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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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giovedì 30 aprile 2015

Pace

Pace non cerco
 
Pace non cerco, guerra non sopporto
tranquillo e solo vo per mondo in sogno
pieno di canti soffocati. A
gogno
la nebbia ed il silenzio in un gran porto.
In un gran porto pien di vele lievi
pronte a salpar per l'orizzonte azzurro
dolci ondulando, mentre che il sussurro.
del vento passa con accordi brevi
E quegli accordi il vento se li porta
lontani sopra il mare sconosciuto.
Sogno. La vita è triste ed io son solo.
O quando o quando in un mattino ardente
l'anima mia si sveglierà nel sole
nel sole eterno, libera e fremente.
 
Dino Campana
 
 
quale miraggio a volte,
permea tutti ma nessuno
è disposto alla pace
e si fanno le guerre...
 
 

pace
[pà-ce] sostantivo femminile - Sabatini Coletti -
  • 1 Situazione di non belligeranza; rapporti normali, senza tensioni particolari, tra nazioni diverse o all'interno di uno stesso stato: tempo di p. || trattato di p., che sancisce la cessazione di una guerra; spesso indicato ellitticamente col nome del luogo in cui è stato firmato: la p. di Augusta | firmare la p., porre fine alla guerra con un atto ufficiale | p. armata, patto poco credibile, intesa di breve durata.
  • 2 Concordia nei rapporti tra persone e nella vita pubblica SIN accordo, armonia: p. sociale, familiare || fare p. con qlcu., rappacificarsi con qlcu. dopo un litigio | mettere p., riconciliare.
  • 3 Condizione di tranquillità spirituale o materiale; assenza di preoccupazioni e fastidi SIN calma, serenità: godere di un po' di p.; estens. interruzione di qlco. di doloroso o faticoso SIN tregua, requie: il dolore non dà p.; anche, assenza di rumori molesti SIN quiete, silenzio: la p. della campagna || mettersi l'animo o il cuore in p., darsi p., rassegnarsi | p. dei sensi, con valore iron., fine dei desideri sessuali | lasciare in p. qlcu., non importunarlo, non infastidirlo | vivere, morire in p., serenamente, senza sofferenza.
  • 4 Nel linguaggio religioso, stato di sereno abbandono a Dio e di amore per gli uomini.

mercoledì 29 aprile 2015

Fantasia

 
sostantivo femminile
 [dal latino phantasĭa,
greco ϕαντασία, derivato di ϕαίνω «mostrare»].
– TRECCANI -

1.
a. Facoltà della mente umana di creare immagini, di rappresentarsi cose e fatti corrispondenti o no a una realtà: trascorrere, riandare con la f.; rivivere nella f.; lasciare libero corso alla f.; i voli della f.; f. ricca, vivace, accesa, sbrigliata, fervida, pronta, ecc.; la f. tanto è più robusta quanto è più debole il raziocinio (Vico); f. povera, scarsa; molta, poca f.; non hai un po’ di f.; un artista, uno scrittore (anche un racconto e sim.) ricco (o povero) di fantasia
b. L’attività del fantasticare: com’io fui levato d’una vana f. (Dante); perdersi in fantasie; era assorto nelle sue f., in liete f.; inseguire una propria f.; lavorare di fantasia, immaginare o supporre, o anche sospettare, situazioni prive di realtà, lasciando libero corso alla fantasia; frutto di f., cosa inventata con l’immaginazione, che non ha fondamento nella realtà: i suoi sospetti sono tutti frutto di f. o della sua fantasia. Talvolta è implicitamente contrapposta alla realtà o verità: un racconto di f., che non ha fondamento reale; così, nella pratica delle arti figurative, fare (disegnare, dipingere, modellare) di f., eseguire figure senza ricorrere a modelli o al vero. In psicanalisi, attività immaginativa, conscia o inconscia, su cui l’analista compie le sue interpretazioni: f. libidiche, aggressive, sadiche, masochistiche, ecc. (cfr. fantasma, n. 3).
c. Nel linguaggio della moda, riferito a prodotti e articoli nuovi, bizzarri, con tinte o disegni vivaci: oggetti di f.; lavori, ricami, stoffe, colori di f.; anche senza la prep. di, in funzione attributiva: colori, disegni, tessuti fantasia. 

