Tobia Ravà, "Angolo d'infinito celeste", 2008 |
Infinito
Come un antico, lacerato legno,
Che per ignoto mar, con dubbio evento,
Fugge dinanzi ai cavalloni e al vento
Ed al suo corso non puo far ritegno;
Cosi, d’ansia ripieno e di sgomento,
Fugge pugnando il mio spossato ingegno
Via per il mar dell’infinito, e un segno
Indarno spia che il guidi a salvamento.
E gia sopr’esso errando alla fortuna
Guizzar vid’io come brandite lame
Orrendi mostri dentro l’onda bruna;
E il fiotto udii delle travolte eta,
E sotto cieli di corrusco rame
Tonar la voce dell’eternita.
Arturo Graf
Arturo Graf
« C'è un concetto che corrompe e altera tutti gli altri. Non parlo del Male, il cui limitato impero è l'etica; parlo dell'Infinito. »
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(Jorge Luis Borges)
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infinitamente perso,
come un ricordo galleggia
nel mare dei pensieri,
il mio io affonda
e naufraga con dolcezza
quasi leopardiana...
L'infinito (dal latino finitus, cioè "limitato" con prefisso negativo in-, e solitamente denotato dal simbolo , talvolta detto lemniscata) in filosofia è la qualità di ciò che non ha limiti o che non può avere una conclusione perché appunto infinito, senza-fine. Nella concezione cristiana il concetto coniato nell'ambito del pensiero greco trova la sua coincidenza con Dio stesso quale essere infinito (da Wikipedia, estratto).
Il simbolo matematico di infinito venne utilizzato per la prima volta in epoca moderna da John Wallis nel 1655. Probabilmente egli lo scelse come trasformazione con legatura della lettera M, che nel sistema di numerazione romano indicava un numero "grandissimo" ed equivalente a 1000: M → m → . In alternativa «Wallis potrebbe avere anche pensato che il doppio occhiello di quel simbolo potesse rimandare immediatamente all'infinito, perché tale doppio occhiello può essere percorso senza fine.» D'altronde a volte M era formata da C e I, seguiti da una C specchiata, simile alla M della scrittura onciale (CIƆ). Una terza ipotesi suggerisce che «il simbolo formatosi per deformazione delle prime due lettere del latino aequalis "uguale" (e infatti adoperato in un primo tempo per indicare l’uguaglianza).»
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