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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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lunedì 3 aprile 2017

Inquietudine (sentimentale)


L'inquietudine  si può definire come uno stato proprio dell'animo che non riesce a trovare mai pace.
SINONIMO: agitazione, ansia;
estensivamente: causa che genera tale stato d'animo: essere afflitto da più di un'inquietudine


Inquietudini sentimentali
VII

Due seni pallidi e inquietanti insieme; occhi rapiti
di lubricità, e una carezza impudica e carnale,
di traverso al mio passo e al mio cammino. E una voce
dal suono indefinibile, come il duro singhiozzo
di un bambino, che mi sussurra: Vieni! Io sono l’eros.

Ed io andavo seguendo questa menade folle, come
un lembo d’acciaio segue la calamita. Avanzavo
sospinta dal mistero... S’eran fatte di ghiaccio le
mie labbra, chiusa la gola da sbarre di ferro. Il mio
sguardo era lucido d’umore, gli occhi raggianti come
pietre alcoliche...


Paolo Staccioli
E ritornai, le labbra insonnolite, gli occhi accecati e
trepide le mani contro se stesse in orrido conflitto,

assetate di scempio e, nel mio cuore, una sorta di marchio rosso fuoco, denso della più amara delusione.
Ma io non ero lì: non mi porgeva, la baccante folle, alcun rimedio per il mio mal d’amore.

Teresa Wilms Montt
Un canto di libertà
Traduzione di Cristina Sparagana
 
 
L’inquietudine è uno stato proprio dell’animo che non trova pace a causa di un intimo travaglio che lo scuote, provocato in genere da incertezza, timore, ansia e preoccupazione. L’inquietudine di cui Paolo Staccioli infonde i suoi personaggi però non genera ansia e turbamento, non è così manifesta da balzare agli occhi dello spettatore che osserva. Si cela dietro la raffinatezza e l’eleganza delle forme longilinee e stilizzate, magicamente iridescenti e lucide. Emerge solo a uno sguardo attento e approfondito.
L’inquietudine di Staccioli non è malinconica o negativa bensì poetica, mossa da un costante fermento volto alla ricerca di quel posto giusto nel mondo geneticamente insito nella natura umana.
E’ un’umanità irrequieta, che Staccioli interpreta come un esercito di viaggiatori, guerrieri privi di armi, putti alati, tutti passeggeri di improbabili mezzi di trasporto come carri che ricordano rudimentali corriere, cavalli giocattolo, barche che sembrano di carta, ma anche  giostre e globi “leggeri come palloncini” come li definisce la storica dell’arte Anita Valentini.
Questi ultimi, che Staccioli chiama viaggiatori a riposo, hanno con sé valige misere di zavorra ma colme di aspettative e illusioni. Trasportano idee, culture e tradizioni e i globi dove sono adagiati ricordano il mondo che diviene metafora dell’umano peregrinare.
(Matteo Pacini, dalla rete)
 
 
inquieto
come sempre, solamente,
in un impeto di gioventù rivedo
seni, lunghi capelli e sogni;
poi, sempre, rientro dentro di me...

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