2.
a. Con riferimento concreto alle cose volta per volta immaginate o create con la fantasia: una f. drammatica; ha scritto una sua bizzarra fantasia. In musica, componimento di solito strumentale, dapprima (sec. 17°) in stile fugato poi in forme libere, su temi originali o tratti da musiche preesistenti, d’indole per lo più estrosa. Nelle arti figurative, talvolta sinon. di capriccio.
b. Falsa invenzione, bugia: non c’è niente di vero in ciò che dice, sono fantasie sue!
c. Fenomeno naturale straordinario: fantasie della natura.

3.
Bizzarria, capriccio, voglia: non dobbiamo dar retta alle sue f.; gli è venuta la f. di comprarsi l’automobile; Emmi venuta certa fantasia ... Di scrivere un’istoria in poesia (N. Forteguerri); mi sono levato la f. di prenderlo a schiaffi; avere f. d’una cosa, averne desiderio. Anche volontà decisa, o voglia (significato che ha attestazioni negli scrittori, oggi limitato all’uso pop. romanesco): questo ragazzo non ha proprio f. per lo studio.

4.
Presso alcune popolazioni primitive dell’Africa settentr. e dell’Etiopia, celebrazione di qualche fausto avvenimento della vita familiare o tribale, mediante danze e canti o parate a cavallo, durante le quali i cavalieri spingono il destriero a un furioso galoppo, urlando e sparando in aria con i loro fucili.  
 
Spregiativo fantaṡiùccia;
peggiorativo fantaṡiàccia
(tutti e due poco comuni).
 

filosofia
Facoltà della mente umana di creare immagini, corrispondenti o no a una realtà. Due sono le concezioni della f. che è possibile rinvenire nella storia della filosofia. Secondo la più antica, risalente alla Scolastica, la f. è una facoltà del senso interno essenzialmente riproduttiva, capace cioè di rappresentare le immagini degli oggetti percepiti, sia in loro presenza, sia in loro assenza. A partire dal 18° sec., e soprattutto per opera di I. Kant, a questa concezione se ne è aggiunta un’altra, che considera la f. una facoltà produttiva o creativa. Alla concezione di Kant, che considera la f. un’attività produttiva involontaria, vicina all’attività onirica e distinta dall’invenzione artistica, doveva comunque seguire la rivalutazione del romanticismo tedesco, secondo cui la f., di gran lunga superiore alle altre facoltà, sarebbe fondamento della libertà creatrice della poesia e dell’arte in genere, che ne rappresenta la più vigorosa e compiuta espressione.
 
 
musica
Composizione, di solito strumentale, di forma libera. Nata nel Cinquecento come pezzo di carattere brillante per strumenti a tastiera o a pizzico, la f. poteva essere improvvisata su temi originali o preesistenti, a mo’ di preludio o in stile imitativo, analogo al ricercare. Nel 19° sec. ebbe ampia diffusione la f. su temi d’opera per pianoforte o per complessi cameristici.
 
 

Fantasia
 
Lascia sempre vagare la fantasia,
È sempre altrove il piacere:
E si scioglie, solo a toccarlo, dolce,
Come le bolle quando la pioggia picchia;
Lasciala quindi vagare, lei, l’alata,
Per il pensiero che davanti ancor le si stende;
Spalanca la porta alla gabbia della mente,
E, vedrai, si lancerà volando verso il cielo.
 
John Keats
 
 
oltre i confini del vero,
di là dal mare del vissuto
comincia il fantastico luogo
dove sempre più a fatica
si riesce ad entrare...
 

martedì 28 aprile 2015

Mi chiederesti se sono tornato

Felice Voto
"Donna nuda di spalle sul letto"
Mi chiederesti se sono tornato
 
Dovessi correre il tempo,
aggrappato ai tuoi morbidi seni
mi chiederesti se sono tornato;
il tempo emigrando conserva
le isole dense di umori,
nel vuoto di un vago mi baci
casto messaggio di affetto.
Dovessi cercarti la notte,
scrutando le forme nell'ombra
mi chiederesti se sono tornato;
errando tra ansie e risvegli
ti sento che dormi e respiri,
nel buio rivedo i tuoi occhi
e il contorno di neri capelli.
 
Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate
  
 
dòn-na
dal latino: domina, signora
 
Si tratta di una parola che è una precisa scelta di campo.
Se oltralpe pure si trovano la "femme" francese e la "mujer" spagnola, ci rendiamo subito conto della differenza di questi sostantivi dalla nostra "donna".
La femmina è sì più sensuale, più sessuale, e il femminile è una qualità archetipica, ma nella sua vocazione identitaria è anche più avvilente e piatto; la mogliera dà a un tempo grande dignità e nessuno spazio di libertà - identificando la donna unicamente nel suo ruolo rispetto all'uomo; la "donna" invece ha un'altra dimensione.
Furono gli stilnovisti a proporla e a sondarla, di fatto imponendola nella nascente lingua italiana: in quanto, latinamente, signora, una figura attiva e potente, in una certa misura alta e altra, per certo più nobile, completa e rotonda degli altri suoi sinonimi e affini - piena e sintetica di un ruolo da generativo, a familiare, a ispiratore.
Sovviene in mente la fine del Faust di Goethe, con quell' "eterno femminino che ci tira in alto", che la parola donna bene significa.
Quindi la donna come inscindibile vincolo al mondo di sempre, personaggio di sogni e realtà, madre, amante, amica e riferimento tranquillo ma anche agitato, sereno e in balia dell'uomo.
(dalla rete)

lunedì 27 aprile 2015

Draghi ancora

 
Le leggende vogliono che la vita del Drago fosse lunghissima e avesse origine da un uovo che impiegava almeno un secolo per schiudersi, dopo almeno 500 anni il corpo del piccolo cominciava ad assumere l'aspetto caratteristico per il quale è noto, completando lo sviluppo solo dopo altri 500 anni, è proprio grazie a questa notevole longevità che i draghi traevano nel corso delle loro lunghissime vite, una conoscenza e una saggezza senza pari.
Ma soprattutto il significato nell'esoterismo il drago rappresenta simbolicamente la prova da superare per colui che voglia impossessarsi della sua ricchezza e del suo sapere, mangiandone il cuore in questo modo comprenderà il linguaggio degli uccelli o di altri animali e diventerà sapiente.
Nelle leggende e nei racconti mitologici il drago è il custode di inestimabili tesori nascosti in cima ad altissime montagne e territori impervi difficilmente raggiungibili dagli umani, così ad esempio lo ritroviamo a guardia del vello d'oro e del giardino delle Esperidi, dove cresce l'albero dei pomi d'oro, probabilmente il tesoro vero non è tradizionalmente il cumulo di monili e forzieri traboccanti d'oro al quale siamo abituati, ma la conoscenza arcaica di valore inestimabile e destinata a pochi coraggiosi, soprattutto perché riguarda il controllo dell'energia sessuale che dona vita e morte e la conoscenza del creato.
In molte tradizioni per essere dichiarato tale, l'eroe (la parola eroe ha la radice del suo nome in Eros, il dio dell'amore e quindi della sessualità) deve affrontare il drago che lo può annientare oppure donargli immense ricchezze e preziose conoscenze altrimenti impossibili da raggiungere. 
L'aspetto simbolico di questi racconti valido ancora oggi, è che il lato oscuro di noi rimane quasi sempre celato, ignorato o rinnegato, ma chi osa entrare nella grotta affrontandone le tenebre, riconosce l'esistenza  di queste forze  oscure, e, dopo averle dominate, può trarne forza, proprio come l'eroe che vincendo e sconfiggendo il drago ne esce accresciuto in conoscenza, gloria e onore. 
E' inoltre indispensabile parlare, anche se brevemente, del significato del drago della Cina, qui esso rappresenta il principio maschile Yang dell'ordine cosmico, la creatività, il dinamismo, la forza di muovere gli eventi: nella mitologia cinese si spiegavano i fenomeni metereologici, i temporali, la grandine, la neve, la pioggia, il tuono e il fulmine con la presenza del dragone che attraversava i cieli.
Esso è quindi il simbolo di tutte le energie creative anche se potenzialmente pericolose della natura, oltre a essere collegato all'acqua, ambiente in cui vive, inoltre il drago è presente in tutti i simboli cinesi che esprimono energia tant'è che in quel paese si ricorre alla sua immagine per indicare la presenza di energia elettrica (dalla rete).

