La
musica e il buon cibo hanno rappresentato, in ogni epoca, occasioni per
allietare lo spirito umano, principalmente per la classe benestante in
grado di permettersi eccellenti musicisti e cuochi al proprio servizio,
ma anche nelle occasioni di mercati o banchetti popolari in piazza.
un ritrovo, ancora, gli anni...il senso del passato oggi, nel presente;
vibranti ricordi, sogni e bevute,
il banchetto, quello si sempre a corollario...
Gujil
In
tal modo molte opere musicali sono state composte ed eseguite
nell’ambito di contesti conviviali presso palazzi di Corte, taverne o
grandiose feste popolari, e in tempi successivi nei Caffè frequentati
dalla Borghesia Europea tra il Settecento ed il Primo Novecento (dalla rete).
Il filo spinato è un filo, in genere metallico, munito di spine.
L'invenzione del modo di produrre su larga scala il filo è attribuita allo statunitense
Joseph Glidden,
che nel 1874 depositò il brevetto di due fili di ferro e di una serie di spine.
Il filo spinato ha assunto una importanza fondamentale nella storia dell'umanità, sia con caratteristiche positive, sia negative.
Ad esempio, durante la cosiddetta conquista del west la disponibilità di filo spinato in misura praticamente illimitata comportò la possibilità di recingere i campi per evitare che le mandrie potessero pascolare e segnò il passaggio da una economia basata sull'allevamento a quella basata sulle coltivazioni agrarie.
Nello stesso tempo la recinzione dei campi teneva lontano gli indiani anche perché in tal modo era interrotto il cammino dei bisonti, dalla cui caccia gli indigeni americani traevano il loro sostentamento. In generale il risultato più importante fu che anche nell'ovest degli Stati Uniti si poté coltivare la terra, dando il via alla colonizzazione stanziale ed alle esportazioni di cereali.
L'utilizzo principale e più esteso del filo spinato è stato senza dubbio però durante le guerre.
La prima guerra in cui le forze armate si avvalsero di esso in modo massiccio fu la Guerra di secessione americana. Anche la prima guerra mondiale, caratterizzata dalla cosiddetta guerra di trincea, fu uno dei conflitti bellici ove si fece grandissimo uso del filo spinato. Solo nell'ultimissima fase, i carri armati furono perfezionati e cominciò il declino della trincea e con essa dell'utilizzo militare del filo spinato che vide una diminuzione del suo utilizzo in battaglia (da Wikipedia).
Fili spinati
Nella farandola del vento
stesi gli abiti del mio amore.
Quale volo fece allora il tempo che
ci passammo l'un l'altro/tanto
difficile da afferrare tutto.
Noi siamo
in ciò in cui ci manchiamo. Lì
ci vediamo l'un l'altro
in una strada dove
la luce cade al contrario.
Juan Gelman
da "La notte lentamente"
traduzione di Laura Branchini
la notteporta sogni e incubi,
restiamo aggrappatialla vita come filo spinato
eppure gli strappi sonotanti e duri
e ci troviamo spessosull'orlo del bicchiere...
Esistono diversi tipi di filo spinato. Il tipo originario, e anche il più comune, è costituito da due fili di ferro leggermente ritorti, attorno ad uno dei quali sono avvolte le spine, realizzate con pezzi di filo di ferro a tranciatura diagonale affinché le punte siano più acuminate, mentre il secondo filo ha la funzione di mantenere al loro posto le spine. Il normale filo spinato è perfetto per il contenimento del bestiame, ma per un uomo è abbastanza facile superarlo, allontanando i vari fili del recinto e passandovi in mezzo. Per creare recinzioni più difficilmente valicabili dagli uomini, per esempio per usi militari o nelle recinzioni carcerarie, è stato inventato il tipo detto razor wire (o nastro spinato), assai più pericoloso. Nel razor (rasoio in inglese) il filo è unico, e le spine sono realizzate accoppiando al filo stesso, mediante punti di saldatura, una striscia di lamiera stampata recante spine acuminate e taglienti, formando così una sottospecie di lama (da Wikipedia).
1.- Della Laconia, regione greca in cui sorgeva Sparta; estens. spartano
2.- Di persona, essenziale nell'esprimersi (caratteristica attribuita agli spartani); poco loquace: un tipo laconico.; di ciò che è scritto o espresso molto concisamente
SINONIMO: stringato, essenziale: stile laconico.
