Balestriere Ayyubide, di Andrea De Simeis |
Sbalestrato
sba-le-strà-to
Disordinato, squilibrato
sostantivo e aggettivo
composto di s- allontanamento e balestra
arma da lancio che scaglia frecce,
derivata dalla più antica balista, di dimensioni maggiori,
che prende il nome dal greco: ballo lancio.
arma da lancio che scaglia frecce,
derivata dalla più antica balista, di dimensioni maggiori,
che prende il nome dal greco: ballo lancio.
La perfezione mortifera della balestra era leggendaria: con la forza del suo meccanismo riusciva a scagliare dardi a enorme distanza e con forza tale da rendere vana ogni armatura - tanto che papa Innocenzo II, durante il Concilio Laterano II del 1139, ne vietò l'uso nelle belligeranze (fra cristiani, ovviamente).
I significati attribuiti allo sbalestrare sono molteplici: si va dallo sbagliare il colpo con la balestra, al divagare (schizzando via dal discorso a mo' di freccia, e poi chi la ritrova più), al mandar via, all'allontanare (come se si mettesse qualcuno al posto del dardo, stile Willly Coyote).
Si tratta comunque di usi che, per quanto vividi, non sono molto comuni.
Di peso è invece l'aggettivo sbalestrato, che ci racconta di uno squilibrio, di qualcosa di scomposto.
All'esattezza precisissima dei meccanismi e dei colpi della balestra si contrappone un disordine disorientato, confuso e approssimativo, a cui quasi manca terra solida sotto i piedi - e che mira ci vuoi avere?
Ci si potrà sentire sbalestrati quando cambia qualcosa di importante della propria vita - quando ci si trasferisce o si smette di fumare; condurrà una vita sbalestrata l'ex militare che indulge nell'alcol, o chi si improvvisa artista viaggiatore; ci si potrà sentire sbalestrati al ritorno da Bali (il jet lag ti investe come un treno) o con una laurea in mano.
(Testo originale pubblicato su unaparolaalgiorno.it)
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