 

cuore del drago morso nel fogliame

vai quasi avvolta dalla solitudine di un'onda marina in un mattino

azzurro e pieno di rondini
 
ti sei vestita per l'appuntamento e io ti porto il frutto
mangiato vivo 
mentre è appeso all'arteria dell'albero
 
vedi, mostra la polpa
viva, mostra l'aperto
 
cuore aperto del drago, l'emblema splendido del sangue della terra
che è passato per tutti i capillari
per arrivare dentro la tua bocca, o sangue
 del mio sangue
 

29.7.14
Maria Grazia Calandrone
Serie fossile

 
 


la paura
sta con noi,
a volte
talmente infinita,
a volte
residuo di gioia;
paure ancestrali
paure terrene...

domenica 26 aprile 2015

Grigio di pioggia

Coda: grigio di Payne
                 

Provo a dipingere la pioggia

giorno dopo giorno
esco e vi entro

pioviggine rovescio scroscio

ma non ancora la puntuale
pioggia di primavera

calda pesante lenta


ciascuna goccia
netta e perfetta

che aspetto

presso questo margine dell'acqua
dove una qualche foglia di memoria

scenderà con la piena

la fiumana

che dilaga al mare.
 
 
Traduzione di Alessandro Gentili
Paula Meehan
Un colore così puro da diventare parola
 
 

Giuseppe Faraone,
"Pioggia e riflessi"
il grigio prevale oggi,
si aspetta la pioggia;
domenica di attesa, pochi rumari,
quasi il silenzio sormonta;
le aspettative deluse,
incrociano i vetri...
  
Gustave Caillebotte,
"Parigi in un giorno di pioggia"
Ci sono molti modi in pittura o disegno per indicare che una scena è piovosa.
Non solo si dovrebbe in realtà dipingere la pioggia sulla tela, ma è necessario indicare lo stato del tempo, utilizzando i colori appropriati (quelli che danno da sé la sensazione di tristezza come ad es. i grigi, le varie tonalità del blu, le sfumature violastre) e dipingendo figure umane che tengono gli accessori adatti per la pioggia, tipo ombrelli, cappelli, mantelli, protezioni varie etc...
Alcuni di questi compiti sono di fatto più semplici con la pittura ad olio, perché si asciuga lentamente e quindi è facile da sfumare sulla tela. 
 Mescolando e confondendo i colori sulla tela, una sensazione di umidità diventa evidente nell'immagine, rafforzando così l'immagine della pioggia.
(dalla rete)  

Nel suo dipinto "Parigi in un giorno di pioggia", l'impressionista Gustave Caillebotte raffigura uno scorcio di uno dei nuovi viali parigini in una giornata decisamente uggiosa.
Lo scenario urbano è attraversato da rappresentanti della borghesia che passeggiano su un marciapiede con riflessi di acqua e sotto un cielo bianco grigiastro per la pioggia.
Le dimensioni degli edifici e i rapporti di spazio sono alterati, per dare un'idea della modernità.
I colori sono tristemente sul grigio e violaceo per dare più risalto alla scena di una giornata piovosa.
La strada è bagnata e gli ombrelli sono aperti, quindi è ovvio che sta piovendo.
(modificato dalla rete)

sabato 25 aprile 2015

Angelo (Gino)

Angelo Zanoni (Gino)
Ali di libertà ci hai dato,
insegnaci a volare,
amore per forza, per terra,
col sangue lavasti l'orrore,
la guerra, le morti, il dolore.
Partigiano per scelta,
contro da sempre
e per sempre
 
A Gino (Angelo Zanoni) 
 
 
 
