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Ahimè, povera musa mia, che cos'hai stamane?
Ahimè, povera musa mia, che cos'hai stamane?
I tuoi occhi vuoti sono popolati di visioni notturne,
e vedo sul colore del tuo volto riflettersi alterni,
freddi e taciturni, follia e orrore. Il succube verdastro ed il folletto rosa
hanno versato in te, dalle loro urne, la paura e l'amore?
E d'un pugno dispotico e ribelle l'incubo ti ha forse
annegata al fondo di un favoloso Minturno?
Vorrei che esalando odore di salute il tuo petto
fosse frequentato sempre da pensieri vigorosi
e il tuo sangue cristiano scorresse a ritmici fiotti,
come i suoni numerosi delle sillabe antiche
come i suoni numerosi delle sillabe antiche
ove regnano volta a volta Febo,
padre di canzoni e il grande Pan, signore delle messi.
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Charles Baudelaire
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