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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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lunedì 31 maggio 2021

Non illuderti

"Non t'illudere"
è il titolo di una poesia di Marino Moretti (Cesenatico 1885 - ivi 1979) che fu pubblicata per la prima volta nella raccolta "Poesie scritte col lapis", Ricciardi, Napoli 1910.
Esclusa nel 1919 da "Poesie (1905-1915)", ricomparve nel 1949 in una raccolta antologica di Moretti che portava il medesimo titolo di quella in cui apparve inizialmente.
Presente è anche in "Tutte le poesie" (Mondadori, Milano 1966) con alcune varianti.
In simil forma fu ripresentata in una nuova antologia avente ancora una volta il titolo: "Poesie scritte col lapis", uscita nel 1970 presso la Mondadori.
Il tema è quello delle illusioni: il poeta esorta fraternamente il lettore ad abbandonare ogni illusione ed a prendere atto della realtà delle cose, pur se questa si presenti in modo crudo e doloroso (dalla rete).

Non t'illudere

Non t'illudere, fratello,
se il cielo è tutto di rosa
e l'anima riposa
sotto il suo triste fardello:
sappilo, non ti rimane
che un pezzo di pane.

Non t'illudere per via
se in ora crepuscolare
tutto qui sembra affrettare
l'ansia dell'avemaria:
sappilo, non ti rimane
che un suon di campane.

Non t'illudere: hai finito
di pretendere qualcosa:
colta hai l'ultima tua rosa,
l'hai sciupata in un convito:
è molto se ti rimane
fedele il tuo cane.

Marino Moretti
da "Tutte le poesie"

illusioni comprimono il mio mondo,
ora che sai, ora che sono torvo;
nel senso del tempo ritrovo spesso
arditi pensieri e tenere parole...


Un'illusione
è una distorsione di una percezione sensoriale o cognitiva, causata dal modo in cui il cervello è solito organizzare ed interpretare le informazioni che riceve. Le illusioni possono coinvolgere tutti i sensi, ma quelle ottiche sono le più emblematiche e conosciute, dal momento che la vista spesso prevarica gli altri sensi.Si differenzia dall'allucinazione che è caratterizzata da uno stato in cui ciò che si percepisce non è empiricamente presente nella realtà in quel dato momento.L'allucinazione è infatti definita come “percezione senza oggetto”. (dalla rete)

domenica 30 maggio 2021

Genetliaco

Genetliaco
 
Un giorno come altri ora scorre
ma tu sai, per te è diverso
sei nato, quel giorno, arrivasti.
Ogni volta scandito dal tempo
come un implacabile ora,
uguale ad un passare indiscreto.
Adesso che pesano gli anni
ricordi, montagne, viaggi,
qualche amore passato.
Le brevi distanze si colmano,
capisci, riprovi, ripensi,
gli incolmabili spazi lasciati.
Nel vuoto si diramano auguri
di tanti che a loro volta non sanno
che è solo del tempo che passa.
 
Anonimo
del XX° Secolo
"Poesie ritrovate"
 
 

 genetlìaco
  aggettivo e sostantivo maschile
[dal lat. genethliăcus, gr. γενεϑλιακός, der. di γενέϑλιος «natalizio»] 
(pl. m. -ci). 
- TRECCANI -

Propr., della nascita, che riguarda la nascita; anticamente era usato soprattutto con riferimento all’oroscopo: computi genetliaci; astrologia genetliaca (e genetliaci, sostantivo maschile, erano detti coloro che compilavano gli oroscopi). 
Nell’uso com. odierno, giorno genetliaco, o più spesso genetliaco sostantivo maschile, il giorno natalizio, il compleanno (ma è parola solenne, e si dice spec. di persone illustri, principi, sovrani, capi di stato, ecc.): il costume antico di celebrare il dì natalizio o genetliaco delle persone insigni ... anche dopo la loro morte (Leopardi). Nel linguaggio letterario, componimento genetliavo, carme genetliaco, scritto per onorare un compleanno.

