Hai tu la notte mai, giacendo in letto Fra sonno e veglia a tard’ora sospeso, Hai tu la notte mai da lunge inteso Singhiozzar nella strada un organetto?
Singhiozzar lento, affaticatamente, Un’aria dolce che piange ed implora, Un’aria udita da fanciul sovente E non scordata più dopo d’allora?
Sono povere note di soprano Un po’ rauche, un po’ rotte, un po’ stonate; Ma singhiozzan nel bujo e di lontano Così dolenti, così sconsolate!
E tu pensando ai dì fuggiti, al santo Riso materno, ad un perduto amore, Piover ti senti giù dagli occhi il pianto, Senti una lama che ti passa il core.
Arturo Graf
Bellini Enzo
"Suonatore di organetto", china, 1979
Organetto
L'organetto è uno strumento musicale a mantice appartenente alla famiglia degli aerofoni(strumenti il cui suono è generato da un flusso d'aria). L'organetto usa la scala diatonica, mentre la fisarmonica utilizza la scala cromatica.
L'organetto è uno strumento "bitonico": ogni tasto premuto emette due
suoni a seconda della direzione del mantice, mentre la fisarmonica è
"unitonica". (dalla rete)
I tulipani sono troppo eccitabili, e’ inverno qui,
guarda quanto ogni cosa sia bianca, quieta e innevata.
Imparo la pace, mentre si posa quieta a me vicina
come la luce su questi muri bianchi, questo letto, queste mani.
Non sono nessuno; niente a che fare con le esplosioni.
Ho dato il mio nome e i vestiti alle infermiere
la mia storia all’anestesista e il mio corpo ai chirurghi.
Hanno appoggiato la mia testa tra cuscino e bordo del lenzuolo
come un occhio fra palpebre bianche che non si chiuderanno.
Stupida pupilla, di tutto deve fare incetta.
Le infermiere passano e ripassano, non disturbano,
passano come i gabbiani verso terra nelle loro cuffie bianche,
facendo cose con le mani, uguali l’una all’altra,
cosi’ che e’ impossibile dire quante siano.
Il mio corpo e’ un sasso per loro, vi si apprestano come l’acqua
ai sassi sui quali deve scorrere, levigandoli garbata.
Mi danno il torpore con i loro aghi luccicanti, mi danno il sonno.
Adesso ho perduto me stessa sono stanca di bagagli –
la mia borsa di pelle come un nero portapillole,
mio marito e il bambino sorridono nella foto di famiglia;
i loro sorrisi mi agganciano la pelle, piccoli ami sorridenti.
Ho gettato cose in mare, io cargo di trent’anni
tenacemente attaccata al mio nome e indirizzo.
Hanno strofinato via tutti i miei affetti.
Impaurita e denudata sulla plastica verde della barella
ho guardato la mia teiera, il como’ della biancheria, i miei libri
affondare lontani, e l’acqua arrivarmi sopra la testa.
Sono una suora adesso, mai stata cosi’ pura.
Non volevo fiori, volevo soltanto
sdraiarmi a palme in su completamente vuota.
Come si sia liberi, non avete idea quanto liberi –
la pace e’ cosi’ grande che abbaglia,
non chiede nulla, un’etichetta col nome, qualche bazzecola.
Con questa, alla fine, chiudono i morti; li immagino
masticarsela come un’ostia da Comunione.
I tulipani sono troppo rossi in primo luogo, mi feriscono.
Anche attraverso la carta da regalo li sentivo respirare
piano, attraverso la bianca fasciatura, come un bimbo mostruoso.
Rossastri parlano alla mia ferita, le rispondono.
Sono traditori: sembrano ondeggiare, anche se mi tirano giu’,
scompigliandomi con le loro lingue inattese e il colore,
una dozzina di rossi piombi intorno al mio collo.
Prima nessuno mi sorvegliava, adesso sono sorvegliata.
I tulipani si voltano verso di me, e la finestra dietro
dove quotidianamente la luce si allarga e si assottiglia,
io mi vedo, piatta, ridicola, ombra di carta ritagliata
fra l’occhio del sole e gli occhi dei tulipani,
non ho faccia, ho voluto cancellarmi.
