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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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mercoledì 22 ottobre 2014

Limbo tra poesia e spiegazione

Andrea Mantegna,
discesa di Gesù nel limbo
Nella religione cristiana cattolica, il limbo (termine derivato dal latino limbus) si pensava fosse la condizione temporanea delle anime appartenute a persone buone morte prima della resurrezione di Gesù (Limbo dei Padri o Sheol), e quella permanente dei bambini morti ancora non battezzati, che non hanno commesso dunque alcun peccato personale ma non sono stati liberati dal peccato originale attraverso il battesimo (Limbo dei Bambini).
Nel Limbo dei Bambini, secondo diversi teologi, andavano anche i buoni non-cristiani (quindi, non-battezzati) morti in Grazia di Dio sufficiente da non dannarsi ma senza la condizione necessaria per andare in Paradiso (in tal caso era detto, più genericamente, Limbo dei Giusti).
Tuttavia l'idea del limbo non è mai stata considerata a livello di verità di fede dogmatica quanto piuttosto un'ipotesi teologica creduta plausibile, come risulta da un pronunciamento della Congregazione per la dottrina della fede nel 2007 e firmata da papa Benedetto XVI.
Infatti l'attuale Catechismo della Chiesa cattolica prevede che i bambini morti senza Battesimo siano affidati «alla misericordia di Dio [...] che vuole salvi tutti gli uomini».
Sebbene il "limbo" sia popolarmente concepito come un "luogo dove vanno le anime", la parola descrive e riflette una situazione di incertezza teologica.
Come tale, il Limbo dei Bambini (o dei Giusti) non fa parte della dottrina ufficiale della Chiesa cattolica (al contrario del Purgatorio, che ne fa parte).
Gli insegnamenti ufficiali della chiesa cattolica hanno a lungo stabilito che il destino di queste anime, che non sembrano meritarsi l'Inferno e che non possono però seguire il cammino divino verso il Paradiso, è in limbo; in altre parole, la loro sorte può essere decisa unicamente da Dio.
Wiliam Blake, Il Limbo
Nella Divina Commedia di Dante Alighieri il Limbo è il primo cerchio dell'Inferno (nel canto IV dell'Inferno).
Oltre agli infanti morti senza battesimo, il poeta vi colloca le anime di quanti non furono cristiani, ma vissero da uomini giusti e perciò non meritarono l'Inferno vero e proprio.
Un posto particolare tra questi è riservato ai grandi personaggi della storia, soprattutto antichi greci e romani (tra i più importanti Aristotele, Omero e Cesare) ma anche un musulmano come il Saladino: questi vivono in un castello illuminato da una luce soprannaturale (il solo luogo illuminato di tutto l'Inferno, altrimenti immerso nell'oscurità), in una condizione malinconica ma serena, che molto deve alla suggestione dei Campi Elisi descritti nel sesto libro dell'Eneide.
Di questi grandi personaggi fa parte anche Virgilio, che ha momentaneamente lasciato il suo posto tra di essi per guidare Dante nel suo viaggio.
Nel Limbo dantesco non sono invece presenti le seguenti categorie di anime, trasferite dal Limbo al Paradiso al momento della Resurrezione del Cristo (Paradiso, canto XXXII): Tutti i bambini nati prima di Abramo. (Empireo, zona bassa della Rosa dei Beati).
Tutti i bambini circoncisi dopo Abramo (istruito per primo in questa pratica da Dio) e prima di Cristo, perché la circoncisione si può configurare come una sorta di Battesimo (Tommaso Summa III Quaestio LXX). (Empireo, zona bassa dell Rosa dei Beati).
I non circoncisi sono all’Inferno.
Gli adulti circoncisi che hanno bene operato (Patriarchi e non) da Abramo a Cristo (Empireo metà superiore sinistra della Rosa, sotto Maria) perché la circoncisione si può configurare come un atto di fede nel "Cristo venturo" che dà gli stessi diritti della fede nel "Cristo venuto" (per questi ultimi, metà superiore destra della Rosa). I non-circoncisi sono all’Inferno, tranne le anime elette qui sopra. La coppia Adamo ed Eva.
Nel linguaggio comune l'espressione "limbo" è usata in senso figurato per indicare uno stato o una condizione non ben definita, di incertezza.
da Wikipedia 


Svegliandomi il mattino, a volte provo
sì acuta ripugnanza a ritornare
in vita, che di cuore farei patto
in quell'istante stesso di morire.

Il risveglio m'è allora un alto nascere;
ché la mente lavata dall'oblio
e ritornata vergine nel sonno
s'affaccia all'esistenza curiosa.
Ma tosto a lei l'esperienza emerge
come terra scemando la marea.
E così chiara allora le si scopre
l'irragionevolezza della vita,
che si rifiuta a vivere, vorrebbe
ributtarsi nel limbo dal quale esce.

Io sono in quel momento come chi
si risvegli sull'orlo d'un burrone,
e con le mani disperatamente
d'arretrare si forzi ma non possa.

Come il burrone m'empie di terrore
la disperata luce del mattino.

Camillo Sbarbaro
 
 




alzarsi dopo i sogni,
via di mezzo tra paura e piacere;
quante volte il suono,
spesso il movimento
ed è risveglio...

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