...........................................................................................................................................

L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


...........................................................................................................................................

lunedì 1 novembre 2021

Lettera del 1916, Sibilla Aleramo

Sibilla Aleramo
a Dino Campana
(1916)

I nostri corpi su le zolle dure, le spighe che frusciano sopra la fronte, mentre le stelle incupiscono il cielo. Non ho saputo che abbracciarti. Tu che m’avevi portata così lontano. Oh tu non hai bisogno di me! È vero che vuoi ch’io ritorni? Come una bambina di dieci anni. È vero che mi aspetti? Rivedere la luce d’oro che ti ride sul volto. Tacere insieme, tanto, stesi al sole d’autunno. Ho paura di morire prima! Dino, Dino, ti amo! Ho visto i miei occhi stamane, c’è tutto il cupo bagliore del miracolo. Non so, ho paura. È vero che mi hai detto ‘amore’? Non hai bisogno di me. Eppure la gioia è così forte. Son tua. Sono felice, tremo per te ma di me son sicura. E poi non è vero, son sicura anche di te, vivremo, siamo belli. Dimmi. Io non posso più dormire,ma tu hai la mia sciarpa azzurra, ti aiuta a portare i tuoi sogni? Scrivimi! 

oggi nessuno più scrive lettere ormai,
siamo preda consapevole del tecnologismo;
io, per me, amo ancora il bianco candore
in cui riporre frasi, certezze, speranze...
 
È il 3 agosto 1916, ed è mattino presto quando si incontrano la prima volta. Dalla corriera che si arrampica sino al paesino scende un personaggio che nessuno fino ad allora aveva mai visto. Una donna in bianco con un grande cappello. Tra i due nasce una passione furibonda. Su questa loro storia è stato scritto molto, sono state pubblicate le lettere di Sibilla, hanno anche fatto un film. Ma in realtà nessuno può capir e sapere fino in fondo cosa accadde veramente. Lui soffre di ossessioni, non dorme la notte. Lei è Sibilla Aleramo, un nome che all'epoca bastava pronunciare per capire tutto, o per non capirci più niente. Ma ha già troppi uomini e Dino questo non può né capirlo né accettarlo. La follia si mescola alla gelosia. Dopo quei pochi giorni intensi Sibilla riparte, con la corriera. Alla fine di  settembre si incontrano di nuovo, Dino la raggiunge a Firenze e da lì vanno a Pisa. Lui le chiede dei suoi amanti: lei ammette. Lui le sputa in faccia, e la picchia. Sibilla rivive il trauma del passato e fugge.
Ma poi torna, perché questo folle amore tra loro è vero. Dino intanto peggiora di giorno in giorno. La tratta come una puttana. Si stabiliscono a Settignano, poi passano il Natale insieme a Marradi, è il 1916. Seguirà una visista da uno psichiatra che spiega a Sibilla che non c’è niente da fare e che anche lei ora rischia di ammalarsi di sifilide.
Il finale di questa pazza storia d'amore è noto a tutti. Sibilla a un certo punto smise davvero di cercarlo. Dino già non era più in grado nemmeno di scrivere, e fu internato in manicomio nel 1918. Non ne uscì mai più, fino alla morte, nel 1932.

Sibilla visse ancora a lungo, morì a Roma a ottantatré anni nel 1960, dopo una lunga malattia. È sepolta presso il Cimitero del Verano (dalla rete).

Nessun commento:

Posta un commento