I vividi tulipani consumano il mio ossigeno.
Prima che arrivassero l’aria era abbastanza calma,
pulsava, respiro dopo respiro, senza scompiglio.
Poi i tulipani l’hanno riempita di un gran rumore.
Ora l’aria spinge e gli vortica attorno come un fiume
spinge e vortica attorno a una macchina rosso-ruggine affondata.
Concentrano la mia attenzione, che era felice
giocando e riposando senza impegnarsi.
Anche i muri sembrano riscaldarsi tra loro.
I tulipani dovrebbero stare dietro le sbarre come bestie pericolose;
si aprono come la bocca di un grosso felino africano,
ed io mi accorgo del mio cuore: apre e chiude
la sua ampolla di rossi boccioli per vero amor mio.
L’acqua che assaggio e’ calda e salata come il mare,
e viene da un paese lontano come la salute.
Sotto il notturno ciel che s’inzaffira, Dalla vetta del colle ermo e fronzuto, Un flauto nella cheta ombra perduto Canta soave e mormora e sospira.
Sovra i campi, lontan, per l’aer muto, Il modulato suon lento s’aggira, E dolce piagne, e più dolce delira, Limpido, grave, tremendo, acuto.
D’amori spenti e di sventure arcane Il flauto narra e d’anime svanite Non so che storie tenere e crudeli.
Oh, vani amori, oh, ricordanze vane, Oh, sogni e voci di sommerse vite Sotto la muta immensità de’ cieli!
Arturo Graf
In un suono si arrende l'anima
emozioni scaturiscono segni vitali;
la stanchezza, quella del quotidiano,
si riduce a silenziose lacrime ...
Il Flauto Notturno è stato scritto da Riccardo Zandonai nel 1932
ed è un misterioso brano per flauto solista e orchestra da camera che ha
come soggetto il sonetto omonimo del poeta Arturo Graf (da "le
Danaidi"). Nel brano, il compositore riprende alcuni temi dalle sue
opere come le citazione dalla più famosa: Francesca da Rimini (1914). Si
tratta della prima edizione critica di questo piccolo gioiello della
produzione strumentale italiana del '900. (dalla rete)
Crazy In a church, by the face,
he talks about the people going under,
only child know.
A man decides after 70 years
that what he goes there for
is to unlock the door,
while those around him criticize and sleep.
And through a fractal on that breaking wall,
I see you, my friend, and touch your face again.
Miracles will happen as we trip,
but we're never gonna survive,
unless we get a little crazy.
No, we're never gonna survive,
unless we are a little crazy.
Yellow people walking through my head,
one of them's got a gun to shoot the other one
and yet together they were friends at school.
Oh, get it, get it, get it, get it, no, no, no!
If all were there when we first took the pill,
then maybe, then maybe, then maybe, then maybe
miracles will happen as we speak,
but we're never gonna survive,
unless we get a little crazy.
No, we're never gonna survive,
unless we are a little crazy.
No, no, we'll never survive,
unless we get a little bit...
In a sky full of people only some want to fly,
isn't that crazy?
In a world full of people only some want to fly,
isn't that crazy, crazy?
In a heaven of people there's only some want to fly,
ain't that crazy?
Oh, babe! Oh, darlin'!
In a world full of people there's some want to fly,
ain't that crazy, crazy, crazy, crazy?
But we're never gonna survive,
unless we get a little crazy.
No, we're never gonna survive,
unless we are a little crazy.
But we're never gonna survive,
unless we get a little crazy.
No, we're never gonna survive,
unless we are a little crazy.
No, no, never survive,
unless we get a little bit...
And then you see things
the size of which you've never known before.
They'll break it someday,
only child know.
Them things,
the size of which you've never known before,
someday...
Seal
Siamo davvero pazzi?
io, il mondo intorno, lei...
In questi vortici di silenzio
siamo assordati da tutto...
Pazzi
In una chiesa, di fronte a tutti,
parla della gente che soccombe
solo il bambino lo sa.
