Un oscuro cipresso,
Nella brezza d’aprile,
Va cantando sommesso
Una canzon gentile:
— Io son l’arbore antica
Sacra al pallido Lete,
Dell’eterna quiete
E del silenzio amica.
La negra arbore io sono
Cui non isfronda il verno,
L’arbore del perdono
E del riposo eterno.
O voi che per la via
Mute e stanche passate,
Anime addolorate,
Venite all’ombra mia.
Sdrajatevi al mio piede,
Ov’è più fitta l’erba,
E troverà mercede
La vostra doglia acerba.
L’umil vostro soggiorno
Io parerò dal sole,
Anemoni e vïole
Vi crescerò d’intorno.
Voi dormirete un blando
Sonno, e perché v’annoi
Meno il tempo, cantando
Io veglierò su voi. —
Nella brezza d’aprile
Un oscuro cipresso
Va cantando sommesso
Questa canzon gentile.
Arturo Graf
Al mondo esistono migliaia di tipologie differenti di piante, eppure ce ne sono pochissime evocative come i cipressi: chi può dire che questa pianta non evochi immediatamente l’idea di morte e quindi, di conseguenza, di tristezza?
Il perché è presto detto: i cipressi sono gli alberi che solitamente adornano e circondano le mura dei cimiteri.
Ma perché la scelta, già da secoli, è caduta su questa pianta?
Innanzitutto per il valore simbolico: il cipresso è emblema
dell’immortalità e della vita dopo la morte, poiché la sua altezza
notevole, che arriva anche a 50 metri, designa proprio l’anima che si
avvia verso il regno celeste.
In più, nella mitologia, il suo legno era considerato incorruttibile, dato che fu addirittura usato per intagliare la freccia di Eros, lo scettro di Zeus e la mazza di Ercole.
Ma esiste anche un’altra motivazione ben più “concreta”: questo albero è un sempreverde, il che significa che anche durante i
periodi più freddi non perde le foglie, ed è quindi molto adatto in un
ambiente come il cimitero dove la manutenzione non è certo quotidiana.
(dalla rete)
cipressi e cimiteri, un tutt'uno,
alberi assecondano viali di dolore;
sono canzoni di passato e ricordi
quelle che cantano solitari la notte...
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