Lama, fulmin d’acciar, anima tersa
e fredda come un’anima di bianca
sacerdotessa, o lama, dimmi, stanca
non fosti mai di star nel sangue immersa?
Io t’odio, t’odio, eppure a questo orrore
un’invidia di pazzo s’accompagna;
sei piú grande di me, lama di Spagna,
perché tu forse hai penetrato un cuore!
Sergio Corazzini
da "Dolcezze"
incise parole nel freddo acciaio
sono forti, indelebili quasi e sole;
"ricordati" dicono a coloro che leggono,
atmosfera di rarefatta ragione, impavide...