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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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martedì 29 aprile 2025

Tuscia #03

Tuscia #03


Dentro il sogno cascata

l'anima sciolta, emozione. 

Finanche stanco ritorno passi

antichi, ostello, pellegrino incostante...

Gujil

lunedì 28 aprile 2025

Tuscia #02

 Tuscia #02


Dannazione eterna rivedo

Orvieto, centro d'Italia.

Le ombre del cuore, la pioggia

il selciato bagnato riflette...

Gujil

domenica 27 aprile 2025

Tuscia #01

 Tuscia #01


Nel cuore dell'Etruria  vedo

immagini antiche e il cuore

ricorda anni addietro;

ora mi chiedo ragioni... 


Gujil

sabato 26 aprile 2025

Tuscia #00



Tuscia #00

Un'altra partenza, oggi,
attimi di ansia mischiati
al torpore del buio;
tra breve un volo...
 
Gujil

 

venerdì 25 aprile 2025

25 Aprile, 80 anni fa mio zio Gino...

Tu non sai le colline è un’intensa lirica dal valore civile. In occasione dell’anniversario della Liberazione, non possiamo fare a meno di riportare alla memoria quelle “colline dove si è sparso il sangue”. Non le abbiamo viste, i nostri occhi non si sono soffermati sui cadaveri insanguinati di quei morti dagli occhi spalancati come un punto interrogativo, ma le parole di Cesare Pavese ce li restituiscono in tutta la loro evidenza reale e simbolica. Il “soldato che morì tacendo” diventa la raffigurazione straziante e misericordiosa di tutti i caduti della Resistenza, di coloro che si sono battuti in nome della Libertà. Tramite l’immagine emblematica, truce e schiacciante del sangue che imbratta il verde declivio delle dolci colline, Pavese riflette il dolore insensato della guerra e il terribile sacrificio umano che essa implica (dalla rete).

Tu non sai le colline
dove si è sparso il sangue.
Tutti quanti fuggimmo
tutti quanti gettammo
l’arma e il nome. Una donna
ci guardava fuggire.
Uno solo di noi
si fermò a pugno chiuso,
vide il cielo vuoto,
chinò il capo e morì
sotto il muro, tacendo.
Ora è un cencio di sangue
e il suo nome. Una donna
ci aspetta alle colline.

Cesare Pavese

Che possa il ricordo, lontano,
sempre poter essere tramandato,
anche da noi senza il vissuto
di chi la vita per la vita ha dato...

giovedì 24 aprile 2025

Fiume nei campi

Nasce forse

Nasce forse

C’è la nebbia che ci cancella

Nasce forse un fiume quassù
Ascolto il canto delle sirene
del lago dov’era la città.

Giuseppe Ungaretti

Un forse nel verde, il blu
come nastro nei campi;
fiumi della mia vita, ritorti
 sorgenti quasi inaridite..?

Un fiume nei campi significa che un corso d'acqua, un fiume, ha esondato e le sue acque hanno invaso l'area circostante, in particolare le zone agricole. Questo accade quando la portata del fiume è superiore alla capacità di contenimento dei suoi argini, causando l'allagamento dei campi (dalla rete)

mercoledì 23 aprile 2025

Primavera

Sonetto di primavera

Terra, figlia del Sol, madre beata
Dell’industre Caino! ancor l’amica
Genitrice virtù con pia fatica
Il tenace tuo grembo apre e dilata.

E ancor la gleba di sudor bagnata,
E più di sangue, alla progenie antica
Del buon Caino crescerà la spica
E il tralcio lieto e la rosa odorata.

E ancor sopra le tombe e le rovine
E i campi sacri alle fraterne stragi
Pulluleranno erbe maligne e fiori.

E ancor, senza riposo e senza fine,
Pulluleran ne’ petti aspri e malvagi
Desiderii e speranza, odii ed amori.

Arturo Graf 

Il significato simbolico della primavera ci ricorda che ogni fine porta con sé un nuovo inizio. Come i fiori che sbocciano, anche noi possiamo trovare nuova energia, creatività e possibilità di crescita. Si indossano abiti più leggeri e le persone, soprattutto i bambini, riscoprono il piacere di uscire all'aria aperta e se ne risentono le voci. La primavera ci porta: gioia, allegria, felicità e i cuori sono aperti a nuove emozioni (dalla rete).

Immerso nel verde ritengo
passato il recente contesta,
mi chiedo ancora il senso
di cose terrene, umane...

martedì 22 aprile 2025

Riflesso pensiero

Lutto nel cuore per l'uomo che muore
in un sospiro abbandono le solite frasi,
mi accarpo ai pensieri, alle guerre, all'amore
che l'universo, nel creare mondi e pianeti
ci ha dato, esattamente quello che noi
sprechiamo ogni attimo in cui facciamo
ciò che contraddistingue la maggior parte
degli esseri umani, uomini e donne...
poi ci sono, per fortuna, eccezioni...
 
Gujil

lunedì 21 aprile 2025

Brume lombarde e lunedi dell'Angelo

Angelo

E ti ricordo spesso e ancora immerso,
nel mare verde di campagna lombarda,
infaticabile silenzioso custode del tempo
della bruma, delle fragili, umide nebbie.
 
Inserto, nel cuore profondo dei fossi
hai misurato, preciso, corrente di vita,
sovenne il silenzio, in silenzio si ruppe
la voce, nei gesti,  non mai la speranza.
 
Runore di tuono, brontolio lontano, a portare
gli scrosci di piogge benefiche, pure, sul borgo
che vide i natali dei tanti che mi corrisposero,
bimbo di allora rivedo la fonte dell'arcobaleno...
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate

Brume

La parola "bruma" non ha un  significato univoco.
Principalmente indica nebbia o foschia, soprattutto sul mare, ma può anche riferirsi al periodo più freddo dell'inverno.

Legata al «solstizio d’inverno»,  è la contrazione di "brevŭma", cioè brevissĭma (dies). Il periodo più freddo dell’inverno, e in genere il periodo invernale: Foco che m’arde a la più algente bruma (Petrarca); non guari avanti la bruma si dipartirono (Bembo).  Nebbia, foschìa: le b. del paesaggio invernale, le b. del fondovalle; Deh come grige pesano le brume Su Lutezia (Carducci); Sepolto nella b. il mare odora (Cardarelli). - TRECCANI-
Quando invece si parla di brume si identifica la massa di umidità che ricopre la visuale senza però nasconderla completamente ammantando così i paesaggi lombardi ricchi di acque in un contesto quasi incantato.

domenica 20 aprile 2025

Corno (da caccia)

Corno Inglese

Il vento che stasera suona attento
– ricorda un forte scotere di lame –
gli strumenti dei fitti alberi e spazza
l’orizzonte di rame
dove strisce di luce si protendono
come aquiloni al cielo che rimbomba
(Nuvole in viaggio, chiari
reami di lassù! D’altri Eldoradi
malchiuse porte!)
e il mare che scaglia a scaglia,
livido, muta colore
lancia a terra una tromba
di schiume intorte;
il vento che nasce e muore
nell’ora che lenta s’annera
suonasse te pure stasera
scordato strumento,
cuore.

Eugenio Montale 

 Il corno inglese è uno strumento musicale a fiato ad ancia doppia, appartenente alla famiglia degli oboi. È un oboe più lungo e più basso, intonato una quinta sotto l'oboe, e ha un suono caratteristico, spesso descritto come pastorale e malinconico (dalla rete).

Suoni di caccia e bruma,
campagna all'inglese e mist.
torno con la mente al vento
riappare Cornwall negli occhi...