Sibilla Aleramo
a Dino Campana
(1916)
I nostri corpi su le zolle dure, le spighe che frusciano sopra la
fronte, mentre le stelle incupiscono il cielo. Non ho saputo che
abbracciarti. Tu che m’avevi portata così lontano. Oh tu non hai bisogno
di me! È vero che vuoi ch’io ritorni? Come una bambina di dieci anni. È
vero che mi aspetti? Rivedere la luce d’oro che ti ride sul volto.
Tacere insieme, tanto, stesi al sole d’autunno. Ho paura di morire
prima! Dino, Dino, ti amo! Ho visto i miei occhi stamane, c’è tutto il
cupo bagliore del miracolo. Non so, ho paura. È vero che mi hai detto
‘amore’? Non hai bisogno di me. Eppure la gioia è così forte. Son tua.
Sono felice, tremo per te ma di me son sicura. E poi non è vero, son
sicura anche di te, vivremo, siamo belli. Dimmi. Io non posso più
dormire,ma tu hai la mia sciarpa azzurra, ti aiuta a portare i tuoi
sogni? Scrivimi!
oggi nessuno più scrive lettere ormai,
siamo preda consapevole del tecnologismo;
io, per me, amo ancora il bianco candore
in cui riporre frasi, certezze, speranze...
È il 3 agosto 1916, ed è mattino presto quando si incontrano la prima volta.
Dalla corriera che si arrampica sino al paesino scende un personaggio
che nessuno fino ad allora aveva mai visto. Una donna in bianco con un
grande cappello. Tra i due nasce una passione furibonda. Su questa loro
storia è stato scritto molto, sono state pubblicate le lettere di
Sibilla, hanno anche fatto un film. Ma in realtà nessuno può capir e
sapere fino in fondo cosa accadde veramente. Lui soffre di ossessioni,
non dorme la notte. Lei è Sibilla Aleramo, un nome che all'epoca bastava
pronunciare per capire tutto, o per non capirci più niente. Ma ha già
troppi uomini e Dino questo non può né capirlo né accettarlo. La follia
si mescola alla gelosia. Dopo quei pochi giorni intensi Sibilla riparte,
con la corriera. Alla fine di settembre si incontrano di nuovo, Dino
la raggiunge a Firenze e da lì vanno a Pisa. Lui le chiede dei suoi
amanti: lei ammette. Lui le sputa in faccia, e la picchia. Sibilla rivive
il trauma del passato e fugge. Ma poi torna, perché questo folle amore tra loro è vero. Dino intanto
peggiora di giorno in giorno. La tratta come una puttana. Si
stabiliscono a Settignano, poi passano il Natale insieme a Marradi, è il
1916. Seguirà una visista da uno psichiatra che spiega
a Sibilla che non c’è niente da fare e che anche lei ora rischia di
ammalarsi di sifilide.
Il finale di questa pazza storia d'amore è noto a
tutti. Sibilla a un certo punto smise davvero di cercarlo. Dino già non
era più in grado nemmeno di scrivere, e fu internato in manicomio nel
1918. Non ne uscì mai più, fino alla morte, nel 1932.
Sibilla visse
ancora a lungo, morì a Roma a ottantatré anni nel 1960, dopo una lunga malattia. È sepolta presso il Cimitero del Verano (dalla rete).
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