Ti sei costruito con molte parole,
dapprima bocca, buba, nanna, io,
e già eri golem col verbo tra le labbra,
poi mano, fame, dammi, luce, pianto,
l’elenco semplice delle sensazioni,
categorie fanciulle e facoltà,
stati d’animo, avverbi e congiunzioni
per coordinare le parti nascenti
dell’io che cresceva rapinoso.
Nel frattempo imparavi senza orrore
la nomenclatura del mondo esterno,
e uscito dal suo primo nome, madre,
ti sistemavi in quel vocabolario
come in una disgrazia incalcolabile
che alla follia sembra divertente;
dapprima bocca, buba, nanna, io,
e già eri golem col verbo tra le labbra,
poi mano, fame, dammi, luce, pianto,
l’elenco semplice delle sensazioni,
categorie fanciulle e facoltà,
stati d’animo, avverbi e congiunzioni
per coordinare le parti nascenti
dell’io che cresceva rapinoso.
Nel frattempo imparavi senza orrore
la nomenclatura del mondo esterno,
e uscito dal suo primo nome, madre,
ti sistemavi in quel vocabolario
come in una disgrazia incalcolabile
che alla follia sembra divertente;
finché scoprivi il nome della morte,
da applicare a scomparse di altri nomi,
ma in nessun modo da applicare al tuo.
Alla fine sapevi tutti i vocaboli,
che il loro insieme si chiamava vita,
e che nel centro si metteva il sesso
per collegare il gruppo di parole
che erano te con quello che era il mondo.
Ma queste costruzioni e collegamenti
non possono durare sempre, crollano;
né consente la logica che cinque parole,
“un animale che sa parlare”,
reggano a lungo un simile edificio.
Juan Rodolfo Wilcock
da applicare a scomparse di altri nomi,
ma in nessun modo da applicare al tuo.
Alla fine sapevi tutti i vocaboli,
che il loro insieme si chiamava vita,
e che nel centro si metteva il sesso
per collegare il gruppo di parole
che erano te con quello che era il mondo.
Ma queste costruzioni e collegamenti
non possono durare sempre, crollano;
né consente la logica che cinque parole,
“un animale che sa parlare”,
reggano a lungo un simile edificio.
Juan Rodolfo Wilcock
da "La morte e le parole dell'amore"
traduzione di Anna Mioni
traduzione di Anna Mioni
Hans Baldung, detto Grien, "Le tre età della donna e la morte" (1510) |
In un testo antico cinese L’Imperatore Giallo domanda al suo maestro:
“perché gli uomini oggigiorno, a metà dei Cento anni,
“perché gli uomini oggigiorno, a metà dei Cento anni,
hanno tutti un
declino delle loro attività.
Le circostanze sono cambiate?
O non
sarebbe colpa degli uomini?”.
Il maestro Qi BO risponde che gli uomini dell’Alta Antichità conoscevano
l’Arte del Vivere e i “propri dati originali iscritti nelle essenze e
conosciuti dagli Spiriti”, facevano sbocciare senza declino le loro
Essenze e vivevano completamente il loro tempo. La successiva domanda dell’Imperatore riguarda la perdita della capacità di procreare che si manifesta nell’uomo ad una certa età.
L’Imperatore Giallo domanda al suo maestro:
“a partire da una certa età, che non si possa avere dei figli,
è per un esaurimento della potenza?
O non sarebbe una decisione del Cielo?”.
Il Maestro risponde con una analisi dettagliata del Ciclo Vitale, che
sarà qui riportata successivamente nella descrizione della singole fasi,
e conclude dicendo che questo segue la legge naturale del declino delle
Essenze custodite nel “Rene“ (dalla rete).“a partire da una certa età, che non si possa avere dei figli,
è per un esaurimento della potenza?
O non sarebbe una decisione del Cielo?”.
avere figli, crescerli, educarli,
amori assoluti e assolati, soli
astri della vita eppure lontani
a volte così tanto, troppo...
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