TESTIMONIANZA DI BERNARDO DOSSENA 
 
Seppure a distanza di tanti anni vorrei lasciare una testimonianza, ricordando questo fatto al quale ho assistito in prima persona.
Parlo del partigiano Angelo Zanoni, assassinato da un gruppo di fascisti davanti a casa sua, sotto gli occhi di sua madre.
Abitavo nella stessa via di Angelo.
Io allora ero un ragazzo di 13 anni quando quel mattino, verso le ore dieci del 17 marzo 1945, sentendo dei ripetuti spari e incuriosito da questi, corsi sulla via per vedere cosa stesse succedendo.
Con grande stupore e molto spavento, lì a poca distanza, vidi una persona accasciarsi a terra.
Era il povero Angelo che già ferito e in una pozza di sangue fu schiaffeggiato dal "cainismo" (odio) di uno dei fascisti.
Poi seguirono le urla di disperazione e di dolore della madre che, abbracciandolo per terra, mischiava le sue lacrime col sangue del figlio gravemente ferito, mentre rivolgeva parole di disprezzo verso il fascista feritore.
In seguito e senza fretta (perché decidevano loro), fu portato in ospedale, ma purtroppo il suo forte fisico di ventitreenne, nel pomeriggio del 6 aprile 1945, cessò di vivere.
Egli, sicuramente, dall'alto del Paradiso seguirà le generazioni che, come testimonianza, vedranno la lapide con la scritta e la foto del caduto, nel punto dove è successo il fatto.
 
 

DA "50 ANNI FA CREMA E I CREMASCHI"
ED. BUONA STAMPA, PAGG. 244-245
   
17 marzo 1945, l'assassinio di Angelo Zanoni
di Izano.
Il giovane nato nel 1921, era in Croazia quando venne firmato l'armistizio dell'8 settembre.
Rientrato in Italia dopo molte peripezie e richiamato alle armi, scelse la renitenza alla leva non per il solo egoistico scopo di fuggire al servizio militare, ma per una giusta e profonda convinzione  personale.
Stette tre mesi con i partigiani nella zona di Sondrio. Durante un rastrellamento a Buglio in Monte (Valtellina) vi fu un grosso e impari scontro fra partigiani e SS tedesche (nella proporzione di un partigiano contro venti SS). Parecchi caddero, altri furono fatti prigionieri. Angelo Zanoni fu uno dei pochi che riuscirono a salvare la pelle.
Tornato a casa diceva agli amici: "Per adesso mi conviene stare nascosto, ma presto partirò anch'io e allora sì che si combatterà veramente e con entusiasmo!"
Carolina Brambati Zanoni
Poi si aggregò alla S.A.P. locale, diretta da "Vito". In seguito ad una spiata che informava della sua presenza, il 17 marzo 1945 quattro fascisti in borghese si recarono a casa sua.  
Accortosene, Zanoni tentò la fuga.
Gli spararono ferendolo, ma riuscì ugualmente a raggiungere la strada.
Qui gli spararono ancora, colpendolo gravamente.
Trasportato a Crema, morì in ospedale il 6 aprile.    



DA "IL NUOVO TORRAZZO"
DEL 16 SETTEMBRE 1945.
 
"I militi scesi per procedere all'arresto erano quattro.
Due si sono fermati in cortile, nascosti da una catasta di legna e due si sono presentati in casa.
Zanoni, all'intimidazione di seguirli, non oppose resistenza, però, giovane audace e coraggioso, approfittando di un momento di distrazione dei militi infilava la porta e via velocemente verso il cancello.
Appena fuori s'accorse dell'imboscata, ma ormai era troppo tardi e tentò il tutto per tutto.
I militi gli sparano addosso parecchi colpi, ferendolo gravemente al polmone. 
Ciononostante Zanoni riprese la via dei campi, ma dopo un centinaio di metri stramazzava esausto. 
Uno dei feritori che erano sopraggiunti sparando, vedendo che il ferito tentava di rialzare la testa invocando la madre, gli sparò addosso altri colpi, ferendolo al basso ventre e, per colmo di malvagità, lo schiaffeggiò.
Poi alla madre angosciante che voleva soccorrere il figlio intimò con le mani di allontanarsi".
  
Nella via a lui dedicata una lapide commemorativa ricorda il suo sacrificio ammonendo noi oggi di conservare la libertà e la pace come valori supremi.



