Poeta ceco (Praga 1905 - ivi 1980). Cultore, in un primo
tempo, della poesia astratta, spesso indecifrabile
(Blouznivý vějíř "Il
ventaglio delirante", 1926), seppe farsi appassionato
testimone degli anni tragici della Boemia
(Září 1938 "Settembre 1938") e
limpido cantore della nuova Cecoslovacchia (Dík
Sovětskému Svazu "Gratitudine all'Unione Sovietica",
1945; Tobě "A te", 1947).
Dal 1948 si chiuse in un isolamento
totale, immerso nella visionaria e dolorosa meditazione da cui nascono le altre
sue opere: Mozartiana (1963); Bez názvu
("Senza titolo", 1963); Na postupu ("In
progresso", 1964); Noc s Hamletem ("Una notte con
Amleto", 1964); Trialog ("Trialogo", 1964); Bolest ("Il dolore", 1965); Smrt a sen a slovo ("La morte e il sogno e la
parola", 1965); Ale je hudba ("Ma c'è la musica",
1968); Asklépiovi kohouta ("Un gallo a Esculapio", 1970);
Na celé ticho ("Ovunque è silenzio", 1977).
E' creatore di una poesia di ardue visioni interiori e di straordinaria densità
metaforica. Dopo la prima raccolta di versi Il ventaglio delirante (1926)
maturata con originalità di scrittura e di temi nel clima del poetismo, si tenne
in disparte dalle correnti letterarie contemporanee. Fece una scelta di
autoreclusione, a partire dall'ultima guerra fino alla morte, nella sua casa
nell'isola di Kampa (Praga).
La sua poesia è densamente intellettualistica,
ricca di metafore oscure e cristalline, tesa a di stillare i nuclei metafisici
del rapporto tra uomo e realtà: Trionfo della morte (1930), L'arco (1934).
Dopo
la guerra e l'occupazione nazista si volse verso una maggiore affabilità,
raggiungendo a tratti una semplice e grandiosa eloquenza epica: Primo testamento
(1940), Terezka Planetova (1944), Viaggio d'una nuvola (1945), Ringraziamento
all'Unione Sovietica (1945), Requiem (1945), Soldati rossi (1956). Dopo questa
parentesi H. abbandonò definitivamente i temi politici e tornò, approfondendole,
alle sue ardue visioni interiori.
Nel poema Una notte con Amleto (1964) gli incubi della fantasia del poeta parlano per bocca di una stralunata reincarnazione dell'eroe shakespeariano, in un frenetico sovrapporsi di tempi storici e di motivi mitici e etnologici. Negli ultimi anni ha scritto: Ma c'è la musica (1968), Un gallo a Esculapio (1970), I documenti (1976), Ovunque è silenzio (1977).
Nel poema Una notte con Amleto (1964) gli incubi della fantasia del poeta parlano per bocca di una stralunata reincarnazione dell'eroe shakespeariano, in un frenetico sovrapporsi di tempi storici e di motivi mitici e etnologici. Negli ultimi anni ha scritto: Ma c'è la musica (1968), Un gallo a Esculapio (1970), I documenti (1976), Ovunque è silenzio (1977).
Pur nel suo itinerario solitario e singolare, la poesia di H.
che è una delle migliori espressioni della lirica del secolo, dimostra una
spontanea contiguità con alcune costanti della poesia ceca: la tensione
barocchista con i suoi possibili sbocchi surrealisti; l'ispirazione notturna che
ha il massimo esempio nell'opera di Mácha e che in H. è soprattutto compresenza
di morte e di vita, presenza occulta della morte come matrimonio della vita (dalla rete).
Quante volte
Quante volte già hai passeggiato, così, vicino a un orologio
o sotto una stenta acacia, cercando con gli occhi,
ma la sembianza dell’una o dell’altra s’altera facilmente…
Nei sensi la fatalità e in echi d’anima
conoscesti la paura della morte,
ecco che cos‘è aspettare… Così dopo
sono reali soltanto gli spettri… Ma la gelosia
non ha chi la difenderebbe…
Vladimir Holan
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