 

Ne “Gli addii” di Boccioni l’opera è legata all’emozione di un sentimento invincibile ed eterno, che emerge inaspettatamente e alla luce del sole, quando il destino ci separa dalle persone che fanno parte della nostra vita. L’artista probabilmente immagina un abbraccio prima della partenza. Si afferrano i ricordi per il timore di una via di fuga, in un completo intrecciarsi calorosamente al corpo dell’altro. Le persone si guardano intensamente e la paura di perdersi supera la voglia di trattenersi. Il treno sta arrivando, bisogna andare. Movimentodinamismo interiore ed espressività sono le tre parole chiave che al meglio descrivono la sensazione che pervade al contemplare la serie “Stati d’animo” di Umberto Boccioni.
L’opera si compone di tre quadri, di cui realizza due diverse versioni: “Gli addii”, “Quelli che vanno” e “Quelli che restano”.

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