Giorno genetliaco (o più comunemente il genetliaco sostantivo maschile ), il giorno natalizio o compleanno (per lo più di personaggi illustri).

sabato 29 maggio 2021

Attesa

Canto della pazienza

Ci vuole tempo, tempo per fare
L’opera è grande, devo aspettare
Ci vuole un lungo lavoro attento
Perché si arrivi a compimento
Ad aspettarti io sto imparando
E sarai tu che decidi quando
Devo lasciare la porta aperta
La mia pazienza è una scoperta.

Sabrina Giarratana
da “Canti dell’attesa”

 

L'attesa
si può definire come
il tempo trascorso nell'aspettare ma è anche
lo stato d'animo di chi attende il realizzarsi
di qualcosa conforme alle proprie speranze.

attese lunghe e ansiogene imperlano
le fronti di gente comune, le nostre;
giù, nel profondo che abbiamo, si schiude
la nobile idea del concetto, dell'essere...

venerdì 28 maggio 2021

Mattino in città

Nessun giorno è uguale all’altro,
ogni mattina porta con sé un particolare miracolo,
il proprio momento magico,
nel quale i vecchi universi vengono distrutti
e si creano nuove stelle.

Paulo Coelho

refolo notturno scompare alla luce,
del sole, quello del mattino presto;
rimangono rimasugli di sogni,
desideri notturni ch
e perdurano spesso...

Edward Hopper
"Mattino in città"

   

Mattino in citta”

è un dipinto (olio su tela, cm 112,5 x 152) realizzato nell’anno 1944 dal pittore americano Edward Hopper, e attualmente conservato presso il Williams College Museum of Art, Williamstown, Massachusetts.
Edward Hoppe
r (1882-1967) è considerato il più importante pittore realista americano del XX secolo; il suo lavoro è prettamente basato sul racconto del mondo circostante, rappresentato con grande abilità compositiva tanto da sembrare una inquadratura fotografica.
La composizione lineare e  geometrica dell’opera “Mattino in citta“, come nella maggior parte delle opere di Edward Hopper, tende verso una palese ordinarietà, quasi banalità, riproducendo sulla tela uno spaccato di vita quotidiana. La figura femminile appare sospesa, ferma e immobile come una statua, agganciata alla struttura geometrica del dipinto, con lo sguardo rivolto altrove, verso qualcosa che fuoriesce dall’inquadratura e che è nascosto allo spettatore, cogliendo un preciso attimo della vita.
L’opera viene ridotta ai pochi elementi essenziali dove il colore e la luce orientano gli elementi compositivi, tra i quali emerge quello del silenzio che sembra riempire lo spazio e una solitudine della condizione umana, che si trasforma in spiritualità, armonia e poesia. D’altronde la definizione che è stata data di Edward Hopper è quella del pittore che sapeva “dipingere il silenzio”: dai suoi numerosi lavori emerge un flusso di emozioni e non di raffigurazioni (dalla rete).

giovedì 27 maggio 2021

Haiku e riflesso

Prendiamo
il sentiero paludoso
per arrivare alle nuvole. 

Matsuo Basho
(1644 – 1694)

 le strade, i percorsi, i cammini,
toccano il mondoi, gli angole, le cose;
siamo perennemente in viaggio
impariamo a sostare il riposo...

mercoledì 26 maggio 2021

Protocollo cittadino #45, Lachesi

potrà mai questo silenzio assordante
riempire di suoni una vita di attese continue?
è difficile credere, immaginare, scomporre...
un senso di continuità attraversa il mio vivere,
le gioie, le sconfitte, i dolori,
sono punteggiature senza grammatica,
rifilano non sense e parole scomposte;
sono grato a Lachesi,
per le cose che mai avrei detto,
compresse tristezze infrangono
il muro di cartapesta che appaio,
mi prono contrito...

