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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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lunedì 30 aprile 2018

People help the people (originale e cover)

 

 

People help the people

 

God knows what is hiding in that weak and drunken heart
I guess you kissed the girls and made them cry
those Hardfaced Queens of misadventure
God knows what is hiding in those weak and sunken eyes
a Fiery throng of muted angels
Giving love and getting nothing back

 

People help the people
And if your homesick, give me your hand and i’ll hold it
People help the people
And nothing will drag you down
Oh and if I had a brain, Oh and if I had a brain
i’d be cold as a stone and rich as the fool
That turned, all those good hearts away

 

God knows what is hiding, in that world of little consequence
Behind the tears, inside the lies
A thousand slowly dying sunsets
God knows what is hiding in those weak and drunken hearts
I guess the loneliness came knocking
No on needs to be alone, oh save me


People help the people
And if your homesick, give me your hand and i’ll hold it
People help the people
Nothing will drag you down
Oh and if I had a brain, Oh and if I had a brain
I’d be cold as a stone and rich as the fool
That turned, all those good hearts away

 

People help the people
And if your homesick, give me your hand and I’ll hold it
People help the people
Nothing will drag you down
Oh and if I had a brain, Oh and if I had a brain
I’d be cold as a stone and rich as the fool
That turned, all those good hearts away

 

Cherry Ghost

 
 

"People help the people"
 è una splendida canzone dei

Cherry Ghost,

 una band indie rock inglese, nata nel 2005.

Birdy
ha deciso di fare una sua cover di questa canzone,
che ha inserito nel suo omonimo album di debutto del 2011.



 

Le persone si aiutano
 

Dio sa cosa quei cuori deboli e ubriachi nascondono
immagino che tu abbia baciato le ragazze
e dopo tu le abbia fatte piangere
quelle regine di disavventura dai lineamenti duri
Dio sa cosa quegli occhi deboli e infossati nascondono
un’ardente schiera di angeli in sordina
che danno amore senza volere nulla in cambio

 

le persone si aiutano
e se hai nostalgia di casa, dammi la tua mano
e io la stringerò, le persone si aiutano
e niente ti trascinerà verso il basso
e se avessi un cervello, se avessi un cervello
sarei freddo come un sasso e ricco come uno stupido
loro si voltano alla vista di quei cuori buoni

 

Dio sa cosa quel mondo di poca importanza nasconde
dietro alle lacrime, dentro le bugie
un migliaio di tramonti lenti che muoiono
Dio sa cosa quei cuori deboli e ubriachi nascondono
immagino che la solitudine venga a bussare
nessuno ha bisogno di stare da solo, salvami

 

le persone si aiutano
e se hai nostalgia di casa, dammi la tua mano
e io la stringerò, le persone si aiutano
e niente ti trascinerà verso il basso
e se avessi un cervello, se avessi un cervello
sarei freddo come un sasso e ricco come uno stupido
loro si voltano alla vista di quei cuori buoni

 

le persone si aiutano
e se hai nostalgia di casa, dammi la tua mano
e io la stringerò, le persone si aiutano
e niente ti trascinerà verso il basso
e se avessi un cervello, se avessi un cervello
sarei freddo come un sasso e ricco come uno stupido
loro si voltano alla vista di quei cuori buoni

 

 

domenica 29 aprile 2018

Un Tanka di Akiki Yosano


Il tanka (短歌),
 (letteralmente, in giapponese, "poesia breve")
è un componimento poetico d'origine giapponese di 31 morae.
Nato nel V secolo d.C., grazie alla sua versatilità e alla pratica ininterrotta, non ha subito variazioni nel corso dei sedici secoli della sua storia.
A partire soprattutto dal XVII secolo, i primi tre versi iniziarono ad essere usati come una poesia a sé, dando così vita all'haiku.
 
 
Amore o sangue?
tutta la primavera
è in questa peonia che mi ossessiona,
scende la notte, sono sola,
sola senza una poesia.
 
Akiko Yosano
 

È formato da 5 versi di 5 e 7 morae così disposti: 5, 7, 5, / 7, 7.
È diviso in due parti: i primi tre versi formano il kami no ku (上の句, strofa superiore), gli ultimi due lo shimo no ku (下の句, strofa inferiore); le due parti devono produrre un effetto contrastante.

