Le Pleiadi, chiamate dai romani Vergilie, sono figure della mitologia greca, nate sul monte Cillene.Sono sette sorelle, figlie di Atlante e di Pleione. Secondo un'altra versione sono figlie di una regina delle Amazzoni.
I loro nomi erano:
Alcione
Celeno
Elettra, con Zeus ebbe Dardano;
Maia, con Zeus ebbe Ermes;
Merope
Asterope
Taigete
Secondo una delle versioni le Pleiadi erano le compagne vergini di Artemide, la dea della caccia. Orione, il famoso cacciatore, le inseguiva per tutta la terra e loro fuggirono nei campi della Beozia. Gli dei si mossero a compassione trasformando le ragazze in colombe e immortalando in seguito la loro figura nelle stelle.
Merope che abbandona le Pleiadi. Eppure nessuna delle Pleiadi era vergine, quasi tutte giacquero con divinità, tranne Merope, sposata con il noto criminale Sisifo. Lei per la vergogna abbandonò le sorelle in cielo e, per questo motivo, si dice che Merope brilla in cielo meno delle altre stelle che formano le Pleiadi.
Una volta divenute stelle, grazie anche ai poteri di Zeus manifestarono la loro simpatia ad Atreo, modificando il loro corso.
Le Pleiadi (conosciute anche come le Sette sorelle, la Chioccetta o con la sigla M45 del catalogo di Charles Messier) sono un ammasso aperto visibile nella costellazione del Toro.
Questo ammasso, piuttosto vicino (440 anni luce), conta diverse stelle visibili ad occhio nudo; anche se dagli ambienti cittadini solo cinque o sei delle stelle più brillanti sono visibili, da un luogo più buio se ne possono contare fino a dodici. Tutte le sue componenti sono circondate da leggere nebulose a riflessione, osservabili specialmente in fotografie a lunga esposizione prese con telescopi di dimensione ragguardevole.
I membri visibili delle Pleiadi sono stelle blu o bianche, molto luminose; l'ammasso conta in realtà centinaia di altre stelle, la gran parte delle quali sono troppo deboli per essere visibili ad occhio nudo. Le Pleiadi sono un ammasso giovane, con un'età stimata di circa 100 milioni di anni, e una vita prevista di soli altri 250 milioni di anni, a causa della sua bassa densità.
A causa della loro brillantezza e vicinanza fra loro, le stelle delle Pleiadi sono note dall'antichità: Omero le citava, come pure Tolomeo ed altri autori dell'età classica.
Da quando fu noto che le stelle erano corpi celesti simili al Sole, si iniziò ad ipotizzare che fossero in qualche modo legate fra loro; con lo studio del moto proprio degli astri e la determinazione delle distanze, fu chiaro che le Pleiadi fossero realmente legate gravitazionalmente e che avessero un'origine comune.
L'ammasso delle Pleiadi si trova a nord dell'equatore celeste, dunque nell'emisfero boreale; la sua declinazione è pari a circa 24°N, pertanto è sufficientemente vicina all'equatore celeste da risultare osservabile da tutte le aree popolate della Terra, fino al circolo polare antartico.
A nord del circolo polare artico appaiono invece circumpolari, mentre un grado a nord del Tropico del Cancro si possono osservare allo zenit. L'ammasso domina, nell'emisfero nord, il cielo serale dalla metà dell'autunno all'inizio della primavera, mentre dall'emisfero sud è un oggetto tipico del cielo estivo. Le Pleiadi si individuano con grande facilità, anche dai centri urbani moderatamente afflitti da inquinamento luminoso; appaiono come un fitto gruppetto di astri molto vicini fra loro, di colore azzurro e dalla forma caratteristica, che ricorda quella di una chiocciola o una miniatura dell'Orsa Minore. Ad occhio nudo si possono scorgere, fuori dalle aree urbane, fino a una dozzina di componenti, sebbene le più appariscenti siano otto (cinque o sei in un cielo moderatamente inquinato). Al binocolo si ha la visuale migliore: l'ammasso appare completamente risolto in stelle, le quali da otto diventano alcune decine; si può inoltre notare che molte di quelle che ad occhio nudo sembravano stelle singole appaiono ora disposte in coppia o in piccoli gruppi; due concatenazioni di stelle minori si possono osservare ad est e a sudovest.