Gujil

Lachesi 
 (in greco antico: Λάχεσις, Làchesis), 
nella religione greca antica, è una delle tre Moire (Parche, figlie di Zeus e di Temi)
divinità che decidevano il destino di tutti, sia uomini sia dei.
 Si tratta di tre donne dall'anziano aspetto che servono il regno dei morti, l'Ade. 
Il sensibile distacco che si avverte da parte di queste figure e la loro totale indifferenza per la vita degli uomini accentuano e rappresentano perfettamente la mentalità fatalistica degli antichi greci.
Lachesi era la moira che svolgeva sul fuso il filo della vita, 
distribuiva la quantità di vita a ogni umano e vi decideva il destino.
(dalla rete)
 
John Strudwick
"A Golden Thread (Un filo prezioso)"
1885 (olio su tela)

martedì 25 maggio 2021

Dal "Diario di un inguaribile vecchio" -10-

Diario di un inguaribile vecchio

Un sole freddo illumina la vastità del mare,
conchiglie rotte insabbiate i miei pensieri,
ricreo disegni sulla rena bagnata della battigia
la risacca in un niente ne fa “tabula rasa” ...

-10-  

Ossimori  al limite del ridicolo affollano la mia mente come un freddo sole, quando sono agitato e compulsivo non riesco a ragionare con lucidità e mi affosso in maceranti ossessioni che ricalcano le mie deluse aspettative.
Collimare situazioni inverosimili è roba da grandi, da adulti, il bambino che in me stride, rifiuta appellativi sarcastici e si richiude in riflessioni che hanno poco a che vedere con le contingenze situazionali.
Perlustro in lungo e in largo i miei disegni mentali, li passo in attenta rassegna cercando di coglierne il giusto verso osservazionale.

La pioggia sferza il grigiore di questi momenti.
La costante ricerca di costanti è un dato di fatto, lampante, nei suoni contratti del mondo si cela il mistero di come siamo, di ciò che sta alla base di ognuno di noi.
La pioggia è una fredda carezza.

Nuvole bigie rimpiattinano come grevi ancelle il cielo di Maggio, ancora il freddo mi brivida lungo la schiena bagnata.

Cammino nell’erba gonfia di acqua, ancora piove e respiro boccate di umido fiato mentre osservo il rivolo d’acqua che segue il profilo di un muretto sbrecciato di sassi.

L’inguaribile romantico che sono perdura la sensazione di lieve dolore, un disagio che percorre il mio cuore, in un maniacale gioco delle parti trasfiguro in eroico “bohemienne”, mi trascino i sensi immaginando l’assenzio, il laudano ed altre misticanze che possano lenire il peso dell’anima.

Lo scorrere alterato del colore del fiume ne preannuncia la piena.

Un tonfo improvviso e un rumore  attutito mi allarma, vigilo i sensi in un ridicolo stato di allerta.
Sono stato tanti figuri, ho fatto cose che ancora provo vergogna, sono stato anche tante cose.

Ho comunque gli occhi pieni di luoghi, di città perdute e dimenticate, di città piene di gente e di odori buoni e nauseabondi, ho passeggiato litorali chiari o nebbiosi e river-walks molto spesso affollati, ed ero da solo o in compagnia cattiva poco importa.
 

Con il sole e con il temporale
con la luce e nel buio.
Comunque sempre con il cuore,
anche quando non sembra…

Mi sono decompresso come un venefico gas e ho tolto respiro arrivando giù, dove so di fare male, dove pochi sanno giungere, fino a toccare le corde profonde del cuore ma spesso non ho trovato che un muscolo a pompare e mi sto ancora intossicando da solo.
Le brume dei miei paesaggi le hanno vedute poche persone ma spesso chi le ha godute ha pensato bene di  scarabocchiarle di ovvietà e banalità.
Ecco, non so vivere il banale, sono solo in grado di sopravviverlo e mi coglie un’angosciante sensazione di solitudine nella insulsa calca della moltitudine che brulica nel mio quotidiano.
Faccio un'estrema ed estenuante fatica a comprendere, a volte non capisco e mi tortura il pensare di congetture e dinamiche forzate, non corrispondenti a ciò che invece rappresentano e sono.
Ancora sta piovendo fuori e dentro di me e devo rientrare.

