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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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venerdì 15 agosto 2014

Viandanti


Viandante, le tue orme sono
il cammino, e niente più;
viandante, non c’è cammino,
se non andando avanti.
Andando nasce il cammino,
e girandosi si vede
il sentiero laggiù che mai
si tornerà a calcare.
Viandante, non c’è cammino
se non scie sul mare.

Antonio Machado



Caspar David Friedrich, olio su tela, 
Viandante sul mare di nebbia
sempre in viaggio,
sentieri impervi, strade a volte;
confuso da discordanti segnali
proseguo ed osservo;
stanchezza ed oblio
profuse nel sonno...



Viandante sul mare di nebbia (Der Wanderer über dem Nebelmeer) è un dipinto a olio su tela di Caspar David Friedrich realizzato nel 1818. È attualmente esposto al Hamburger Kunsthalle nella città di Amburgo. 
In primo piano, un uomo dalla figura scura, dando la schiena all'osservatore, si staglia su un precipizio roccioso. È avvolto in un soprabito verde scuro e nella mano destra, appoggiata al fianco, impugna un bastone da passeggio. Con i capelli scompigliati dal vento, il viandante contempla il panorama, coperto da un mare di nebbia, da cui il titolo dell'opera. In secondo piano, si ergono diverse cime sulle quali si può notare la presenza di alberi e vegetazione. In lontananza, a sinistra si ergono sbiadite montagne che digradano verso destra. Più oltre, la nebbia si espande in modo indefinito arrivando a mescolarsi con l'orizzonte e a diventare indistinguibile dal cielo nuvoloso.
L'opera trae spunto dagli Elbsandsteingebirge in Boemia. Sullo sfondo, a destra, è presente lo Zirkelstein, mentre a sinistra è rappresentato il Rosenber o il Kaltenberg. Le rocce sopra le quali si erge il viaggiatore fanno parte di un gruppo della Kaiserkrone.
 L'opera è fedele allo stile romantico e in particolare a quello di Friedrich, essendo simile ad altre sue opere come Kreidefelsen auf Rügen e Mare di ghiaccio. Il viandante porta già nel suo nome l'emblema del personaggio romantico, irrequieto, tormentato, alla ricerca dell'infinito rappresentato dal paesaggio e dall'orizzonte in lontananza; l'individuo si perde di fronte alla stupefacente grandiosità della Natura, in un atteggiamento contemplativo visto come estrema esperienza interiore e spirituale. Secondo Gorra (2004), l'opera vorrebbe trasmettere una delle introspezioni kantiane espressa attraverso la contemplazione del viaggiatore del mare di nebbia. Dembo (2001) sostiene che il Viaggiatore sia una metafora del futuro sconosciuto. Gaddis (2004) ritiene che la posizione del viaggiatore sul precipizio trasmetta un significato ambiguo perché essa "è contraddittoria, visto che lascia intendere il dominio sul paesaggio e l'irrilevanza dell'individuo all'interno di esso" (da Wikipedia).

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