Laconica
L’angoscia della morte tanto m’incendiò, che il mio bagliore si riverberò nel sole. Quello adesso m’invia nel pieno accordo della pietra e dell’aria E dunque, quello che cercavo, sono. Estate di limo, riflessivo autunno Inverno minimo La vita reca l’obolo della foglia d’ulivo Entro la notte degli stolti con un piccolo grillo riconvalida la norma del- l’Inaspettato.
Durata La notte ci guarda tra il fogliame delle stelle. Bella notte silenziosa. Verrà una notte in cui non ci saremo. E anche allora il granturco canterà le sue canzoni antiche, le mietitrici s’innamoreranno accanto ai covoni, e tra i nostri versi dimenticati come tra le spighe gialle un viso giovane, illuminato dalla luna, guarderà, come noi stanotte, quella piccola nube d’argento che si piega e appoggia la fronte sulla spalla dell’altura.
Ghiannis Ritsos
traduzione di Nicola Crocetti
durata sostantivo femminile
Periodo di tempo entro il quale si manifesta o si svolge qualcuno:
durata del giorno; durata eterna; per tutta la durata della guerra; di lunga, di breve durata;
riferito a oggetti, capacità di resistere al logorio dell'uso:
Autunno Ed ecco già qui l'autunno. I muscoli dei rami degli alberi che si scuotono per le raffiche del vento, come se l'un l'altro si dessero la colpa della caduta della prima foglia... Là sotto gli uomini, benché puntuali, preferiscono allungare la strada, affinché dove c'è abitudine ci sia anche sorpresa, salvo che privilegino la menzogna che non ha proprio niente da fare.
E voi, mia fiamma d'altri tempi, vi ricordate di voi stessa, ancora, e dunque dell'amore?.
Anche quelle che si accendono nelle notti alla moda
Nasce dal cielo tanto fumo che mi ha ossidato gli occhi
Son sensibili al tatto le stelle Non so scrivere a macchina senza di esse
Esse sanno tutto Graduare il mare febbrile e rinfrescare il mio sangue con la loro neve infantile
La notte ha aperto il piano e io dico addio con la mano
Gerardo Diego
da "Manual de espumas", 1924
Nel
romanticismo chopiniano
il notturno è considerato la composizione più emblematica:
una sorta di diario intimo
che manifesta di volta in volta
le emozioni recondite del compositore,
intime e crepuscolari,
ora più sognanti
(opera 9 n.2 in Mi bemolle Maggiore o l’opera 55 n. 2 in Mi bemolle Maggiore)
ora più cupe
(opera 48 n.1 in Do Minore),
ora più enigmatiche (opera 9 n.3 in Si Maggiore).
di notte tutto è fermo, o pare tale,
le ore notturno scorrono lente,
nascondono paure ancestrali;
le tristezze convolano e stagnano...
Il notturno si può definire una melodia cantabile ed espressiva che tiene insieme una
serie di piccoli momenti lirici pervasi da malinconia, cupezza, mistero
ma anche sogno e limpidezza.
Si può in sintesi ripercorrere e riassumere
l’intera vita di Chopin lasciandosi trascinare dalla successione e dall'incredibile suggestione dei
suoi notturni.
Ispirati alla notte, come si evince dal nome, ne furono
composti (per pianoforte solo) ben 21 dal compositore polacco e sono tra i suoi pezzi più eseguiti ed ascoltati (dalla rete).
Si ricorda di te l’umida terra di primavera, con tutti i suoi fiori, le strade polverose, i cardi, e il lento crescere della tonda luna, e tutte le gole che cantarono d’estate, le ali in partenza, i nidi, i rami spogli, i venti che soffiarono a ogni tempo e le tempeste di quattro stagioni. Tu non vai più col tuo passo di gloria sui sentieri dell’alba e della bruma, non vegli al vento, non ascolti il palpito d’invisibili ali alte nell’aria. Qualcosa in più che giovane e gentile eri tu: l’anno intero ti ricorda.