A cura di Marco G. Migliorini © 2005 - comune di Izano (CR)


 
 
COMUNE DI IZANO
PROVINCIA DI CREMONA
___________

 
MOSTRA
"ANGELO ZANONI Essenza e Resistenza"
Izano – Biblioteca Comunale – Via G. da Izano 2
(all’interno del cortile della Sede Municipale)
Inaugurazione mostra
Sabato 25 Aprile 2015 ore 10.00

Orari di apertura:
Sabato 25 Aprile 10.00 - 12.00 /15.30 – 18.00
Lunedì 27 Aprile 16.00 - 18.30
Martedì 28 Aprile 16.00 – 18.00
Giovedì 30 Aprile 15.45 – 17.30
Venerdì 01 Maggio 10.30 – 12.00/16.30 – 18.30
Sabato 02 Maggio 16.30 – 18.00
Domenica 03 Maggio 10.00 – 12.00/16.30 – 18.
 

venerdì 24 aprile 2015

Cometa


La roccia dell'aquila

Dietro il vetro dell'urna
i rettili
stranamente fermi.

Una donna stende il bucato
nel silenzio.
La morte è senza vento.

Nelle profondità della terra
scivola la mia anima
silenziosa come una cometa.


Tomas Tranströmer
Il grande mistero


 
 
le certezze, quelle granitiche,
vacillano, a volte cadono,
come torri esili
frustate dalla burrasca...
 
cométa
sostantivo femminile [dal lat. cometes o cometa, masch., gr. κομτης «chiomato»]. – TRECCANI -

1. Corpo celeste (pop. detto stella cometa) che gravita intorno al Sole, analogam. ai pianeti, ma percorre, per lo più, orbite molto eccentriche; quando si trova a grande distanza dal Sole è formata da un agglomerato di cristalli, prevalentemente di metano, ammoniaca e acqua, in cui sono disseminate polveri metalliche (di ferro, di nichelio, di calcio, di magnesio, ecc.); avvicinandosi al perielio i cristalli evaporano e la cometa prende la sua forma tipica, composta di un nucleo, più o meno brillante e distinguibile, circondato da una sorta di nebulosità detta chioma, che forma, assieme al nucleo, la testa della cometa dalla quale parte lo strascico luminoso detto coda, che si allunga per effetto della pressione della radiazione solare.
2. Macchia bianca di forma allungata che si può trovare sulla testa dei cavalli.
3. Nome comune di una delle razze del pesce carassio dorato.

giovedì 23 aprile 2015

Poesia e riflesso


 Primavera

Le sementi, disgelandosi, manderanno
fuori i loro germogli; questi ingrosseranno
nella terra; dalle vecchie radici verranno
fuori germogli nuovi, e gli alberi e le erbe
cominceranno a crescere. Gli orsi, le talpe
usciranno dal loro torpore; le mosche e le
api si sveglieranno; le zanzare nasceranno e
le uova dei pesci si schiuderanno.
L'aria scaldandosi, si innalzerà, al suo
posto verrà l'aria fredda e il vento soffierà.
Le nubi saliranno...
Chi farà tutto questo? Il sole
 
Lev Nikolaevic Tolstoji


 i fiori mitigano l'ansia,
coi loro colori,
sfiorano il cielo
e gettano
pace nel cuore;
eppure un sospiro
da sempre
accompagna l'amore...

mercoledì 22 aprile 2015

Scale

Scendono le scale insieme
e l'atteggiamento diverso è la voce persa
di chi ha dimenticato la parte.
Una resistenza muta assorta
col rumore dell'acqua che scivola
dissolve il commiato
nello scambio di poche parole
e la bocca non si addice al viso.
L'incontro la verifica cedono
al fascino dell'indolenza;
l'impaccio che cerca paravento
trova solo l'incertezza delle dita.


Michele Miniello
La fedeltà dei passi
 
 
Sognare di scendere le scale può avere una diversa valenza interpretativa a seconda dei casi:
1. attraverso di esse è possibile scendere nel profondo di se stessi per approdare ad una maggiore conoscenza del se;
2. può essere la rappresentazione di un ripensamento sulla strada che stiamo seguendo e dunque riportarci ad un livello di partenza in vari campi, da quello esistenziale a quello sociale e così via;
3. allo stesso tempo può essere la rappresentazione di un obbiettivo raggiunto e portato a termine con successo.
 