Un uomo decide dopo 70 anni
che la ragione per cui ci va
è quella di aprire la porta,
mentre quelli attorno a lui criticano e dormono.
E attraverso un frattale su quel muro in pezzi,
vedo te, amico mio, e tocco di nuovo il tuo volto.
I miracoli avverranno mentre viaggiamo,
ma non potremo mai sopravvivere,
a meno che non diventiamo un po' pazzi.
No, non potremo mai sopravvivere,
a meno che non siamo un po' pazzi.
Persone gialle che mi camminano per la testa,
una di loro ha una pistola per sparare all'altro,
eppure insieme erano amici a scuola.
Oh, prendilo, prendilo, prendilo, prendilo, no, no, no!
Se tutti fossimo stati là quando prendemmo la pillola la prima volta,
forse allora, forse allora, forse allora, forse allora
i miracoli avverranno mentre parliamo,
ma non potremo mai sopravvivere,
a meno che non diventiamo un po' pazzi.
No, non potremo mai sopravvivere,
a meno che non siamo un po' pazzi.
No, no, non sopravviveremo mai,
a meno che non diventiamo un po'...
In un cielo pieno di persone, solo pochi vogliono volare,
non è una pazzia questa?
In un mondo pieno di persone, solo poche vogliono volare,
non è una pazzia questa, una pazzia?
In un paradiso pieno di persone, ce ne sono poche che vogliono volare,
non è una pazzia questa?
Oh, ragazzo! Oh, caro!
In un mondo pieno di persone, c'è solo qualcuno che vuole volare,
non è una pazzia questa, una pazzia, una pazzia, una pazzia?
Ma non potremo mai sopravvivere,
a meno che non diventiamo un po' pazzi.
No, non potremo mai sopravvivere,
a meno che non siamo un po' pazzi.
Ma non potremo mai sopravvivere,
a meno che non diventiamo un po' pazzi.
No, non potremo mai sopravvivere,
a meno che non siamo un po' pazzi.
No, no, non sopravviveremo mai,
a meno che non diventiamo un po'...
E poi vedi cose
la cui grandezza non hai mai conosciuto prima.
La romperanno un giorno o l'altro,
solo il bambino lo sa.
Quelle cose,
la cui grandezza non hai mai conosciuto prima,
un giorno o l'altro...
Nel brano Paul descrive una strada che conduce alla porta di casa di una donna amata in passato. Una strada fatta di solitudine e sulla quale pesano una serie di ostacoli atmosferici, che simboleggiano le fratture insanabili di una relazione che oramai appartiene al passato.
“La lunga e tortuosa strada” del primo verso diventa così “la furiosa e
gelida notte” della seconda, mentre il protagonista si ritrova
sull’asfalto bagnato dalla pioggia a raccogliere le proprie lacrime e a
ragionare sui propri errori. Ma per quanto possa redimersi e tentare di
andare avanti, quella lunga strada tortuosa continuerà a condurlo davanti a quella stessa porta.
Contrariamente a quanto si crede Paul McCartney non ha scritto il brano per i Beatles.
L’artista inglese aveva infatti composto la canzone per Tom Jones, che per questioni contrattuali si troverà, suo malgrado, a dover rifiutare l’offerta di McCartney.
“L’orchestrazione di The Long and Winding Road, caratterizzata
da una caramellosa e stucchevole sovrapposizione di cori disneyani e di
archi à la Mantovani, non venne autorizzata da McCartney, che tentò di
impedirne la pubblicazione. Il bassista citò, tra i punti della
controversia legale con gli altri tre Beatles, proprio l’arrangiamento
di Phil Spector sulla canzone”. McCartney riuscì a bloccare la
pubblicazione della canzone come singolo nel Regno Unito, ma non ha
potuto impedirne l’uscita negli Stati Uniti, dov’è rimasta in cima alle
classifiche per due settimane.