Andre Kohn
"Sotto la pioggia"


 

lunedì 24 maggio 2021

Canzone e riflesso


Le cose che pensano

 
In nessun lugo andai
Per niente ti pensai

E nulla ti mandai
Per mio ricordo
Sul bordo m'affacciai
D'abissi belli assai
Su un dolce tedio a sdraio
Amore ti ignorai
Invece costeggiai
I lungomai
M'estasiai. ti spensierai
M'estasiai, e si spostò
La tua testa estranea
Che rotolò
Cadere la guardai
Riflessa tra ghiacciai
Sessanta volte che
Cacciava fuori
La lingua e t'abbracciai
Di sangue m'inguaiai
Tu quindi come stai
Se è lecito che fai
In quell'attualità
Che pare vera
Come stai, ti smemorai
Ti stemperai e come sta
La straniera, lei come sta
Son le cose
Che pensano ed hanno di te
Sentimento. esse t'amano e non io
Come assente rimpiangono te… 
 
Lucio Battisti
 
momenti duri profilano orizzonti vicini,
sta per giungere l'ora? è catarsi?
Siamo preda di inconsistenti attimi,
li crediamo unici, nostri, solo nostri...
 

domenica 23 maggio 2021

Poesia, riflesso, sentenza

Nessuno può conoscermi

Nessuno può conoscermi
Come tu mi conosci
Gli occhi tuoi dove dormiamo
Tutti e due
Alle mie luci d’uomo han dato sorte
Migliore che alle notti della terra
Gli occhi tuoi dove viaggio
Han dato ai gesti delle strade un senso
Separato dal mondo
Negli occhi tuoi coloro che ci svelano
La solitudine nostra infinita
Non sono più quel che credevan essere
Nessuno può conoscerti
Come io ti conosco.

Paul Éluard

le righe sui fogli virtuali scavallano
pensieri indefiniti, quasi infiniti;
ascolto il mio ansimare ritmato del cuore,
guardo ancora lontano ma è più vicino...

sabato 22 maggio 2021

Giorni di minime #65 (Parigi "Oh cara!")

scivolano gocce sui vetri, piove
 nel nostro senso delle cose, dei respiri,
siamo angeli o demoni?
Il perdurare di situazioni ci sfianca e pesa,
il quotidiano arranca sui soliti temi,
ci odiamo e ci amiamo con la stessa intensità.
Quando si tratta di fare qualcosa
l'immobilismo tende a prevalere, a surclassare,
la verità è chi non fa non falla
e questo mantra ci accompagna da una vita.
Rischiaro le idee in questo grigiore,
il tempo metereologica condiziona, influisce,
siamo preda di indicibili sguardi, giudizi,
in realtà siamo noi a giudicare
non importa se ci piove addosso...
 
Gujil
 
Gustave Caillebotte
"Rue de Paris, jour de pluie (étude)" (1877)

venerdì 21 maggio 2021

Indie song

insomma una canzone solo una canzone
finalmente un suono, una musica;
siamo di nuovo preda del nulla,
il silenzio non può sovrastare sempre...
 
