canèstro
sostantivo maschile
[lat. canistrum, dal gr. κάναστρον e κάνιστρον]
- TRECCANI -
- 1. a. Recipiente rotondo fatto con l’intreccio di vimini o materiali simili, munito d’un manico arcuato che va da un lato all’altro, provvisto talvolta di coperchio sollevabile, diviso in due metà imperniate nel mezzo.
b. Il contenuto di un canestro: abbiamo colto un c. di fichi.
- 2. Nel gioco della pallacanestro, cerchio metallico (detto anche cesto) da cui scende una reticella di forma troncoconica, fissato orizzontalmente a una tavola (tabellone), attraverso il quale bisogna far passare la palla per segnare i punti. Anche la marcatura realizzata: fare un c.; andare a c., tirare o segnare un canestro.
- 3. In istologia, complessa struttura neurofibrillare che avvolge le grosse cellule nervose (dette cellule di Purkinje) nello strato medio del cervelletto; cellule del c., nello strato molecolare del cervelletto, le cellule le cui ramificazioni concorrono a formare tali canestri.
- 4. Adattamento, poco com., dell’ingl. canister (v.).
La luce toccata
A Chiusaforte Silvio intrecciava canestri
con mezzo cuore e il cuore dei bambini intorno
io dico ti ho visto nella mia veglia
nel respiro acceso dell’alba
tra il fischio e il silenzio
e le dita andavano di vinco in vinco
come un’acqua nervosa, una spiegazione raccolta
nel tempo dietro questo tempo a mezza veglia
siamo venuti, io con le pupille di bimbo
e allora trattieniti adesso che torno
dentro il tuo odore di povero
nei boschi dove andiamo si dice con lo sguardo
le labbra un profilo chiuso, il passo un passo radicato
qui, dove sono ora, nel battito del giorno alla finestra
nel sonno lasciato, nel millesimo di me
dove ogni debolezza è stata offerta
la pietra aperta, la luce toccata.
con mezzo cuore e il cuore dei bambini intorno
io dico ti ho visto nella mia veglia
nel respiro acceso dell’alba
tra il fischio e il silenzio
e le dita andavano di vinco in vinco
come un’acqua nervosa, una spiegazione raccolta
nel tempo dietro questo tempo a mezza veglia
siamo venuti, io con le pupille di bimbo
e allora trattieniti adesso che torno
dentro il tuo odore di povero
nei boschi dove andiamo si dice con lo sguardo
le labbra un profilo chiuso, il passo un passo radicato
qui, dove sono ora, nel battito del giorno alla finestra
nel sonno lasciato, nel millesimo di me
dove ogni debolezza è stata offerta
la pietra aperta, la luce toccata.
Pierluigi Cappello
◆ Diminutivo:
canestrèllo, canestrino
(che, al plur., è anche nome di un tipo di pasta da minestra);
diminutivo o spregiativo:
canestrùccio; accrescitivo:canestróne;
peggiorativo: canestràccio.
canestrèllo, canestrino
(che, al plur., è anche nome di un tipo di pasta da minestra);
diminutivo o spregiativo:
canestrùccio; accrescitivo:canestróne;
peggiorativo: canestràccio.
eterna giovinezza, promesse, sogni,
la luce esiste ma non si trova;
nei recessi del tempo, forse in Asia,
Nessun commento:
Posta un commento