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La volontà di macchiare le tele come non fossero altro che ampi spazi in cui dipingere ed imprimere la propria anima tormentata.
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E le macchie si allargono e si fondono in colori sfumati carichi di passioni e sentimenti quasi fossero specchio di un traslato imponente che comporta emozioni luminose.
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Questa sembra essere quello che ha fatto Giovanni Fattori nella sua vita di artista, in un contesto impegnativo fatto di grandi maestri d'Oltralpe spinti da impressioni così intense da togliere il fiato e provare il cuore con strette ed aneliti.
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rispondevano con pacati colpi di pennello e delicate figure che presagivano il cambio del secolo cercando di contenere l'innovazione e la tecnologia proponendo scene di lunghe vedute e calme proiezioni prospettiche.
Giovanni Fattori ha prospettive immote permeate da attimi irripetibili fermati come in uno scatto fotografico eppure così pieni di vitalità e movimento.
Luci dirette ed ombre appena accennate e, sopra tuttto, la macchia intesa come fonte del tutto.
Giovanni Fattori ha prospettive immote permeate da attimi irripetibili fermati come in uno scatto fotografico eppure così pieni di vitalità e movimento.
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Luci dirette ed ombre appena accennate e, sopra tuttto, la macchia intesa come fonte del tutto.
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Le sue figure umane rientrano quasi come fossero parte integrante di una novella appena abbozzata, di un racconto accennato ma mai concluso e comunque sempre infinito.
Lui è lì, sempre presente, presenza palpabile ma invisibile come una narratore dalla voce suadente di cui si odono parole ma non si conoscono i lineamenti.
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Le sue figure umane rientrano quasi come fossero parte integrante di una novella appena abbozzata, di un racconto accennato ma mai concluso e comunque sempre infinito.
Lui è lì, sempre presente, presenza palpabile ma invisibile come una narratore dalla voce suadente di cui si odono parole ma non si conoscono i lineamenti.
Il pennello diventa quindi una penna e le macchie sono lettere e inchiostro di un infinito alfabeto in grado di comporsi, scomporsi e ricomporsi nuovamente a raccontare la vita ed i luoghi, a descrivere lavoro e riposo.
Peccato siano così poco conosciuti i pittori macchiaioli.
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Biografia e vita di Giovanni Fattori (1825-1908) 
Giovanni Fattori nasce a Livorno il 6 settembre 1825.
Dopo aver studiato con G. Baldini a Livorno, nel 1846 si trasferisce a Firenze. A Firenze, nel 1847, Giovanni Fattori diventa allievo di Giuseppe Bezzuoli (autore di grandi quadri storico-romantici).Il 1848 vede Giovanni Fattori coinvolto nei moti risorgimentali, con il compito, modesto ma pericoloso, di fattorino del Partito d'Azione, ossia di distributore di fogli "incendiari". L'anno seguente assiste all'assedio di Livorno che lascerà in lui un'impressione indelebile. Le battaglie risorgimentali, che saranno tante volte oggetto delle sue pitture, sono per lui la strada per raggiungere non solo l'unità d'Italia, ma soprattutto un mondo sociale nuovo, libero, onesto e giusto. All'inizio del 1852 inizia a frequentare il Caffè Michelangelo sito in via Larga, dove si ritrovano gli artisti Odoardo Borrani, Telemaco Signorini e Vito d'Ancona che intorno al 1855, costituiscono il gruppo dei Macchiaioli. A Firenze si entusiasma anche del colore di Domenico Morelli, ma Giovanni Fattori non aderisce subito alle nuove esperienze e fino al 1859 dipinge in maniera tradizionale, seguendo il gusto romantico. Al 1854 risale l'Autoritratto, primo quadro di qualità elevata, intonato su un cromatismo terso di toni bruni e bianchi accesi. Fra il 1855 e il 1857 Giovanni Fattori partecipa alle diverse edizioni della Promotrice fiorentina, nelle quali espone dipinti di argomento storico-letterario.
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Giovanni Fattori muore a Firenze il 30 agosto 1908.
E' stato il maggior pittore della macchia e forse di tutto l'ottocento italiano. Giovanni Fattori spesso nel corso della sua vita aveva sostenuto di non credere che per fare un artista occorra la cultura esatta e tuttavia questo essere "omo sanza lettere" è stata forse la sua principale arma, quella che gli ha permesso di essere solo sé stesso, un artista libero creatore, privo di condizionamenti culturali
www.settemuse.it
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