Il tanka, come l'haiku, è molto diffuso e praticato in Giappone sia da letterati, sia da gente comune; in tale nazione, infatti, ancora adesso l'imperatore indice annualmente una competizione per il miglior tanka dell'anno, fornendo il tema a cui attenersi.
Il genere del tanka è stato praticato anche da autori occidentali, come ad esempio Jorge Luis Borges, Jacques Roubaud and Nicolas Grenier (da Wikipedia).
  
un tanka per esprimere
cose, desideri, sogni,
nei meandri della mente riposa
la risposta alle tante domande

Si conosce poco della vita privata della poetessa Akiki Yosano, una voce leggerissima ma sensuale, mai realmente penetrante ma dolcissima. Ed è la sua dolcezza che spicca come materia poetica evocata. Anche quando la consapevolezza della propria femminilità diviene arma (anche involontaria) la poetessa mantiene uno sguardo tenue, riflessivo, sensuale. Ed è forse quest’ultima definizione di sensualità che merita l’appellativo di poesia erotica. La sua letteratura è davvero importante se si vuole approfondire la poesia nipponica.
Proto femminista, pacifista, riformatrice sociale, poetessa.
Questo fu Akiko Yosano.
Fu una delle voci più famose e controverse della poesia giapponese della prima metà del Novecento. Figlia di un ricco mercante di Sakai, nella prefettura di Osaka, nacque il 7 dicembre 1878 e il suo vero nome era Shiyo Yosano. Fin dai tempi della scuola superiore scrisse poesie per varie pubblicazioni, in particolare la rivista di poesia Myōjō edita da Tekkan Yosano., giovane ed intraprendente editore che iniziò all’arte della poesia Tanka la futura Akiko, diventandole in seguito anche il marito. La sua opera più importante fu la raccolta Midaregami, pubblicata nel 1901. Il suo poema “Kimi Shinitamou koto nakare” (Tu non morirai), fu musicato e divenne inno di protesta durante la guerra russo-giapponese. Akiko fondò poi una scuola per l’educazione femminile e divenne paladina dei diritti delle donne. Alla sua produzione poetica seguirono Koōgi “Piccolo ventaglio”, 1902; Maihime “La danzatrice”, 1906. La Yosano affiancò libri di saggi (specie sulla condizione femminile), racconti per bambini, cronache di viaggi, impegnandosi anche nella versione in giapponese moderno (1938-39) del Genji monogatari. Morì a causa di un infarto il 29 maggio 1942 (dalla rete).
 

sabato 28 aprile 2018

Reduci

 
Reduci
 
Siamo reduci, da tutto,
ogni cosa ci ricorda il passato
ritroviamo sempre nel giorno
qualcosa di nostro, di brutto,
fermato il pensiero, ibernato
a scorrere cose, il ritorno.
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate
 
 
 
 

Reduce
 
1.- chi ritorna dalla guerra ≈ ex combattente.
2.- (estens.) chi è appena uscito da un'esperienza negativa,
con la preposizione da: essere reduce da una lunga malattia...
 
rèduce in Vocabolario - Treccani
www.treccani.it/vocabolario/reduce/

venerdì 27 aprile 2018

Treni sotterranei

Treni sotterranei

Ci sono quadri che mostrano la sofferenza
e la fiammella di una candela; ci sono uomini infelici,
che cercano invano consolazione
come un postino arrancante nella tormenta,


c’è la musica che cresce nella giungla del silenzio,
ci sono i carnefici, ci sono strade tenebrose,
finestre cieche,
giorni che sembrano la festa della crudeltà.
                 

Ci sono coloro che piangono senza speranza
in una soffocante sala d’attesa,
ci sono treni sotterranei, pesanti accuse,
c’è anche l’ordinaria noia delle conversazioni
sullo sport,

e il terrore delle lunghe sere, e gli urli degli ubriachi –
e capitano gli attimi di rivelazione,
quando fieramente sfavillano i fiori dei castani

e con insicurezza procedono fra le erbe
tordi giovinetti frastornati
dal fuoco eracliteo del giardino di maggio.


Adam Zagajewski
da "Asimmetria"
traduzione di Marco Bruno


 
quando l'onda è risacca amo il mare,
quello mio, quello vissuto insieme;
la metro risuona ancora di passi
nel lento incedere del tempo passato...

giovedì 26 aprile 2018

Papa poeta


Salutami le sobótke
ed i santi del vecchio Wovro
digiunanti per le strade:
ascetici, emaciati santi.

La fiamma di sobótka
si chinerà,
ribollita sulle genziane
su due gambe si cullerà.
Saluta anche pastori e pastorelli.