Edna St. Vincent Millay
traduzione di Silvio Raffo
la terra umida, irrigua, ideale per seminare e raccolti, ricordo, ero bambino in esilio,
la morte è sempre risolutiva, finisce tutto, resta un senso di impotenza sempre, comunque Gujil Amore mio, se muoio e tu non muori, amore mio, se muori e io non muoio, non concediamo ulteriore spazio al dolore: non c’è immensità che valga quanto abbiamo vissuto. Polvere nel frumento, sabbia tra le sabbie, il tempo, l’acqua errante, il vento vago, ci ha trasportato come grano navigante. Avremmo potuto non incontrarci nel tempo. Questa prateria in cui ci siamo trovati, oh piccolo infinito! la rendiamo. Ma questo amore, amore, non è finito, e così come non ebbe nascita, non ha morte, è come un lungo fiume, cambia solo di terra e labbra.
Sei nata là dove i cavalli bevono Sei nata là dove i cavalli bevono, dove i fiumi volgono verso il vento e i venti l’uno all’altro si perseguono fino al nodo del loro nutrimento.
Sei venuta da dove si scolora lenta la notte in cactus e amaranto; e il papavero aperto non si finge altro che il grido, la pace e il sigillo
degli elementi puri, l’allegria del silenzio appena generato – proprio come te, che stai in periferia
piena di centro, e di forza di vivere l’ora lunga dell’iniziale giorno nella ferma umiltà di apparire.
Pedro Tamen
traduzione di Giulia Lanciani
Giuseppe Raggio (1823–1916) Cavalli all'abbeverata, 1873
Giuseppe Raggio,
un autore italiano di fine 800 vicino alle cose normali,
quelle della gente vissuta, Cavalli che si abbeverano dopo il lavoro,
stanchi, come i loro cavalieri.
Le giornate della gente comune, piene di fatica e dolori.
Il termine praesagium (antico praesagum) deriva dalla locuzione "omnes prae sagum parvi futuros", che in latino significa "tutti, in presenza dei sacerdoti (lett.: di chi indossa il saio) sarebbero stati tenuti in piccolo conto".
Chi dice di avere presagi sente di poter prevedere eventi futuri.
I presagi, che hanno caratterizzato anche la parola dei Profeti, erano considerati messaggi inviati dagli dei, e quindi forme di divinazione.
Il presagio è quell’ombra che siallunga sul prato, Indice di tramonti, Ad avvertire l’erbasbigottita Che su lei presto scenderà la notte. (1863)
Emily Dickinson
L'antica religione romana aveva due distinte figure per l'interpretazione dei presagi. Gliauguri interpretavano il volo degli uccelli, mentre gli aruspici traevano le previsioni usando le interiora deglianimali sacrificati.
la vita e i suoi presagi, fuori,
eppure noi cerchiamo di leggerli,
capirli, viverli e farli nostri;
un corvo nero sul noce, questo ricordo...
In astrologia, le eclissi solari e lunari (insieme alla comparsa di comete, ma anche alla ricorrenza della Luna piena) erano spesso considerate presagi di nascite, morti od eventi importanti.
(da Wikipedia)
Dicono Che barche appaiano nel cielo, E che, da alcune, La lunga catena dell’àncora possa scendere Verso la nostra terra furtiva. L’àncora cerca sulle nostre praterie, tra i nostri alberi, Il luogo dove fissarsi, Ma presto un desiderio di lassù la strappa, La nave d’altrove non vuole saperne di qui, Ha il suo orizzonte in un altro sogno.
Ma accade Che l’àncora sia, si direbbe, più pesante del consueto, E si trascini quasi a terra e urti gli alberi. L’avrebbero vista impigliarsi al portale di una chiesa, Sotto l’arco a tutto sesto che cancella la nostra speranza, E qualcuno che da quell’altro mondo sia disceso, Goffamente, lungo la catena tesa, dura, Per liberare il suo cielo dalla nostra notte. Ah, che angoscia quando armeggiò contro la volta, Stringendo a piene mani il suo strano ferro, Perché occorre Che qualcosa inganni in noi la mente In questa traversata che la parola Tenta, senza saper nulla, verso la sua altra riva?
Yves Bonnefoy
tradizione di Fabio Scotto
L'àncora,
nella nautica, è un oggetto pesante utilizzato per trattenere un'imbarcazione o un idrovolante in un punto specifico del fondale di uno specchio d'acqua; un'ancora è realizzata spesso in metallo e collegata all'imbarcazione per mezzo di una catena o di una cima.