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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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venerdì 8 maggio 2015

Madrigale

[ma-dri-gà-le] s.m. - Sabatini Coletti -

  • 1 mus. Composizione polifonica, talvolta con accompagnamento strumentale, sviluppatasi tra il sec. XIV e il XVII
  • 2 Componimento poetico, generalmente breve, di tema amoroso e bucolico, tipico dei secc. XIV-XVII
 
Componimento poetico di origine italiana, basato sul modello metrico della ballata e dello strambotto, connesso in origine al canto a più voci, d’argomento prevalentemente amoroso a sfondo idillico, soprattutto pastorale. Tra i più antichi m. sono da ricordare quelli petrarcheschi. In origine lo schema prevedeva due strofe di tre versi ciascuna, variamente rimati, chiuse da una coppia di versi a rima baciata. Le varietà sono tuttavia numerose. Dal 16° sec. il m. si stacca dal canto e muta profondamente. Oltre all’endecasillabo viene ammesso il settenario e si afferma una grande varietà metrica. Anche l’ispirazione si allarga e abbraccia la politica, la morale, la filosofia. Nel 18° sec. il m. viene usato soprattutto per esprimere un complimento galante, spesso chiuso in un’arguzia; come tale ebbe fortuna presso gli Arcadi. Successivamente, nella sua forma antica, torna in uso presso poeti di gusto arcaizzante del 19° sec.: G. Carducci, S. Ferrari, G. D’Annunzio. 
Dal punto di vista musicale, il m. del primo periodo (14° sec.) si distingueva dalle altre forme dell’Ars nova, la caccia e la ballata, per esser meno descrittivo della prima e metricamente diverso dalla seconda. Di forma strofica, il m. trecentesco consisteva di due sezioni musicali (una per le strofe e una per il ritornello); era a 2 o 3 parti, di cui la superiore, più ricca melodicamente, predominava sulle altre (spesso affidata anche a strumenti). Come costruzione polifonica, la base, la parte più importante stava però nel tenor; il tessuto a più voci era svolto in uno stile omoritmico, talvolta con fioriture, ma sempre con grande aderenza della musica al testo (F. Landino). Il m. rinascimentale (16° sec.) era una forma esclusivamente vocale, di natura contrappuntistica. Dalle forme profane popolaresche contemporanee (frottole, strambotti, villotte ecc.) il m. aveva tratto alcune tendenze come la ritmica ben marcata, l’avvicendarsi di polifonia e omofonia, la predominanza della voce superiore, la possibilità di sostituire le voci inferiori con il liuto. Inizialmente a 4 o a 3 voci, il m. fu, dal 1550 circa, quasi sempre a 5 voci. Altra caratteristica importante fu la ricerca di un rapporto sempre più stretto tra parola e musica, tendendo questa a illustrare i significati e le più riposte sfumature del testo attraverso l’uso del cromatismo, del contrappunto e del timbro. Tra gli autori più noti di questo periodo si ricordano L. Marenzio, C. Gesualdo da Venosa, O. di Lasso e C. Monteverdi, che introdusse ritornelli strumentali e ideò il m. rappresentativo (il cui antecedente può essere costituito dal m. dialogico di O. Vecchi e A. Banchieri). 
- Enciclopedia TRECCANI -  

Madrigale

Padiglione di mandorli nel biondo
colore di febbraio è la campagna;
e al rapido infittirsi dei germogli
che traboccano, o in punto d'incarnarsi,
la voluttà mi afferra senza braccia.                 

L'immagine di lei si acciglia e ride
sotto un gioco di rondini, al suo collo
mobile di baleni accosto il labbro
e alla sua bocca, foglia di sibilla.
ma insiste per i campi un assiuolo
l'armonia di velluto, e fa un profumo
dal suo bruno languore misurato
la viola; io ripenso le sue dita
rosse all'estremità, petali intinti
di porpora, tracciare sulla sabbia
dei millenni il mio nome all'infinito.
 
Giovanna Bemporad
 
 
poetiche in disuso
le mie stanche frasi,
a fasi alterne vivo,
sopravvivo a me stesso...
 
 
Il termine è di origine incerta: ne è stata suggerita la derivazione da mandriale, in relazione al soggetto pastorale dei primi madrigali, oppure da madrigale, cioè “nella lingua madre”. Sono comunque due forme musicali distinte tra loro sia come epoche di formazione che come obiettivi.
Nella prima accezione, il madrigale è una delle forme poetico-musicali della cosiddetta “ars nova” italiana; come le altre forme di quella scuola, esso è uno dei primi esempi di musica polifonica profana, e veniva eseguito, come testimoniano le fonti letterarie, in liete riunioni di giovani, nelle case signorili o all’aria aperta.
Il madrigale di questa accezione fa la sua prima comparsa ufficiale con Giovanni Boccaccio, nientemeno. Infatti nel Decameron, alla fine di ognuna delle dieci giornate, il giovane di turno canta un madrigale, di soggetto amoroso-pastorale. Siamo nel secolo XIV, e tra le forme dell’ars nova, il madrigale è quella che meglio realizza l’ideale di eletta semplicità propria della borghesia fiorentina.
Nella seconda accezione, che si fa risalire al secolo XVI, il termine cominciò ad essere usato intorno al 1530 per indicare componimenti musicali molto simili alla frottola. È molto curioso l’evolversi delle parole e della loro valenza: oggi per frottola si intende un’espressione burlesca e non vera; nel secolo XIV era un componimento popolaresco di vario metro, fatto di pensieri bizzarri, motti sentenziosi, indovinelli che venne a trasformarsi in composizione polifonica vocale e strumentale.
Alla frottola si sostituisce il madrigale che acquista una maggiore dignità perché coinvolge più voci, viene osservato con interesse dai Palestrina e contemporanei e poi da essi stessi ottiene piena cittadinanza artistica. Verso la fine del secolo il madrigale incarna più di ogni altra forma musicale le esigenze di sentimentalità e di espressione degli affetti che caratterizzano il tardo Rinascimento.
Oltre al Palestrina, il maggiore autore di madrigali è Claudio Monteverdi (Cremona 1567 - Venezia 1643), che ne scrisse ben otto libri, rimasti celebri nella musica, di vastità sorprendente, straordinari come invenzione musicale, come soggetto, come allegoria.
Escludendo il madrigale rappresentativo monteverdiano, che viene a costituire un vero e proprio melodramma, il madrigale espresse nei suoi vari stili i più aristocratici ideali del rinascimento musicale, sia per la raffinatezza dei testi poetici, sia per l’elaborazione della scrittura, sia per l’intimo impegno dell’espressione.
Eseguito da pochi solisti che si sedevano attorno a una tavola, ognuno leggendo la propria parte su appositi libretti, il madrigale veniva di norma eseguito per il piacere di chi cantava e di pochi eletti ascoltatori.
Il carattere elitario del madrigale, soprattutto nella sua estrema fioritura, fu avvertito già dai contemporanei, che lo definirono anche musica riservata. Divenne poi, all’inizio del XVIII secolo, melodramma ad ogni effetto, ad esempio con Il combattimento di Tancredi e Clorinda, uno dei capolavori di Monteverdi, rappresentato in casa del conte Mocenigo a Venezia nel 1624. È la prima volta che, nei madrigali, alla forma rappresentativa si unisce lo stile concitato, traendo la fonte da un episodio della Gerusalemme liberata (dalla rete).

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