Nelle sobótke
si uniscono i cuori
con i legami nascosti dei fuochi -
- poesia è conforto - la figlia della sobótka.

Salutami Madohora
con i pini arruffati.
Bello oggi da noi - in montagna.
 
Karol Wojtyla
 
 
 Karol Wojtyla passerà alla storia come uno dei più grandi pontefici della storia con il nome di Giovanni Paolo II. Eletto il 18 ottobre 1978, governò la Chiesa per quasi ventisette anni, conducendola attraverso anni pregni di cambiamenti sociali e politici (dalla rete).
 
papa poeta, montagne,
Dio compare sulle vette,
di tanto in tanto le nevi
si formano e sciolgono...

Giovanni Paolo II, che in gioventù fu tra l’altro attore, era anche commediografo - autore della “Bottega dell’orefice” - e poeta.

mercoledì 25 aprile 2018

25 Aprile 1945




La vita sbaglia i tempi, i modi..

La vita sbaglia i tempi, i modi, perde
gli appuntamenti e ride
pazza sotto la benda. Il vento asciutto
di marzo spegne i richiami, la sua
logica regge solo il filo d'erba,
la nube in cielo, il futile incresparsi
dell'onda, ma l'informe anima ignora.

Pure, a filo d'orizzonte, oggi è perfetta
la lieve sfera del mattino, bolla
felice d'aria, il tempo è in alto asceso,
più non stride l'antica
macchina di dolore, oggi che un pigro
aeroplano ronza a fior del prato,
riposa nel bicchiere sulla pietra
un vino troppo dorato e svanito,
a me giunto stavolta inaspettato,
spirito vagabondo, quando il sauro
è balzato, salpata
la bella nave dai pavesi alzati
per entro la brumosa lontananza,
come in un soffio, tu mi sei vicino.
 
Sergio Solmi
  

non sempre, spesso, a caso,
come quel 25 aprile del 1945,
per quelli felici, i rimasti;
sopravvissuti alla follia, sgomenti...

martedì 24 aprile 2018

Giardino Karesansui


Letteralmente significa
"acqua e montagne secche",
 ma incarna l'essenza interiore della natura stessa.
E' un giardino senza acqua, fatto di ghiaia e sassi.
Questo giardino è generalmente ristretto nelle sue dimensioni ed è composto da un letto di ghiaia rastrellata su cui si ergono rocce coperte, in parte, di muschio. Si caratterizza, pertanto, per l’assenza dell’acqua ed il suo impianto globale non rappresenta le forme esteriori e più concrete della natura con l’uso di piante, alberi, fiori, acqua e rocce, ma incarna invece l’essenza interiore della natura stessa. Ogni elemento è attentamente pianificato a seconda delle dimensioni del giardino; si tratta di spazi in cui non si può accedere, poiché sono nati per essere osservati, contemplati come una pittura ad inchiostro in bianco e nero, da diverse prospettive visive.
Generalmente non si conosce l’ideatore di questo tipo di giardini, tuttavia sappiamo che furono creati con l’aiuto di monaci zen per favorirne la meditazione.
Osservando un giardino karesansui si può sperimentare un senso di ità e tutto ciò che manca viene riempito da quello che l’osservatore vede, prova e sente intorno a sé.
Come tutti i giardini di questo genere, la sua manutenzione, nonostante la semplicità compositiva che lo caratterizza, richiede molte ore di lavoro meccanico e ripetitivo, ma anche molto utile. Pensiamo, ad esempio, a colui che deve raccogliere le foglie che cadono dagli alberi sovrastanti e poi deve rastrellare la ghiaia: questo compito necessita di azioni sempre uguali che aiutano a liberare la mente dai pensieri mondani, creando uno stato di concentrazione pura.
 Susanna Marino (dalla rete)

Tre pietre bianche sulla sabbia.
Un uomo venne a sedersi su una di esse, stanco.
Guardò le altre due senza volerlo, posò soltanto
gli occhi sulla loro superficie come nell’aria.
La sua mente stava galleggiando in un'ora antica.
 
Non scelte per essere contemplate, guardate
senza idee, le pietre
non sarebbero state mai ricordate da quest'uomo.
Quando se ne andò,
le tre pietre rimasero immacolate sulla sabbia.
 
