Amo i passeri perduti
che tornano dall'aldilà
a confondersi con un cielo
che mai più potrò recuperare.
che tornano dall'aldilà
a confondersi con un cielo
che mai più potrò recuperare.
Tornano di nuovo i ricordi,
le ore giovani che ho dato
e dal mare giunge un fantasma
fatto di cose che amai e persi.
le ore giovani che ho dato
e dal mare giunge un fantasma
fatto di cose che amai e persi.
Tutto fu un sogno, un sogno che perdemmo
come perdemmo gli uccelli ed il mare,
un sogno breve e antico come il tempo
che gli specchi non possono riflettere.
come perdemmo gli uccelli ed il mare,
un sogno breve e antico come il tempo
che gli specchi non possono riflettere.
Dopo cercai di perderti in tante altre
e quell'altra e tutte eri tu;
infine riuscii a capire quando un addio è un addio,
la solitudine mi divorò e fummo due.
e quell'altra e tutte eri tu;
infine riuscii a capire quando un addio è un addio,
la solitudine mi divorò e fummo due.
Tornano i passeri notturni
che volano ciechi sul mare,
la notte è uno specchio
che mi ridà la tua solitudine.
che volano ciechi sul mare,
la notte è uno specchio
che mi ridà la tua solitudine.
Sono solo un passero perduto
che torna dall'aldilà
a confondersi con un cielo
che mai più potrò recuperare.
che torna dall'aldilà
a confondersi con un cielo
che mai più potrò recuperare.
Mario Trejo
Una volta i passerotti abitavano nei boschi; avevano un bel vestito di piume variopinte e cantavano meravigliosamente.
Venne una grossa nevicata. Il bosco
restò sepolto; i campi attorno scomparvero sotto il coltrone bianco. I
passerotti non avevano più da mangiare.
Morivano di fame. Allora pensarono di emigrare verso il paese dove abitavano gli uomini. I primi passerotti partirono così in direzione del fumo che usciva dai camini accesi.
Morivano di fame. Allora pensarono di emigrare verso il paese dove abitavano gli uomini. I primi passerotti partirono così in direzione del fumo che usciva dai camini accesi.
Giunti in paese, si posarono sugli arpioni delle finestre, sulle grondaie dei tetti e si misero a cantare.
Gli uomini
a vedere quegli uccelli così variopinti e a sentirli così cantare se ne
invaghirono.
Dettero loro la caccia. Parte ne ammazzarono, parte ne fecero prigionieri.
Dettero loro la caccia. Parte ne ammazzarono, parte ne fecero prigionieri.
Un solo passerotto riuscì a fuggire. Tornò nel bosco tutto spaventato e disse agli altri uccelli:
- Il nostro bel vestito e il nostro
canto melodioso attirano troppo il desiderio degli uomini. Se si vuole
vivere in paese bisogna essere più modesti.
Lì
per lì i passerotti del bosco protestarono. Essi non avrebbero mai
rinunciato al loro vestito variopinto e al loro bel canto.
Ma la fame si faceva sentire sempre più forte. O morire o rinunciare al bel vestito di piume colorate.
Ma la fame si faceva sentire sempre più forte. O morire o rinunciare al bel vestito di piume colorate.
Fu
così che i passerotti mutarono aspetto.
Si misero un povero vestito di
piume grigie, senza coda, presero un becco tozzo, da mangiatori di cibi
duri e si presentarono alla casa dell’uomo come tanti mendicanti,
facendo un solo verso:
- Cip, cip! – che vuol dire: – Buon dì, buon dì!
Allora l’uomo si commosse alla vista di questi poveri uccelli affamati e dette loro da mangiare.
Da
quel giorno i passerotti non abitarono più nel bosco, ma vissero
attorno alle case degli uomini, vestiti modestamente e senza canto.
(dalla rete)
(dalla rete)
sul noce, sul balcone, ovunque,
cinguettii e scaramucce tra loro,
un po' di sole, qualche briciola;
gli uccellini che tornano, i miei...
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