Primi astronauti
I primi astronauti sulla Luna,
due anni e due mesi prima di Armstrong,
due anni e due mesi prima di Aldrin,
furono una colonia di batteri,
un gruppo del tipo streptococcus mitis,
giunti con il Surveyor 3
il 20 aprile del ’67,
poche ore prima che ad Atene si avviassero
i cingolati dei colonnelli.
Rimasero due anni e mezzo sulla luna
rannicchiati nella videocamera dello scafo,
là dove li aveva scagliati forse
lo starnuto di un tecnico o di un meccanico
raffreddato della NASA,
quando il lancio era ancora in cantiere.
Quando l’Apollo 12 ricondusse
di nuovo il congegno sulla Terra,
alla fine di novembre del ’69,
alcuni streptococchi erano ancora vivi.
Per novecento e rotti giorni
erano sopravvissuti alla temperatura
prossima allo zero assoluto, senza
caschi di protezione o altri mezzi,
tute per difenderli dai raggi,
o un corpo caldo per nutrirsi.
Per novecento e rotti giorni
avevano resistito nel deserto.
Profughi di questo pianeta, divennero
i suoi primi coloni in cielo.
La loro conquista passò sotto silenzio,
non fu notizia da prima pagina,
non provocò scalpore alcuno.
Erano i giorni del massacro di My Lai,
le vittime in Vietnam si moltiplicavano,
Panagulis era nel carcere di Boghiati,
le notizie grondavano di sangue e stragi,
quanta simpatia poteva avanzare
per il nostos di pochi batteri comuni,
per l’odissea di questi microbi,
davvero, chi aveva motivo di occuparsene?
Così la vicenda fu archiviata.
Gli esperti parlarono di un “rebus”,
alcuni dubitarono che fosse avvenuto così,
non fu rispettata la quarantena
quando ricuperarono la videocamera del Surveyor,
accadde sicuramente così, senz’altro
gli streptococchi entrarono lì dopo.
due anni e due mesi prima di Armstrong,
due anni e due mesi prima di Aldrin,
furono una colonia di batteri,
un gruppo del tipo streptococcus mitis,
giunti con il Surveyor 3
il 20 aprile del ’67,
poche ore prima che ad Atene si avviassero
i cingolati dei colonnelli.
Rimasero due anni e mezzo sulla luna
rannicchiati nella videocamera dello scafo,
là dove li aveva scagliati forse
lo starnuto di un tecnico o di un meccanico
raffreddato della NASA,
quando il lancio era ancora in cantiere.
Quando l’Apollo 12 ricondusse
di nuovo il congegno sulla Terra,
alla fine di novembre del ’69,
alcuni streptococchi erano ancora vivi.
Per novecento e rotti giorni
erano sopravvissuti alla temperatura
prossima allo zero assoluto, senza
caschi di protezione o altri mezzi,
tute per difenderli dai raggi,
o un corpo caldo per nutrirsi.
Per novecento e rotti giorni
avevano resistito nel deserto.
Profughi di questo pianeta, divennero
i suoi primi coloni in cielo.
La loro conquista passò sotto silenzio,
non fu notizia da prima pagina,
non provocò scalpore alcuno.
Erano i giorni del massacro di My Lai,
le vittime in Vietnam si moltiplicavano,
Panagulis era nel carcere di Boghiati,
le notizie grondavano di sangue e stragi,
quanta simpatia poteva avanzare
per il nostos di pochi batteri comuni,
per l’odissea di questi microbi,
davvero, chi aveva motivo di occuparsene?
Così la vicenda fu archiviata.
Gli esperti parlarono di un “rebus”,
alcuni dubitarono che fosse avvenuto così,
non fu rispettata la quarantena
quando ricuperarono la videocamera del Surveyor,
accadde sicuramente così, senz’altro
gli streptococchi entrarono lì dopo.
Meglio così, forse. Non era giusto
che un evento casuale distogliesse
dalle abbaglianti luci della ribalta
le imprese nostre, degli uomini.
È inglorioso, ingiusto accettare
che semplicemente così, senza fatica
né desiderio, alcuni batteri,
creature tanto insignificanti, fossero diventati,
due anni e due mesi prima di Armstrong,
due anni e due mesi prima di Aldrin,
i primi astronauti sulla Luna,
i primi coloni della Terra sull’Altrove.
2019
che un evento casuale distogliesse
dalle abbaglianti luci della ribalta
le imprese nostre, degli uomini.
È inglorioso, ingiusto accettare
che semplicemente così, senza fatica
né desiderio, alcuni batteri,
creature tanto insignificanti, fossero diventati,
due anni e due mesi prima di Armstrong,
due anni e due mesi prima di Aldrin,
i primi astronauti sulla Luna,
i primi coloni della Terra sull’Altrove.
2019
Kostas Koutsourelis
Traduzione di Nicola Crocetti
gli astri, i mondi lontani, il cosmo,
lo tocco con la mente in una nave stellare;
partirei, si credo lo farei per aspera
ad astra, lontano nel tempo, lo spazio...
Grazie Ahmed,
RispondiEliminaspero siano parole gentili.
Gujil