Il termine desiderio deriva dalla composizione della particella privativa "de" con il termine latino sidus, sideris (plurale sidera), che significa stella.
Dunque "desidera", da cui "desiderio", significherebbe, letteralmente, "condizione in cui sono assenti le stelle".
Sembra infatti che il termine abbia avuto origine dal linguaggio degli antichi aruspici che, trovando il cielo coperto dalle nuvole, non erano in grado di compiere le loro funzioni divinatorie, non potendo vedere le stelle, dalla cui osservazione traevano le loro profezie.
In questi particolari momenti di assenza del cielo stellato, si accendeva dunque negli aruspici un desiderio profondo delle stelle, che proseguiva sino al loro nuovo apparire.
Questa ipotesi etimologica potrebbe essere ulteriormente rafforzata dalla riflessione sul termine "considerare", costruito in modo simile a desiderare.
Considerare deriva infatti da cum+sidera e, originariamente, significava "divinare", cioè profetizzare, interpretando le stelle.
Il termine "desiderantes" (da "de sideribus") è presente anche nel De Bello Gallico di Giulio Cesare, dove viene utilizzato per indicare i soldati che stanno sotto le stelle ad aspettare quelli che, dopo aver combattuto durante il giorno, non sono ancora tornati (Fabricio Turoldo, dalla rete).
DÉSIR
Elle est lasse, après tant d'épuisantes luxures.
Le parfum émané de ses membres meurtris
Est plein du souvenir des lentes meurtrissures.
La débauche a creuséses yeux bleus assombris.
Et la fiéve des nuits avidement rèvées
Rend plus pâles cheveux blonds.
Ses attitudes ont des langueurs énervées.
Mais voicique l'Amante aux cruels ongles longs
Soudain la ressaisit, et l'étreint, et l'embrasse
D'une ardeur si sauvage et si douce à la fois,
Que le beau corps brisé s'offre, en demandant grâce,
Dans un râle d'amour, de désirs et d'effrois.
Et le sanglot qui monte avec monotonie,
S'exaspèrant enfn de trop de volupté,
Hurle comme l'on hurle aux momentsd'agonie,
Sans espoir d'attendrir l'immense surdité.
Puis, l'atroce silence , et l'horreur qu'il apporte,
Le brusque étouffement de la plaintive voix,
Et sur le cou, pareil à quelche tige morte,
Blêmit la marque verte et sinistre des doigts.
Renée Vivien
DESIDERIO
Lei è stanca, dopo tante sfibranti lussurie.
L'odore che emanano le membra martoriate
È pieno del ricordo di lente contusioni.
La dissolutezza ha scavato nei suoi occhi cupi.
E la febbre di notti avidamente sognate
Ancor più rischiara i pallidi capelli biondi.
I suoi gesti conservano languori nervosi.
Ma ecco che l'Amante dalle crudeli unghie lunghe
Subito la riafferra, la stringe e l'abbraccia
Con una passione sì feroce e al tempo stesso dolce,
Che il bel corpo sfinito s'offre, chiedendo venia,
In un affanno d'amore, di desideri e paure.
E il singulto cresce con malinconia,
esasperandosi infine dalla troppa voluttà,
Urlo diviene come s'urla nei momenti d'agonia,
Disperando di attenuare l'immensa sordità.
Poi, l'atroce silenzio ,e l'orrore che ne deriva,
Il brusco soffocare della voce lamentosa,
e sul collo, simile a un gambo morto,
Il livido verde e sinistro delle dita.
Renée Vivien
Affondo il desiderio nella tua carne,
RispondiEliminacome polpa succosa bagno le mie gote
e ti osservo, mentre a sera,
con lacrime di perla assapori la mia gioia.
"poesieinsmalto"
Annamaria,
RispondiEliminagrazie!
Gujil