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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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sabato 7 dicembre 2013

Felis silvestris catus

gatto
Nome riferito a numerose specie di Mammiferi Felidi appartenenti al genere Felis e in particolare al g. domestico; è attribuito anche ad alcuni generi affini, la cui posizione sistematica è talvolta controversa.
Al genere Felis si ascrivono alcune specie in declino numerico: il g. cinese del deserto o di montagna (Felis bieti), endemico del plateau tibetano; il g. della giungla (Felis chaus), diffuso in ambienti con densa copertura vegetale e raccolte d’acqua, dal delta del Nilo, attraverso la Penisola Arabica, l’Asia centrale e l’India, fino al Sud-Est Asiatico; il g. delle sabbie (Felis margarita), dei deserti dell’Africa Settentrionale, Penisola Arabica e Medio Oriente; il raro g. dai piedi neri (Felis nigripes), delle zone aride dell’Africa meridionale. Di queste specie, Felis bieti e Felis nigripes sono considerate vulnerabili, ossia ad alto rischio di estinzione nel medio periodo.
Il g. selvatico (Felis silvestris) è diffuso dall’Europa occidentale all’India, alla Cina occidentale e alla Mongolia, e in quasi tutto il continente africano. Il g. selvatico europeo (Felis silvestris silvestris) è la sottospecie presente in Europa, Caucaso e Asia minore. Ha corpo lungo 45-70 cm; peso 2-8 kg; mantello con strisce nere lungo il dorso; coda (circa 35 cm) a forma di clava, con evidenti anelli neri. Frequenta gli habitat boschivi; è territoriale e solitario. Caccia di notte, sugli alberi e al suolo, animali di piccole e medie dimensioni: roditori, uccelli, lepri, conigli, rettili, ma anche pesci o insetti. Il g. selvatico del deserto o africano(Felis silvestris lybica) è la sottospecie diffusa in Africa e Vicino Oriente, cui sono attribuite anche le popolazioni di Sardegna (g. selvatico sardo) e Corsica, forse derivanti da un’introduzione umana. Dall’Iraq all’India è diffuso il g. selvatico ornato o delle steppe (Felis silvestris ornata).
Il g. domestico è uno degli animali da compagnia più comuni, scelto per l’affettività (sebbene conservi una notevole indipendenza), ma anche per l’abilità nella caccia a roditori o piccoli rettili, specie comunemente indesiderate (v. fig.). Si ritiene che la domesticazione del g. sia avvenuta circa 10.000 anni fa, nel Vicino Oriente, dalla sottospecie del Felis silvestris lybica. Tra le molte razze,sono particolarmente apprezzate le comuni soriano ed europeo; le pregiate certosino e siamese, a pelo corto, d’Angora, a pelo medio e persiano, a pelo lungo. Il g. possiede caratteri tipici della famiglia Felidi, tra cui: clavicola non articolata, che gli permette di attraversare varchi angusti e di arrampicarsi con facilità, deambulazione digitigrada, zampe provviste di cuscinetti plantari, unghie retrattili, occhi e naso circondati da lunghe vibrisse con funzione tattile, buona vista notturna, ottima percezione dei suoni acuti, olfatto finissimo. Ha taglia di 2,5-7 kg; alcune razze fino a 11 kg. Vive in media 14-20 anni; raggiunge la maturità sessuale in 4-10 mesi. Il g. domestico va in estro più volte nel corso dell’anno; la gravidanza dura 63-65 giorni e sono partoriti 3-5 piccoli. Comunica per mezzo di una varietà di vocalizzazioni, miagolii, fusa e soffi.
Al contrario del solitario g. selvatico, i g. randagi si raggruppano spesso in colonie, nelle quali si instaura una rete di rapporti tra individui, interpretata da molti etologi come una forma primitiva di socialità. I g. randagi che riacquistano un comportamento selvatico (g. ferali) possono ibridarsi con il g. selvatico, alterandone il patrimonio genetico. Sono inoltre vettori di malattie e, soprattutto in condizioni di isolamento geografico (come nelle isole), la loro attività di predazione può pesare notevolmente sulle specie selvatiche più vulnerabili. Il sistema più noto per contrastare il randagismo felino è la sterilizzazione.
Il g. può contrarre malattie infettive contagiose anche per l’uomo (rabbia, tubercolosi, setticemia emorragica ecc.), parassitarie (dermatofizie come la tigna favosa e l’erpete tonsurante; parassitosi intestinali quali le teniasi e l’ascaridiosi), disturbi gastro-intestinali ecc. Il graffio del g. può essere causa, tra l’altro, di linforeticulosi benigna da inoculazione.
Tra le molte specie un tempo collocate nel genere Felis e in seguito incluse in generi affini, sono comunemente denominate g.: nel genere Prionailurus il g. pescatore o g. viverrino (Prionailurus viverrina), dell’India settentrionale e del Sud-Est asiatico, fino alla Malesia, e il g. del Bengala o g. leopardo (Prionailurus bengalensis) dell’India, Cina, Sud-Est asiatico e Siberia meridionale; nel genere Leopardus il g. delle Pampas (Leopardus pajeros), delle regioni orientali dell’America Meridionale, il g. tigrino o margay (Leopardus wiedii), dell’America Centrale e fascia tropicale dell’America Meridionale, e il g. pantanal o pantanal (Leopardus braccatus) del Brasile, Uruguay e Paraguay; il g. di Pallas (Otocolobus manul), dell’Asia Centrale, da molti tassonomi incluso nel gen. Felis, e un tempo ritenuto il progenitore del g. persiano; il g. dorato asiatico o di Temminck (Catopuma temmincki) della Cina e del Sud-Est asiatico; il g. dorato africano (Profelis aurata) dell’Africa equatoriale; il g. marmorato o pantera marmorata (Pardofelis marmorata) del Sud-Est asiatico, fino al Borneo e Sumatra (enciclopedia Treccani).

Il gatto

Vieni sul mio cuore innamorato, mio bel gatto:
trattieni gli artigli della zampa,
e lasciami sprofondare nei tuoi occhi belli
misti d’agata e metallo.

Come s’inebria di piacere la mia mano
palpando il tuo elettrico corpo
con le dita che tranquille ti accarezzano
la testa e il dorso elastico!

E penso alla mia donna, a quel suo sguardo
come il tuo, amabile bestia,
freddo e profondo che taglia e fende come freccia,

e a quell’aria, a quel profumo
che pericoloso fluttua sul suo corpo
dai piedi su fino alla testa!

 
Charles Baudelaire


 
lentezze aggraziate
slegano vincoli leggeri,
un attimo vaga
raccolto da passi felpati...

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