
Se si cercanoe le parole giuste da rivolgergli, la poesia “L’amico che dorme” di Cesare Pavese è assolutamente indicata e adatta.
L’amico che dorme
Che diremo stanotte all’amico che dorme?
La parola piú tenue ci sale alle labbra
dalla pena piú atroce. Guarderemo l’amico,
le sue inutili labbra che non dicono nulla,
parleremo sommesso.
La notte avrà il volto
dell’antico dolore che riemerge ogni sera
impassibile e vivo. Il remoto silenzio
soffrirà come un’anima, muto, nel buio.
Parleremo alla notte che fiata sommessa.
Udiremo gli istanti stillare nel buio
al di là delle cose, nell’ansia dell’alba,
che verrà d’improvviso incidendo le cose
contro il morto silenzio.
al di là delle cose, nell’ansia dell’alba,
che verrà d’improvviso incidendo le cose
contro il morto silenzio.
L’inutile luce
svelerà il volto assorto del giorno. Gli istanti
taceranno. E le cose parleranno sommesso.
[20 ottobre 1937]
svelerà il volto assorto del giorno. Gli istanti
taceranno. E le cose parleranno sommesso.
[20 ottobre 1937]
Cesare Pavese
Quando la notte finisce
il buio oltremodo scema;
rimane quel senso di sonno,
ancora i cuori al presente...
Le parole di Cesare Pavese tratte dalla poesia "L’amico che dorme", scritta nell'anno 1937, così
struggenti e malinconiche, comunicano la volontà di aver cura del
proprio amico, vegliando su di lui nei momenti in cui è più vulnerabile.
I versi richiamano ad eventi autobiografici del poeta, che rimase scosso dalla morte del padre e di tre fratelli.
Il momento del sonno dell’amico rievoca l'ancestrale e comune a tutti paura della morte, il timore di perdere una persona cara, l’apprensione nel vederlo fragile e vulnerabile (e la conseguente voglia irrefrenabile di tentare di proteggerlo ed accudirlo).
(dalla rete)
I versi richiamano ad eventi autobiografici del poeta, che rimase scosso dalla morte del padre e di tre fratelli.
Il momento del sonno dell’amico rievoca l'ancestrale e comune a tutti paura della morte, il timore di perdere una persona cara, l’apprensione nel vederlo fragile e vulnerabile (e la conseguente voglia irrefrenabile di tentare di proteggerlo ed accudirlo).
(dalla rete)
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