Is it right or wrong Try to find a place We can all belong? Be as one Try to get on by If we unify We should really try… All this time Spinning round and round Made the same mistakes That we’ve always found Surely now We could move along Make a better world? No it can’t be wrong
Let’s come together Right now Oh yeah In sweet harmony
Time is running out Let there be no doubt We should sort things out If we care Like we say we do Not just empty words For a week or two Make the world Your priority Try to live your life Ecologically Play a part In a greater scheme Try to live the dream On a wider scene
Let’s come together Right now Oh yeah In sweet harmony
Armonie, come un canto
gioventù di note e colori;
nel senso del tempo le cose,
ora che sto a guardare...
Dolce Armonia
È giusto o sbagliato Cercare di trovare un posto Al quale possiamo appartenere tutti quanti? Essere come uno solo Provare ad andare avanti Se fossimo uniti Dovremmo davvero provarci… Tutto questo tempo Girando e rigirando Fatti gli stessi errori Che abbiamo sempre commesso Sicuramente ora Potremmo muoverci insieme Costruire un mondo migliore? No, non può essere sbagliato
Uniamoci In questo momento Oh si In dolce armonia
Il tempo si sta esaurendo Che non vi siano dubbi Dobbiamo organizzarci Se ci importa Quel che diciamo, facciamo Non solo vuote parole Per una settimana o due Fa che il mondo sia La tua priorità Prova a vivere la tua vita In maniera ecologica Recita un ruolo In un piano più grande Prova a vivere il sogno In una scena più ampia
Raggiorna, lo presento
da un albore di frusto
argento alle pareti:
lista un barlume le finestre chiuse.
Torna l’avvenimento
del sole e le diffuse
voci, i consueti strepiti non porta.
Perché? Penso ad un giorno d’incantesimo
e delle giostre d’ore troppo uguali
mi ripago. Traboccherà la forza
che mi turgeva, incosciente mago,
da grande tempo. Ora m’affaccerò,
subisserò alte case, spogli viali.
Avrò di contro un paese d’intatte nevi
ma lievi come viste in un arazzo.
Scivolerà dal cielo bioccoso un tardo raggio.
Gremite d’invisibile luce selve e colline
mi diranno l’elogio degl’ilari ritorni.
Lieto leggerò i neri
segni dei rami sul bianco
come un essenziale alfabeto.
Tutto il passato in un punto
dinanzi mi sarà comparso.
Non turberà suono alcuno
quest’allegrezza solitaria.
Filerà nell’aria
o scenderà s’un paletto
qualche galletto di marzo.
Eugenio Montale
Soliloqui abbandonati a soli
che non trovano altri in gior;
fantastiche peripezie lasciate
nel cuore avido d'amore...
La fantasia musicale, o semplicemente fantasia, è una forma di composizione che affonda le sue radici nell'improvvisazione. È una composizione libera, strutturata secondo la fantasia dell'autore, che non rientra nei canoni di nessuna forma musicale codificata.
Le prime forme di fantasie musicali si debbono al periodo tardo-rinascimentale e pre-barocco. Ricordiamo tra i vari compositori Girolamo Frescobaldi.
In questo periodo la fantasia è una forma contrappuntistica strumentale, affine a ricercare e canzona, di carattere in genere poco fiorito in cui vengono presentati diversi temi in sequenza o alcuni anche talvolta sovrapposti in contrappunto multiplo. In genere questi temi vengono presentati a entrate a distanze arbitrarie: a diversi episodi con entrate lontane si alternano altri episodi con entrate anche molto vicine, in una maniera che darà origine allo stretto della fuga.
Frequenti sono anche i cambi di suddivisione, ad esempio binarie e ternarie alternate, come avviene sovente anche nella canzona.
Differente ruolo viene dato alla fantasia durante il barocco e più precisamente dal compositore Johann Sebastian Bach, il quale conferì al genere della fantasia una dignità musicale decisamente superiore, nella sua Fantasia cromatica e Fuga e nella III Partita in La minore per clavicembalo. Assai notevoli per musicalità e perfezione stilistica le fantasie di Wolfgang Amadeus Mozart, tra cui vanno annoverate le celeberrime e scure fantasie K 397 in re minore e K 475 in do minore, la fantasia in sol minore op.77 di Ludwig Van Beethoven e le fantasie romantiche di Franz Schubert e Fryderyk Chopin e Robert Schumann(da wikipedia).