José Watanabe
da “Poemas ineditos”, 2008
 
 
mi manca la sabbia, quella marina,
le pietre levigate, il senso del mare;
un attimo di riposo non paga
le fatiche della vita quotidiana...

lunedì 23 aprile 2018

Lettura

La lettura è il processo visivo e mentale che permette di decodificare e comprendere informazioni, o idee, conservate o immagazzinate in forma scritta. Più precisamente, un testo concepito in una determinata lingua e rappresentato nello scritto per mezzo di simboli che possono essere percepiti con la vista, o col tatto (nel caso della scrittura Braille), viene identificato nei suoi segni e nei suoi contenuti per diventare elemento di conoscenza. Altri tipi di lettura possono non essere basati sulle lingue naturali, come nel caso della notazione musicale o dei pittogrammi.
Per analogia, nella scienza dell'informazione, la lettura è l'acquisizione di dati da qualche tipo di memoria (da Wikipedia). 

Una lettura


 Pioveva fuori.
Aprii il libro di Odisseo
e il libro cominciò con la sconfitta.
Sotto, immaginai, c’era la fitta
schiera di cimieri e alte controcielo
le aste dei barbari di Grecia;
sulle muraglie rosse,
ma in lontananza, e delicate come
il verde degli steli fra le pietre,
quelle dei fanti d’Ilio sbigottiti.

L’incantatore greco,
qui mi conduce e qui trema – pensai –

in mezzo a questa piana di polveri e di terre
che hanno veduto rompersi difesa
e forza e rovinare all’urto
del combattente acheo
le armi d’Ettore, il fuoriclasse d’Asia.

Pioveva fuori,
dentro l’oscillare del pendolo
tagliava minuti e il frusciare
teso dei fogli.
Per tre volte intorno alle mura
e trenta miglia almeno,
legati gli stinchi al carro di guerra,
sconcio e scempio facendone,
Achille trascinò le spoglie
del principe di Priamo

 finché, estenuata, la ferocia
ricadde come polvere sul campo.

 Lì posava la testa bruna d’Ettore
e potevi vedere
di sotto le palpebre malchiuse
il bianco delle sclere rovesciate
e potevi sentire,

 ma prima che Achille in alto levasse
via nel cielo
asta di frassino e urlo di vittoria,
salire dal corpo del vinto
il silenzio del vincitore vero. 

 
Pierluigi Cappello
da "La luce toccata"
 
non leggo quasi più, poco, male,
scrivo ancora qualche frase
non più sui fogli solo qui
in un cielo che non si riesce a toccare

domenica 22 aprile 2018

Concludendo

concludendo
 
gerundio di concludere alla fine, concludendo, in conclusione,
(non com.) finalmente, in finale, infine, (tanto) per concludere.


Concludendo
 
Vivo sull’acqua,
solo. Senza moglie né figli,
ho circumnavigato ogni possibilità
per arrivare a questo:
 
una piccola casa su acqua grigia,
con le finestre sempre spalancate
al mare stantio. Certe cose non le scegliamo noi,
 
ma siamo quello che che abbiamo fatto.
Soffriamo, gli anni passano, lasciamo
tante cose per la via, fuorché il bisogno
 
di fardelli. L’amore è una pietra
che si è posata sul fondo del mare
sotto acqua grigia. Ora, non chiedo nulla
 
alla poesia, se non vero sentire:
non pietà, non fame, non sollievo. Tacita sposa,
noi possiamo sederci a guardare acqua grigia,
 
e in una vita che trabocca
di mediocrità e rifiuti
vivere come rocce.
 
Scorderò di sentire,
scorderò il mio dono. E’ più grande e duro,
questo, di ciò che là passa per vita.
 
Derek Walcott
da "La voce del crepuscolo", Adelphi 2013
Traduzione di Mariana Antonelli
 
alla fine... mi manchi adesso... lo sai...,
frasi di canzoni esprimono concetti
cose che si pensano ed è fatica dirle;
in un impeto di follia rinasco... rivivo...

sabato 21 aprile 2018

Colori



Il colore
 è la percezione visiva generata dai segnali nervosi che i fotorecettori della retina inviano al cervello quando assorbono le radiazioni elettromagnetiche di determinate lunghezze d'onda e intensità nel cosiddetto spettro visibile o luce.
(da Wikipedia)
 

 

Colori
 
Verdi decisi tra rossi screziati
nel giallo sfumato col bianco
ed il blu, il pervinca, l'indaco;
il nero possente, il viola, il marrone,
poi l'azzurro ed il cremisi, il rosa...
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate
 

venerdì 20 aprile 2018

Le mie bocche di leone

La bocca di leone
 
Che ci si possa beare della vita
dove la vita non è altro
che miseria, come coriacea bocca
di leone che sfida solitaria
le inviolate leggi della fisica!