 
Green Grows the Lilac

 
Alzandosi, di nuovo in strada
Rising up, back on the street
Ho preso il mio tempo, ho corso le mie possibilità
Did my time, took my chances
È andato lontano
Went the distance
Adesso sono di nuovo in piedi
Now I'm back on my feet
Solo un uomo e la sua volontà di sopravvivere
Just a man and his will to survive
Tante volte accade troppo in fretta
So many times, it happens too fast
Scambi la tua passione per la gloria
You trade your passion for glory
Non perdere la presa sui sogni del passato
Don't lose your grip on the dreams of the past
Devi combattere solo per mantenerli in vita
You must fight just to keep them alive
È l'occhio della tigre
It's the eye of the tiger
È il brivido della lotta
It's the thrill of the fight
Alzandosi alla sfida del nostro rivale
Rising up to the challenge of our rival
E l'ultimo sopravvissuto conosciuto
And the last known survivor
Insegue la sua preda nella notte
Stalks his prey in the night
E ci guarda tutti con l'occhio di una tigre
And he's watching us all with the eye of a tiger
Faccia a faccia, fuori nel caldo
Face to face, out in the heat
Appeso duro, rimanendo affamato
Hanging tough, stayin' hungry
Impilano le probabilità
They stack the odds
Ancora scendiamo in strada
Still we take to the street
Perché uccidiamo con l'abilità di sopravvivere
For we kill with the skill to survive
È l'occhio della tigre
It's the eye of the tiger
È il brivido della lotta
It's the thrill of the fight
Alzandosi alla sfida del nostro rivale
Rising up to the challenge of our rival
E l'ultimo sopravvissuto conosciuto
And the last known survivor
Insegue la sua preda nella notte
Stalks his prey in the night
E ci guarda tutti con l'occhio di una tigre
And he's watching us all with the eye of a tiger
Salendo, dritto in cima
Rising up, straight to the top
Ho avuto il coraggio, ho avuto la gloria
Had the guts, got the glory
È andato lontano
Went the distance
Adesso non mi fermerò
Now I'm not gonna stop
Solo un uomo e la sua volontà di sopravvivere
Just a man and his will to survive
È l'occhio della tigre
It's the eye of the tiger
È il brivido della lotta
It's the thrill of the fight
Alzandosi alla sfida del nostro rivale
Rising up to the challenge of our rival
E l'ultimo sopravvissuto conosciuto
And the last known survivor
Insegue la sua preda nella notte
Stalks his prey in the night
E ci guarda tutti con l'occhio di una tigre
And he's watching us all with the eye of a tiger
L'occhio di una tigre
The eye of a tiger

 Jenn Grant

giovedì 20 maggio 2021

Alba marina

Alba sul mare

Cessato è il nembo; va volando intorno
l’angiol del giorno – a spegnere le stelle
e le fiammelle – che brillan sui fari
dei marinari. – L’esule chiesetta
dell’ alta vetta – già si fa men bruna,
e ancor la luna
splende sull’ermo,
bianca ed immota,
come una nota
di canto fermo.

Arrigo Boito

 

quando il sole sorge la luce
illumina il mondo e i contorni;
è una banalità che ho scritto lo so
eppure mi pare così possente...

Salvador Dalì
"Ragazza alla finestra"

 
Il mare all'alba ha qualcosa di magico, specie in primavera, quando le spiagge sono ancora deserte e la sabbia intonsa risalta le orme dei nostri piedi nudi.
E' un momento di catarsi estrema, soli con noi stessi possiamo tutto e tutto ha un senso.
 
Gujil

 

Ragazza alla finestra
- Museo Reina Sofía, Madrid

Salvador Dalì

realizza Ragazza alla finestra durante il suo periodo giovanile, quando inizia a definire il proprio stile sperimentando diversi approcci artistici.
In questo caso il paesaggio non la fa da padrone, ma l'equilibrio della composizione si divide in modo bilanciato tra la grigia distesa marina visibile dalla finestra e la ragazza ad essa affacciata.
Si tratta di Aña Maria, la giovane sorella di Dalì, che egli dipinse regolarmente durante gli anni '20 ma che qui è senz'altro raffigurata nel suo più famoso ritratto, nonostante sia di spalle.
In questo caso il mare si fa culla della meditazione umana, agganciandosi ad una serena dimensione domestica che, come si nota dalla mancanza dell'infisso sinistro, cela una surreale natura.
(dalla rete)

