Analisi del testo: Colombre racconta "Atlantide" di Francesco De Gregori
Quando ormai tutto è sommerso nei ricordi e affondato nel rimorso di un amore giovane che non si è saputo aspettare con devota pazienza, non si può fare altro che andare a vivere nell'irrealtà di Atlantide, la città perduta. "Atlantide" mi ha sempre attratto e affascinato, è una di quelle canzoni che non si riescono ad afferrare facilmente per le sue visioni poetiche mobili ma saldamente ancorate nel messaggio eterno di un amore sfumato. Credo sia la storia di un uomo che non è stato capace di avere abbastanza coraggio e tenacia nell'inseguire il suo sogno d'amore per una ragazza di Roma e per il suo sorriso e la sua faccia, travolgente e indimenticabile come il crollo di una diga. A volte crede, forse per vanità o per disperazione, di essere un eroe per il sacrificio compiuto nell'abbandonarla, ma è più che altro quasi un'autogiustificazione per aver tradito quel sogno ed essersi accontentato di vivere nella realtà, simboleggiata dalla California, con Lisa, una donna per cui stravede ma non ama. La ruga amara sulla guancia sinistra tradisce e rappresenta il rimpianto di chi ha scelto forse male il suo destino nella svolta decisiva. Ora certo, ha una carriera, è diventato un grande suonatore di chitarra ma vive, aspettando le nuvole, imperscrutabile nel terzo raggio, quello dell'intelligenza secondo i sette raggi teosofici, il raggio dei pensatori e dei filosofi, di chi preferisce allontanarsi dalla realtà che ferisce e buca l'anima, di chi non si può accontentare delle gioie terrene ma che ambisce a qualcosa di sublime, idealizzato, iperuranico e irrimediabilmente perduto, come la ragazza romana, eterna e oramai irraggiungibile. Quella dolce curiosità di lei, così rara e intoccabile , quella che il vizio dell'amore ha offuscato e confuso per fretta e voglia di vivida gioventù carnale è adesso un ricordo, forse quotidiano, o una specie di dubbio che continua a tormentarlo. Una dolce curiosità legata stretta a una complessità magari difficile da gestire e saper attendere, ma di quelle che si comprendono solo quando si tradiscono o si perdono definitivamente. Per questo, ciò che resta è un perdono che assomiglia a una consolazione, visto da lontano, da Atlantide, o da un cielo di Napoli.
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