Un fiore
Perchè pallido fior, solo hai diletto
Degli ermi luoghi ov’è silenzio e pace?
E dove più nereggia il bosco e tace
La valle ivi ti stai solo e negletto?
La rosa al Vizio orna le tempie e il letto
Profuma ove il Piacer disteso giace;
Ma quel che piace ad altri a te non piace,
A te che segui più gentile affetto.
E ti raccogli sulle tombe, al rezzo
Degli alteri cipressi, e spargi ai morti
La carità del tuo soave olezzo.
Umile, casto, pio! ben veggo io certo
Che mano d’uom non t’educava: gli orti
Fuggi, pallido fior, vivi al deserto.
Arturo Graf
fiore isolato,
alla ricerca di acqua,
di luce e calore;
così vitale, eppure solo.
Fiore solitario
Ho visto un fiore in un mare di grano solitario il suo unico desiderio era che arrivasse un forte vento per abbassare il mare di grano e vedere un altro come lui.
Ma il forte vento non arrivava e allora il fiore desiderò un grande silenzio assoluto nella speranza di sentire la voce di un essere come lui.
Aspettò ma il silenzio non lo ascoltò, i grilli, le foglie, l'aria vibravano sempre giorno e notte e il fiore cominciò a cantare per farsi compagnia.
Ma cantare non lo aiutava molto, desiderava sempre di più poter incontrare un altro fiore e allora cantò più forte per farsi sentire lontano.
E il suo canto volò finchè una farfalla si avvicinò e con un lieve tocco gli narrò l'amore di un fiore che come lui cercava la gioia il fiore non aveva mai provato niente di simile, una gioia sconosciuta lo avvolse, lo penetrò fino a riempirgli l'anima e non desiderava più nulla ora.
Tutto riluceva adesso, ma la farfalla tornò e dormì per una notte sui suoi petali regalandogli l'amore, e allora vide l'altro fiore in un mare di grano solitario il cui unico desiderio era che arrivasse una farfalla per mandare il suo amore a un altro come lui che da molti giorni cantava da lontano regalandogli l'amore e cantarono insieme a lungo.
Cantarono il loro amore e quello del mondo intero; cantavano forte per far sentire ad ogni creatura la gioia dell'amore.
Cantarono il loro amore e quello del mondo intero; cantavano forte per far sentire ad ogni creatura la gioia dell'amore.
Il loro canto era così meraviglioso che attirò tante creature, e un arcobaleno scintillante non sapendo quale fiore scegliere si distese toccandoli entrambi.
E arrivò un Angelo portatore d'Amore, che sorpreso udì quel canto, si distese sui colori e cantò coi fiori riconoscendoli.
Allora l'Angelo ricordò i suoi fratelli diventati fiori per far gioire il mondo, gli chiese se avevano nostalgia di volare...
"No" risposero "abbiamo nostalgia dell'amore!"
L'Angelo pianse per il dolore dei fiori, decise che il loro compito nel mare di grano era finito!
Era tempo di mandarli tra gli uomini.
"No" risposero "abbiamo nostalgia dell'amore!"
L'Angelo pianse per il dolore dei fiori, decise che il loro compito nel mare di grano era finito!
Era tempo di mandarli tra gli uomini.
Gli regalò un'ala ognuno e i fiori, divenuti uomini, incontrarono la gioia e il dolore, l'amore e l'odio, il piacere e la sofferenza, ma mai la purezza e la perfezione che anelavano.
Così vivevano travolti dalla vita, aspettavano ancora e ancora, con l'amore negli occhi, aspettavano il momento in cui si sarebbero ritrovati, amati, ritornati uno.
Ma i loro occhi traboccanti d'Amore iniziarono a velarsi di dolore, le loro anime di paure, e gli Angeli fra gli uomini dimenticarono quasi di essere Angeli.
Vissero, amarono, soffrirono a lungo senza mai odiare, fino al punto che credettero d'essere svuotati, morti dentro, dimenticando che erano Angeli portatori d'Amore.
Il loro amore era infinito, amavano senza essere amati e si nutrivano del loro stesso Amore fluente.
Ma cercavano sempre qualcosa che avevano dimenticato.
Il tempo scorreva a volte lento a volte veloce, e loro tentavano spesso di volare, credendo al mondo, accecati dal loro stesso Amore si lanciavano fiduciosi nella vita.
Così vivevano travolti dalla vita, aspettavano ancora e ancora, con l'amore negli occhi, aspettavano il momento in cui si sarebbero ritrovati, amati, ritornati uno.
Ma i loro occhi traboccanti d'Amore iniziarono a velarsi di dolore, le loro anime di paure, e gli Angeli fra gli uomini dimenticarono quasi di essere Angeli.
Vissero, amarono, soffrirono a lungo senza mai odiare, fino al punto che credettero d'essere svuotati, morti dentro, dimenticando che erano Angeli portatori d'Amore.
Il loro amore era infinito, amavano senza essere amati e si nutrivano del loro stesso Amore fluente.
Ma cercavano sempre qualcosa che avevano dimenticato.
Il tempo scorreva a volte lento a volte veloce, e loro tentavano spesso di volare, credendo al mondo, accecati dal loro stesso Amore si lanciavano fiduciosi nella vita.
Desideravano volare e far volare!
Alcuni uomini si risvegliavano e volavano brevemente con loro...
... tra le loro braccia potevano vedere l'Infinito!
Paola Pinto
Alcuni uomini si risvegliavano e volavano brevemente con loro...
... tra le loro braccia potevano vedere l'Infinito!
Paola Pinto
Grazie di avermi citata, grazie di aver pubblicato il mio cantico ''Fiore solitario''! Grazie
RispondiEliminaSono io che ringrazio.
RispondiEliminaIl pezzo è molto adatto e centrato, spero di leggerne altri così pregnanti.
Gujil