Abbarbicata ai nudi sassi, s’inerpica
eremitica sui muri e sui dirupi,
tingendo l’aria di tenui toni
porporini, sberleffo spudorato
all’ordinaria cura dei giardini.

Tra le pietre, le basta una fessura
e pochi grani di terra aleatoria,
deposta dal vento e dalla pioggia;
la proletaria urgenza della vita
esplode imponderata in grappoli
sgargianti; mediterranea e solatia,
in penduli sprazzi di colore rompe
con la monotonia del mondo usato.

Alberto Massazza
 
 
Nel linguaggio dei fiori questa pianta possiede un significato di disinteresse ed indifferenza.
E si racconta che fin dal medioevo venisse considerato il
fiore del capriccio.
Questo perché le ragazze giovani si ornavano i capelli con queste fioriture per rifiutare elegantemente i corteggiatori non voluti.
Abbiate quindi cura, a meno di una passione particolare per questo fiore della persona alla quale rivolgete la vostra attenzione, di non inserire le bocche di leone all’interno di un mazzo di fiori o in composizioni floreali da regalare.

In antichità si pensava inoltre che il seme della bocca di leone, insieme all’olio di giglio, avesse la peculiarità di sistemare le imperfezioni del viso e della pelle. (dalla rete)
 
eccole, sul mio balcone,
fioriscono a frotte, colori
svariati, screziati, gentili;
al ricordo si aggiunge gioia...
 
 

giovedì 19 aprile 2018

Di mia madre

Il termine madre definisce una qualunque donna genitrice di un figlio.
Come significato traslato può indicare il genitore di sesso femminile di qualunque specie animale.
Nell'essere umano la figura della madre è sempre stata di fondamentale importanza perché oltre a presiedere all'accudimento primario e fisico (come nell'animale), ne influenza fondamentalmente anche l'aspetto educativo e psicologico.
Il padre della psicoanalisi, Sigmund Freud ha fondato una scuola di pensiero e terapia su questo aspetto della relazione madre-figlio e sulle conseguenze patologiche che ne possono derivare.
Anche la psicoanalista svizzera Alice Miller (1923-2010) analizzava questo rapporto in molti dei suoi scritti.
Tuttavia si deve a John Bowlby lo studio più importante sul sistema di attaccamento tra madre (o caregiver) e figlio, nonché alla strutturazione delle relazioni future del bambino sulla base dei Modelli Operativi Interni maturati durante le fasi dell'attaccamento.
Il rapporto diadico madre-figlio è stato scoperto e studiato attraverso esperimenti sui primati dai coniugi Harlow, e ciò ha permesso di derivare la teoria secondo cui in molte specie esiste un sistema di attaccamento volto al mantenimento del genitore nelle vicinanze, al fine di ottenere protezione e cura, necessità che hanno la priorità sul solo nutrimento.
In forma vocativa, oppure colloquiale e affettuosa, si utilizza il termine "mamma".
La Festa della mamma viene festeggiata la seconda domenica di maggio (da Wikipedia).


Di mia madre

 

Di mia madre nulla saprei dire –
come ripeteva rimpiangerai un giorno,
quando non ci sarò più, e come non credevo
né nel "più", né nel "non ci sarò",
come mi piaceva guardare, quando leggeva
un romanzo alla moda,
sbirciando subito l'ultimo capitolo,
come in cucina, reputando che questo non è per lei
il luogo adeguato, prepara il caffè domenicale,
oppure, ancora peggio, i filetti di merluzzo,
come attende l'arrivo degli ospiti e si guarda
allo specchio,
facendo quella faccia che la proteggeva
efficacemente dal
vedere realmente se stessa (cosa che, pare,
ho ereditato da lei, assieme ad alcune altre debolezze),
come poi disinvoltamente disserta di cose
che non erano il suo forte, e come io scioccamente
la stuzzicavo, come in quella occasione in cui si
paragonò a Beethoven facentesi sempre più sordo,
e io dissi, crudelmente, ma sai, egli
aveva talento, e come tutto mi perdonava
e come io lo ricordo, e come volavo da Houston
al suo funerale e in aereo veniva proiettato
un film comico e come piangevo di riso
e di rimpianto, e come non ero in grado di dire nulla
e continuo a non esserlo.                   

 
Adam Zagajewski

da "Asimmetria"
traduzione di Marco Bruno

 
  
la mia di madre era dura, a volte,

eppure il sorriso accennato e triste

ricordava campagne assolate, povere;

gli abbracci suoi rari ancora ripenso...

