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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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martedì 20 gennaio 2015


Antica, nell'italiano scritto, la prima attestazione di bucato 'lavaggio e imbiancatura dei panni con acqua molto calda' (originariamente con l'aiuto della lisciva di cenere, poi con altri tipi di detersivi): nella variante bocato, compare nei primi anni del Trecento.
Già nella Dichiarazione di Paxia, un documento notarile scritto in volgare ligure della fine del XII secolo, era presente un buada 'bucato', cioè una forma che presuppone un nome collettivo plurale.
Arrigo Castellani, commentando nel suo I più antichi testi italiani le caratteristiche della lingua in cui è scritta la Dichiarazione dei beni della vedova Paxia, riprende e appoggia la tesi del Wartburg secondo cui alla base dell'italiano bucato è ipotizzabile un sostantivo latino originariamente neutro plurale bucata (non attestato per iscritto), connesso col verbo germanico BUKON (anch'esso privo di documentazione scritta) 'lavare con la lisciva'.
Scrive il Wartburg: «... si dovrebbe muovere da un collettivo del tipo tedesco svizzero buchete 'insieme dei panni messi in bucato', in cui il suffisso germanico sarebbe stato sostituito dal corrispondente -ATA latino».
La spiegazione del Wartburg, sostiene Castellani, «permette di far risalire il prestito alla tarda epoca imperiale (via di penetrazione suggerita: la lingua dei contingenti militari stanziati lungo i confini della Germania)».
Riassumendo, il nostro bucato risale a una voce latina di epoca tardo-imperiale, figlia di contatti con i popoli germanici e i loro parlari, molto probabilmente usata negli accampamenti militari romani posti lungo il confine.
Anche i soldati dovevano in qualche modo lavarsi i panni e probabilmente appresero il sistema basato su acqua calda più lisciva dai "barbari" germanici (TRECCANI - Saverio Campiglia).

Bucato

Dove il bucato è appeso ad asciugare
la gente non muore,
non è alla guerra,
resterà per lo meno due giorni
o forse tre.
Non sarà sostituita
da altra gente, o sbattuta dal vento.
Non è simile all'erba inaridita.
(Traduzione di Ariel Rathaus)

Yehuda Amichai
Poesie

  

veleggiano braccia invisibili,
al suono del vento,
rumore indicibile è il silenzio
l'attesa protrae il momento...
 
La spiegazione dell'espressione "fare il bucato" risale ai tempi andati, quando la lavatrice non era stata ancora inventata e tutti i panni si lavavano a mano.
Il procedimento prevedeva l’uso di un mastello di legno che sul fondo aveva un buco chiuso con un tappo.
Qui dentro si mettevano i panni dopo che erano stati fatti bollire in acqua e cenere e lì si lasciavano per un’ora.
Poi si toglieva il tappo dal buco e l’acqua scorreva lasciando i panni pronti per il risciacquo alla fontana.
 

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