mercoledì 19 maggio 2021

Cuccurucucù Paloma

Le citazioni, legate quasi con un effetto domino, in cui una scivola sopra l’altra, partono proprio da quel ritornello: Cuccurucucù Paloma è una canzone del cantautore messicano Tomas Mendez del 1954, che richiama, con un’onomatopea, il verso delle colombe, in quella che è una metafora sull’amore che vola via: ed ecco il perché dell’Ahia-ia-ia-iai cantava. Battiato intimizza il brano ricordando gli anni della gioventù e del liceo (Le serenate all’istituto magistrale), con l’annessa spensieratezza e la già presente passione per la musica (Per carnevale suonavo sopra i carri in maschera), che si manifesta con le citazioni di canzoni della propria adolescenza: Il mare nel cassetto di Milva (1961), Le mille bolle blu di Mina (1961), Il mondo è grigio il mondo è blu, canzone di Eric Charden (1968), riproposta in italiano da Nicola di Bari.

 

solo per scelta, per convinzione,
la vita, la musica, il pensiero;
siamo qualcosa che rimane
solo se creiamo qualcosa...

Il cantautore rimane caro al suo modus operandi

narrativo: raccontare immagini, sentimenti ed eventi, incastonandoli in contesti storici, legati tra il richiamo bellico (L’ira funesta dei profughi afghani) e le tradizioni dei nativi americani (Le gesta erotiche di squaw “pelle di luna“), per poi evocare visioni e colori (Le penne stilografiche con l’inchiostro blu) in quella che risulta come una rivolta personale al modernismo ed un ritorno all’antico (La barba col rasoio elettrico non la faccio più) proprio a quel tempo in cui tutto era blu, non grigio come nel presente.

Nella parte finale della canzone, supportata dai cori di Giuni Russo, si apre definitivamente la matriosca di citazioni musicali, quasi come in una playlist che rievoca un tempo andato: ci sono Lady Madonna (1968) e With a little help from my friends (1967) dei Beatles ; Ruby Tuesday (1967) dei Rolling Stones, Let’s twist again di Chubby Checker (1961) ; concludendo con l’omaggio a Bob Dylan attraverso Like just a Woman (1966) e Like a Rolling Stone (1965), di cui viene citato anche l’inizio (Once upon the time you dressed so fine).

https://auralcrave.com/2020/03/22/cuccurucucu-il-significato-del-brano-di-franco-battiato/

martedì 18 maggio 2021

Riascolto e nemesi

 
E' tornato il freddo fuori e dentro di me, ho un mal di testa che non mi abbandona da giorni, fastidioso ma non insopportabile, è sicuramente un segnale di avviso che le cose succedono nostro malgrado e possono accadere così in fretta che a volte fatichiamo a rendercene conto e, da buoni masochisti, continuiamo a farci del male da soli e a fare finta di essere contenti così (un pò lo si è).
 
insistiamo nella pesante parafrasi,
la nemesi si ripresenta, sorride;
siamo preda di irrefrenabili impulsi,
siamo animali di affetti...

La sensazione di impotenza spesso supera la volontà di potenza così, improvvisamente ed improbabilmente avvengono i fatti "...probabilmente a Maggio" dice Roberto Vecchioni in questa canzone che avevo dimenticato e riposto in un angolo che non sempre mi piace andare a rovistare. 
Comunque "sursum corda", ci sta, è nella natura delle cose e quindi va bene così e taglieremo di nuovo i capelli..
La Nemesi storica si ripresenta e sorride sorniona (in realtà forse è un vero e proprio riso).
Vestito vecchio, si ricomincia da capo.
Questa canzone mi riporta indietro nel tempo eppure è così attuale nello spirito e nel testo, i briganti, i pirati, gli indiani sono stereotipi di quello che pensiamo siano gli altri, i "cattivi", ma molto spesso quelli cattivi siamo noi.
A me piace di più la versione originale.
 