Freud interpretava il sogno onirico di salire e scendere la scala attraverso la rappresentazione del coito e della sessualità del sognatore che è alla ricerca di un appagamento. Il significato di questo sogno assume la stessa rilevanza interpretativa che è data dalla radice linguistica della parola scala che in greco diventa: climax, ovvero, orgasmo, apice del piacere. Dunque, l’interpretazione sessuale di scendere e salire le scale vede protagonista (la maggior parte delle volte) la prestazione dell’uomo che a seconda della facilità e delle difficoltà che incontra può rappresentare la buna riuscita o no di un rapporto sessuale con il proprio partner.
Jung dava significato alla scala nei sogni, rappresentando con essa il passaggio, per il sognatore, da una fase all’altra della esistenza, indicando nella discesa una ricerca interiore che, secondo la psicologia, è data dalla necessità di scoprire o entrare in contatto con l’inconscio più profondo (dalla rete).
 
scalinate infinite le vite,
qualcuno traballa, ondeggia;
poi suoni e colori sfociano
in ampi spazi di indicibili attimi...

martedì 21 aprile 2015

La bocca di leone

Il nome "bocca di leone" deriva dall'aspetto del fiore, che ricorda per un verso una bocca, per l'altro un naso di animale.
La tradizione lo considera da sempre il fiore del capriccio; nel medioevo, infatti, le ragazze erano solite ornarsi i capelli con questi fiori per rifiutare i corteggiatori non desiderati.
Per questo la valenza generalmente riconosciuta alla bocca di leone è l'indifferenza ed il disinteresse.
Le bocche di leone hanno un aspetto altero.
Forse è per questa ragione che nel linguaggio dei fiori simboleggiano l'indifferenza.
Il nome del genere, Antirrhinum, significa in greco "simile a un muso (o un naso)", infatti "anti" = simile e a "rhin" = naso ad indicare la forma della corolla.
Il nome comune (Bocca di leone) deriva dalla particolare struttura delle labbra del fiore: quello mediano inferiore aderisce al superiore a chiusura della "gola".
Se "strozzato" con le dita (comprimendo lateralmente la corolla) le labbra sembrano aprirsi scoprendo la bocca della corolla.
Nell'antichità si affermava che il seme della bocca di leone, mescolato con olio di giglio, rendeva più bella la faccia e la pelle.
I fiori possono avere vari colori: quelli spontanei sono porporini o bianchi; ma se coltivati si possono avere vari colori: giallo, violetto, rosa, e la dimensione può raggiungere i 6 cm.
Il luogo d'origine di questa pianta è l'Europa meridionale e il Nordafrica.
In particolare è nativa del Marocco, Portogallo, Francia, Turchia (parte est) e Siria.
In Italia le bocche di leone della nostra specie (quelle naturalizzate) crescono nei luoghi sassosi e aridi, ma anche sui vecchi muri soleggiati, e ai margini dei sentieri.
Per il suo bell'aspetto, derivante dall'elegante forma, la Bocca di leone è frequentemente coltivata nei giardini (dalla rete).

 
La bocca di leone
 
Che ci si possa beare della vita
dove la vita non è altro
che miseria, come coriacea bocca
di leone che sfida solitaria
le inviolate leggi della fisica!
 
Abbarbicata ai nudi sassi, s’inerpica
eremitica sui muri e sui dirupi,
tingendo l’aria di tenui toni
porporini, sberleffo spudorato 

all’ordinaria cura dei giardini.
 
Tra le pietre, le basta una fessura
e pochi grani di terra aleatoria,
deposta dal vento e dalla pioggia;
la proletaria urgenza della vita
esplode imponderata in grappoli
sgargianti; mediterranea e solatia,
in penduli sprazzi di colore rompe
con la monotonia del mondo usato.
 
Alberto Massazza

 
Intenso porpora le mie sul balcone!
Screziate di giallo, poi quelle arancioni
e le bianche bocche silenti
le seguo col cuore...