La visione al telescopio a bassi ingrandimenti consente ancora di apprezzare la natura d'insieme dell'ammasso, mentre ad ingrandimenti maggiori non è possibile farlo rientrare tutto nell'oculare; telescopi più potenti possono inoltre mostrare fra le componenti delle deboli nebulosità diffuse, di colore azzurro, che riflettono la luce delle stelle principali delle Pleiadi.
Nella mitologia greca, come detto sopra, esse rappresentavano le Sette Sorelle, mentre per i Vichinghi erano le galline di Freyja; in molte lingue europee antiche sono infatti indicate come "galline" o "galli". Durante l'Età del Bronzo i popoli europei come i Celti (e probabilmente anche popoli precedenti) associavano le Pleiadi al dolore e ai funerali, dato che all'epoca storica, durante il Cross-quarter day fra l'equinozio d'autunno ed il solstizio d'inverno (nel periodo in cui tuttora si festeggiano il giorno dei morti e Halloween) le Pleiadi diventavano visibili ad est nel chiarore del crepuscolo.
A causa della precessione degli equinozi, quest'evento astronomico non coincide più con i giorni dei defunti, essendo slittato di quasi un mese, ma l'associazione è perdurata.
La Cultura di Monte Alto ed altre culture del Guatemala come gli Ujuxte e i Takalik Abaj costruirono i loro primi osservatori utilizzando come riferimento le Pleiadi e la stella η Draconis, e
La Cultura di Monte Alto ed altre culture del Guatemala come gli Ujuxte e i Takalik Abaj costruirono i loro primi osservatori utilizzando come riferimento le Pleiadi e la stella η Draconis, e
chiamavano l'ammasso "le sette sorelle", credendo che quella parte di cielo fosse la loro vera origine.
Il sorgere eliaco degli oggetti celesti assumeva una grande importanza nella compilazione dei calendari negli antichi popoli.
Il sorgere eliaco delle Pleiadi (attorno al mese di giugno) indicava il nuovo anno per i Maori della Nuova Zelanda, che chiamavano l'ammasso stesso Mataariki; una festa con lo stesso nome aveva luogo nelle Hawaii.
Gli antichi Aztechi del Messico e dell'America Centrale basavano il loro calendario sulle Pleiadi; il loro anno iniziava quando i sacerdoti iniziavano ad individuare le sue stelle ad est subito prima del sorgere del Sole, nella chiara luce dell'aurora; il nome che questo popolo dava all'ammasso era Tianquiztli.
Nella letteratura italiana, Giovanni Pascoli nel "Il gelsomino notturno" paragona le Pleiadi ad una chioccia in un'aia azzurra seguita da un pigolio di stelle.
Le Pleiadi rivestono notevole significato anche nel campo dell'astrologia, nelle sue diverse varianti praticate in tutto il mondo.
Nell'astrologia occidentale rappresentano un fronte contro le sventure ed erano considerate un'unità astrologica singola nelle stelle fisse del Medioevo; i materiali a cui erano associate erano il quarzo e il finocchio. Nell'astrologia esoterica i sette sistemi solari giravano attorno alle Pleiadi. Secondo l'astrologia indiana le Pleiadi erano conosciute come l'asterismo (Nakshatra) Kṛttikā ("i coltelli" in sanscrito).
Le Pleiadi erano chiamate "le stelle del fuoco" e la loro divinità è il dio vedico Agni, il dio del fuoco sacro. Si tratta di una delle Nakshatra più prominenti e sono associate con la rabbia e la testardaggine (Wikipedia).
Tramontata è la luna
e le Pleiadi a mezzo della notte
anche giovinezza già dilegua,
e ora nel mio letto resto sola.
Scuote l’anima mia Eros,
come vento sul monte
che irrompe entro le querce;
e scioglie le membra e le agita,
dolce amara indomabile belva.
Ma a me non ape, non miele;
e soffro e desidero.
Saffo
traduzione di Salvatore Quasimodo
(Lirici Greci, Milano 1985)
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