 
Dentro gli occhi

 Noi ci ritroveremo ancora insieme
Davanti a una finestra
Ma molte molte lune in là
E poche stelle in meno
E forse sarai stanco per la corsa del topo
Probabilmente vecchio per inventare un nuovo gioco
Dimmi come t'inganni
E quando avrò i tuoi anni?
Lei ci avrà già lasciato
In fondo a qualche data
Probabilmente a maggio
Ma lei per te sarà meno di un'ombra
L'ombra di un'altro viaggio
Perchè i ricordi cambiano
Come cambia la pelle
E tu ne avrai di nuovi e luminosi
Come le stelle
E comunque vada
Guardami dentro gli occhi
Gli occhi ch'eran bambini
Guardami dentro gli occhi
E non verranno i briganti
A derubarti di notte
Perchè tutti i briganti
Prenderanno le botte
E non verranno i pirati
Perchè tutti i pirati
Andranno in fondo al mare
E non verranno i piemontesi
Ad assalire Gaeta
Con le loro land rover
Con le loro toyota
E se verranno gli indiani
Con i lunghi coltelli
Noi daremo le botte le botte
Anche a quelli
E adesso chiudi i tuoi occhi
Chiudi gli occhi che ho sonno
Son vent'anni che guardo
E che non dormo
E i nostri figli se ne andranno per il mondo
Come fogli di carta
Sopra lunghi stivali silenziosi
E li avremo già persi
Ed una incontrerà tutti quelli
Che io sono già stato
E ci farà l'amore
Come in un sogno disperato
Scriverà sui cerini
Parole da bambini
E le parole invece tu
Le mischierai tutte dentro un cappello
Alla tua età scrivere una canzone
Non sarà più che quello
E non so che farai, chi vedrai
Se crederai a qualcuno
Se ci sarà una donna con te
O forse - meglio - nessuno
Ma comunque vada
Guardami dentro gli occhi
Gli occhi ch'eran bambini
Guardami dentro gli occhi
E non verranno i briganti
A derubarti di notte
Perchè tutti i briganti
Prenderanno le botte
E non verranno i pirati
Ad abbordare la nave
Perchè tutti i pirati
Andranno in fondo al mare
E non verranno i piemontesi
Ad assalire Gaeta
Con le loro land rover
Con le loro toyota
E se verranno gli indiani
Con i lunghi coltelli
Noi daremo le botte
Le botte anche a quelli
E adesso chiudi i tuoi occhi
Chiudi gli occhi che ho sonno
Son vent'anni che guardo
E che non dormo
 
Roberto Vecchioni

lunedì 17 maggio 2021

"Au revoir"

"Au revoir"

"A rivederci!"
Intorno il silenzio mi parla,
ciò che fu dato è reso? Mi chiedo
nel sole di primo mattino.
Scorre un sottile dispiacere in cuore,
lo lascio grondare dagli occhi
di un viaggiatore perpetuo,
di un eterno sconsolato ragazzo.
Passano spruzzi di mare agli scogli,
le mie veleggiate scomposte,
una scia mi ricorda ieri, il passato.
La tristezza da sempre fa parte di me,
sono un colore che invade e perdura
che penetra in fondo giù dove fa male.
Indolente, insolente, eppure indifeso
come il biancheggiante, placido mar...
"Au revoir"
...

Anonimo
del XX° Secolo
da "Le implicazioni sentimentali"

Giuseppe De Nittis
"Au revoir"
- 1879
    

in “Au Revoir”, il panorama di fondo è tranciato, viene concesso spazio solo alle protagoniste in atteggiamenti dimessi, con le maniche delle vesti sollevate, non in posa, prive di grazia e maestà proprio a voler ravvicinare l’attenzione non alle modelle quasi statuarie, non al paesaggio, ma alla scena, alle insolite protagoniste sedute sul muretto che costeggia il mare e che ostentano con fierezza la loro semplicità, per la quale Giuseppe De Nittis ha sempre avuto enorme riguardo.
Au Revoir!
si aggiunge al ciclo napoletano dedicato alla gente, evidenziando l’abilità raggiunta dall’artista nel saper tratteggiare con eccellenza imparagonabile ogni soggetto” (dalla rete).