...........................................................................................................................................

L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


...........................................................................................................................................

mercoledì 25 maggio 2016

Ancora sul dolore

Maschera del dolore
Uno scultore attento ai segreti della materia, un uomo, il milanese Adolfo Wildt morto nel 1931, che tra fine Ottocento e la prima metà del Novecento ha fatto un uso singolare del marmo: levigando, sbiancando il materiale secondo insegnamenti del passato, ma anche utilizzando nelle sue opere pietre dure ed oro, o accostando il marmo al bronzo ed al mosaico.
Un artista particolare nella tecnica e nei contenuti, che rappresentava tutto il senso della sofferenza, il mondo interiore e la spiritualità con forme scavate, pieni e vuoti.
Con una serie di scelte iconografiche e stilistiche personali, Wildt è riuscito a coniugare il passato e il suo presente, anticipando anche il futuro.
Dalla trasparenza delle cartilagini alle ossa sporgenti, fino alla pienezza e alla robustezza di certi ritratti. A seconda dei casi le diverse opere scultoree realizzate da Wildt ci trasmettono la consistenza del latte, dell'avorio, della madreperla e altro ancora. Wildt ha una grande fede nel proprio "mestiere", in una sapienza artigianale che ha le sue radici nella tradizione dei marmorari lombardi. La sua è una concezione etica del lavoro che segna il suo cammino artistico e umano, una sorta di "religiosità dell'arte".
Una delle versioni varie della Maschera del dolore o Autoritratto si trova a Forlì e rappresenta un momento altissimo dell'espressionismo dell'artista. Le tre croci incise sulla lastra di fondo in marmo dorato rappresentano i tre anni di crisi esistenziale di Wildt appena trascorsi, a partire dal 1906. Il suo dolore di uomo si autoidentifica con la passione di Cristo (Nadia Grillo, dalla rete).


Santa Lucia
Le posizioni del dolore
 
Perché non trovarti mai le vene?
macchiarti le tue braccia di neve
così? E io non trovavo l’infermiera
per domandare e i visitatori non
trovavano la stanza per visitare
e tu non trovavi il telecomando
che pure era lì, quello per sollevare
il letto, per cambiare ogni due ore,
tutte le posizioni del dolore.

Vivian Lamarque
Madre d'inverno
 

qualcuno soffre, in ogni dove,
il dolore è parte di noi,
scava e tempra, fa male;
da qualche parte un po' di cielo...

Nessun commento:

Posta un commento