Nato ad Alessandria d’Egitto nel 1876, compì gli studi superiori a Parigi, laureandosi poi in Giurisprudenza all’Università di Genova. Marinetti entra a diretto contatto con le novità della cultura parigina (simbolismo) e Apollinaire Guillame. Scrisse in francese le sue prime opere: le poesie Les vieux marins del 1897, La conquete des étoiles del 1902, Descruction del 1904, la commedia Le roi Bombance. Quest’ultima, che contiene una satirica rappresentazione della democrazia, fu rappresentata al Théàtre de l’Ouevre e venne in seguito tradotta in italiano. Nel 1905 fondò a Milano la rivista "Poesia" con l’intento di far conoscere le voci dei nuovi scrittori italiani e stranieri. Nel 1909 scelse un prestigioso giornale parigino, "Le Figaro" per lanciare il Manifesto del Futurismo, che costituisce l’atto ufficiale della fondazione del gruppo. Espose i principi ispiratori del movimento, basati su un rifiuto radicale del passato e proiettati verso l’edificazione di una cultura completamente rinnovata. Nello stesso anno pubblicò l’Enquete internationale sur le vers libre e la rivista "Poesia", fondata nel 1904 e diretta dal poeta, diventò organo del movimento futurista. Nel 1910 pubblicò Mafarka il futurista; il romanzo fu accusato di oltraggiare il pudore, e l'8 ottobre Marinetti fu processato dal Tribunale di Milano e condannato. Nell'occasione fu difeso da Luigi Capuana in veste di perito. Nel 1911 pubblicò Distruzione, che era la traduzione dal francese in versi liberi. Nel 1912 pubblicò il Manifesto tecnico della letteratura futurista, in cui definiva i procedimenti della scrittura letteraria. Marinetti fu un grande organizzatore di cultura, capace di favorire il successo del movimento utilizzando le tecniche moderne della rèclame, della diffusione editoriale e della ricerca del consenso, ottenuto anche attraverso la provocazione e lo scandalo. L’ideologia di tipo individualistica e antidemocratica condizionò le scelte politiche di Marinetti, il quale già nel 1909 aveva proclamato la «Guerra sola igiene del mondo». Nel 1914 si verificarono delle dimostrazioni interventiste a Milano: in piazza Duomo i futuristi bruciarono otto bandiere austriache, poi Marinetti venne arrestato e rimase cinque giorni nel carcere di S.Vittore. Nel mese di febbraio del 1915 venne ancora arrestato a Roma di fronte a Montecitorio. In quell’anno partecipò ad una manifestazione interventista con Mussolini e Balla. Scrive nelle sue memorie: Il patriottismo milanese proiettato a Roma riunisce in Piazza di Trevi 150 repubblicani e 100 poeti pittori scultori musicisti futuristi. Sono frettolosi nell’insorgere quanto i duecento predisposti carabinieri in agguato con carrozzelle pronte. Crudo sussultante scambio di cazzotti legnate intorno ai due discorsi iniziati sui gradini della piccola vecchia chiesa che sotterfugia la messa. Noi agitatori siamo incarozzellati e portati in prigione cherubini ammanettati di raggi. Dopo aver pubblicato La battaglia di Tripoli del 1912 ed essere stato un acceso interventista, prese parte alla prima guerra mondiale dando prove di grande valore, che furono ammirate anche da D’Annunzio. Fu favorevole all’avvento del fascismo, nel quale si illuse di vedere realizzate le sue idee rivoluzionarie. Nel 1914 Marinetti si arruolò nel "Battaglione lombardo volontari ciclisti" per poi passare nel settembre negli alpini. Partecipò a combattimenti sull’Altissimo e alla presa di Dosso Casina. Nel 1918 il poeta, comandante di una blindata durante le operazioni militari di Vittorio Veneto, ottenne una medaglia al valore. Nello stesso anno fondò con Settimelli e Carli il giornale del partito politico futurista "Roma futurista". Nel 1924 pubblicò Futurismo e fascismo. Alla fine Marinetti si trasformò in un intellettuale di regime, tanto che venne nominato nel 1929 accademico d’Italia. Pur continuando nella sua opera di scrittore e collaborando a importanti organi di stampa, soprattutto alla "Gazzetta del popolo" di Torino che era favorita dal fascismo, Marinetti assistette allo svuotamento progressivo del suo programma. Nel 1944 pubblicò Canto eroi e macchine della guerra mussoliniana e il 28 luglio partì per il fronte russo. Morì il 2 dicembre del 1944 a Bellagio, sotto la Repubblica di Salò: fu colpito da infarto e venne tumulato del cimitero monumentale di Milano (dalla rete).
ed io contavo i grilli,
le vite distese
e gli ulivi
tra filari di pioppi
e struggenti note...
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