 
Il termine italiano "madre" deriva dall'accusativo latino matrem, che trova corrispondenze nelle lingue antiche, come nel greco antico (μήτηρ), nel sanscrito matṛ ( मातृ ), nel persiano mâd, nell'antico slavo mati e nelle lingue moderne, come in inglese mother, in tedesco mutter, in francese mère e nel portoghese mai.
Secondo alcuni il termine presenta la ricorrente lettera "m" per la facilità di articolazione della stessa, che si adotta perfettamente all'apprendimento del linguaggio nei bambini.
Secondo altre ipotesi il termine deriva dalla radice sanscrita mâ- "misurare", "ordinare" da cui il concetto del lavoro materno (matṛ in sanscrito dal significato di "ordinatrice"), che mette in evidenza la funzione formatrice della madre (da qui derivano anche i termini mano, metro, mese, morale, ecc.)
(da Wikipedia).

mercoledì 18 aprile 2018

Omaggio

Breve omaggio
 
Era la mia vita in te, oh vento,
come tremuli fiori
nelle mani precise,
che mai riuscirono a sentire il tuo ritmo
 
Emma Villazón Richter


Omaggio
[o-màg-gio]
sostantivo maschile (pl. -gi)
- Sabatini Coletti -

1.- Professione o atto di deferenza: rendere omaggio a qlcu., a qlco.
2.- Regalo, dono: dare, ricevere in omaggio.
3.- (al pl.) Espressione di cortesia: vogliate gradire i nostri omaggi.
4.- Nel Medioevo, atto di devozione del vassallo al suo signore

• In funzione di aggettivo inv. nell'accez. 2 del significato, usato nel linguaggio della pubblicità: confezione omaggio.

 
il vento, le brezze marine, I miss it,
in un solstizio d'Estate ho cercato
la pace, quell'attimo di gioia;
oro sto, mi beo di poco e mi basta...
 

martedì 17 aprile 2018

Canestri

 
canèstro
sostantivo maschile
 [lat. canistrum, dal gr. κάναστρον e κάνιστρον]
 - TRECCANI - 
 
1. a. Recipiente rotondo fatto con l’intreccio di vimini o materiali simili, munito d’un manico arcuato che va da un lato all’altro, provvisto talvolta di coperchio sollevabile, diviso in due metà imperniate nel mezzo.
b. Il contenuto di un canestro: abbiamo colto un c. di fichi.
- 2. Nel gioco della pallacanestro, cerchio metallico (detto anche cesto) da cui scende una reticella di forma troncoconica, fissato orizzontalmente a una tavola (tabellone), attraverso il quale bisogna far passare la palla per segnare i punti. Anche la marcatura realizzata: fare un c.; andare a c., tirare o segnare un canestro.
- 3. In istologia, complessa struttura neurofibrillare che avvolge le grosse cellule nervose (dette cellule di Purkinje) nello strato medio del cervelletto; cellule del c., nello strato molecolare del cervelletto, le cellule le cui ramificazioni concorrono a formare tali canestri.
- 4. Adattamento, poco com., dell’ingl. canister (v.).
 

La luce toccata
 
A Chiusaforte Silvio intrecciava canestri
con mezzo cuore e il cuore dei bambini intorno
io dico ti ho visto nella mia veglia
nel respiro acceso dell’alba
tra il fischio e il silenzio
e le dita andavano di vinco in vinco
come un’acqua nervosa, una spiegazione raccolta
nel tempo dietro questo tempo a mezza veglia
siamo venuti, io con le pupille di bimbo
e allora trattieniti adesso che torno
dentro il tuo odore di povero
nei boschi dove andiamo si dice con lo sguardo
le labbra un profilo chiuso, il passo un passo radicato
qui, dove sono ora, nel battito del giorno alla finestra

nel sonno lasciato, nel millesimo di me
dove ogni debolezza è stata offerta
la pietra aperta, la luce toccata.
  
Pierluigi Cappello

 
 ◆ Diminutivo:
canestrèllo, canestrino
(che, al plur., è anche nome di un tipo di pasta da minestra);
diminutivo o spregiativo:
canestrùccio; accrescitivo:canestróne;
peggiorativo: canestràccio.
 
eterna giovinezza, promesse, sogni,
la luce esiste ma non si trova;
nei recessi del tempo, forse in Asia,
canestri intrecciati per contenerla...