Che allegria piena, distesa, Sirmione,
rivederti piú bella di tutte le isole e penisole
che Nettuno solleva sulle acque diverse
dei laghi trasparenti o del mare immenso.
Quasi non credo d'essere lontano dalla Tinia,
dalle terre bitinie e guardarti sereno.
Vi è felicità piú grande che scordare gli affanni,
quando, stremati da viaggi in terra straniera,
la mente si libera del proprio peso e a casa
si torna per riposare nel letto sospirato?
Di tutte le fatiche questo è l'unico premio.
Sirmione, bellissima mia, rallegrati
e rallegratevi anche voi onde lidie del lago:
risuonino nella casa solo grida di gioia.
Publio Valerio Catullo
Nei luoghi amati risuonano
ricordi amorevoli e cari;
le placide acque, le rive,
i monti e sorrisi lontani...
Il “Carme XXXI” di Gaio Valerio Catullo è un componimento, contenuto nel “Liber catulliano“, che il poeta latino scrisse in saluto a Sirmione, la sua città natale tanto amata.
Il ritorno del poeta Catullo in patria, dopo la deludente esperienza
della guerra in Bitinia, viene da lui celebrato con questo carme.
La felicità del rientro a casa porta Catullo a descrivere i suoi luoghi del cuore in maniera quasi mistica. Simbolo della patria, e quindi della serenità, ritrovata dopo tante
peripezie, Sirmione ci viene presentata come un luogo d’incanto insieme
al suo lago. Il luogo è così caro al poeta che quasi si aspetta un saluto personale per il suo ritorno.
Questa poesia
ci presenta un Catullo nostalgico, sofferente, ma che può finalmente
godere di un po’ di pace guardando il magnifico panorama di casa sua.
(dalla rete)
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