Ritornello, rimbalzi
tra le vetrate d’afa dell’estate.
Acre groppo di note soffocate,
riso che non esplode
ma trapunge le ore vuote
e lo suonano tre avanzi di baccanale
vestiti di ritagli di giornali,
con istrumenti mai veduti,
simili a strani imbuti
che si gonfiano a volte e poi s’afflosciano.
Musica senza rumore
che nasce dalle strade,
s’innalza a stento e ricade,
e si colora di tinte
ora scarlatte ora biade,
e inumidisce gli occhi, così che il mondo
si vede come socchiudendo gli occhi
nuotar nel biondo.
Scatta ripiomba sfuma,
poi riappare
soffocata e lontana: si consuma.
Non s’ode quasi, si respira.
Bruci
tu pure tra le lastre dell’estate,
cuore che ti smarrisci! Ed ora incauto
provi le ignote note sul tuo flauto.
Il vento che stasera suona attento
– ricorda un forte scotere di lame –
gli strumenti dei fitti alberi e spazza
l’orizzonte di rame
dove strisce di luce si protendono
come aquiloni al cielo che rimbomba
(Nuvole in viaggio, chiari
reami di lassù! D’altri Eldoradi
malchiuse porte!)
e il mare che scaglia a scaglia,
livido, muta colore
lancia a terra una tromba
di schiume intorte;
il vento che nasce e muore
nell’ora che lenta s’annera
suonasse te pure stasera
scordato strumento,
cuore.
Eugenio Montale
Il corno inglese è uno strumento musicale a fiato ad ancia doppia,
appartenente alla famiglia degli oboi. È un oboe più lungo e più basso,
intonato una quinta sotto l'oboe, e ha un suono caratteristico, spesso
descritto come pastorale e malinconico (dalla rete).
Amare incondizionatamente è la massima forma di affetto e dedizione. L'amore incondizionato è caratterizzato da una totale accettazione e un sostegno completo, indipendentemente dalle circostanze.Si tratta di un amore puro, un legame profondo e duraturo che non è condizionato da aspettative o interessi personali (dalla rete).
La suite sinfonicaAntar fu ispirata a Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov da un racconto arabo di Senkovskij. Antar,
nemico di tutta l'umanità, è divenuto eremita in un deserto (e si aggira tra le rovine di Palmira). Un giorno
salva una gazzella da un grande uccello, con il quale ingaggia un
combattimento, per poi esausto cadere addormentato: Antar sogna di
trovarsi nel palazzo della bella regina Gul-Nazar, che è proprio la
gazzella che ha salvato. Come ricompensa, la regina offre ad Antar di
provare tre grandi gioie della vita: la vendetta, il potere e l'amore.
Antar accetta e ringrazia, poi fa a sua volta una richiesta: di morire
allorquando questi piaceri diventassero una noia. Intanto Antar si è
innamorato della regina. Dopo qualche tempo, stanco di questa passione,
viene preso dalla regina, e baciato con tale intensità da morire.
Tempio distrutto
Questa di magri citisi, di lente Ginestre e d’orni screzïata altura Sacra a un nume già fu, quando Natura I voti udiva della umana gente.
Allora intorno al dittero nitente Frondeggiando crescea la selva oscura, E da quel greppo scaturia di pura E tersa onda lustrale una sorgente.
E qui traeano al novo sole i cori Delle danzanti la gioconda offerta Di bianchi pani e d’odoranti fiori.
Squallido e sgombro giogo or la deserta Luna contempla, e tra le balze e i fori Le sacre pietre sparse giù per l’erta.
Arturo Graf
Tra le rovine antiche vibra
un cuore ritenuto duro e solo;
tra le pieghe del tempo rivedo
un giovanile errore, ancora...
Antar, Op.9 è una composizione per orchestra sinfonica di Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov.
L'opera fu scritta tra il 1867 ed il 1868, fu poi revisionata nel 1875 e
nel 1897; il compositore inizialmente la chiamò Seconda sinfonia, solamente in
seguito ne cambiò la denominazione in Suite sinfonica(dalla rete).